17 Baja California
07 Giugno 2007
BOLOGNA – FRANCOFORTE – MESSICO – LA PAZ
Il taxi per l’aeroporto, stranamente puntuale , ci aspetta sotto casa alle 8,10. Carichiamo il trolly gonfio di buste di tabacco, accuratamente privo di liquidi, e la voluminosa scatola dei ricambi di Carolina, che saranno il nostro unico fardello… La sala partenze è quasi casa …raccolta e rassicurante come il set di una soap opera. La ben nota scena fatta di marmi rossi e luci a basso consumo, si spalanca oltre le porte di vetro, animata dal forsennato movimento dei corpi in partenza e dal brusio degli altoparlanti. Ci accompagna al desk Lufthansa la morbida scia di colazioni fatte di caffè e croissant appena sfornati, dove l’operatore in giacca blu scuro sfodera un evidente malumore ma esegue velocemente la registrazione dei nostri dati…- sono stato lasciato solo dalle mie giovani colleghe che evidentemente si sono perse in chiacchiere in ufficio – borbotta stizzito. Alle 10.25 decolliamo puntuali verso Francoforte, prima sosta del lungo viaggio che ci vedrà arrivare a La Paz in Baya California solo alle 8 del mattino seguente, ora italiana, la mezzanotte ora locale. Tra le raffiche di vento freddo ( ma dove siamo finiti!) raggiungiamo a fatica il taxi, le gambe sembrano come bloccate dalla stanchezza, anchilosate per le tante ore di forzata immobilità e la nostra bocca stenta ad espellere le necessarie indicazioni: – “Hotel Los Arcos..por favor”-. La camera che avevamo occupato in marzo, comodamente vicina alla reception, è occupata…ci trasciniamo così attraverso il giardino e le due rampe di scale alla 01C con vista su una rigogliosa bouganville color viola. Va da sé che Vanni inserisce i tappi e sviene sul letto mentre io mi concedo una doccia calda per compensare il freddo pungente di La Paz….poi ovviamente svengo anch’io.
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08 Giugno 2007
LA PAZ – TODOS SANTOS
Alle 7.30 Vanni mi sveglia per comunicarmi che andrà al garage a recuperare Carolina … avrei preferito una sintetica annotazione su un foglietto…ma che dire…ormai è fatta! Non mi riaddormento ma rimango a letto tramortita fino alle nove quando finalmente esco per una colazione sul lungomare. Cammino fino a raggiungere i tavolini della pasticceria di cui ricordo l’invitante esposizione di torte che ora vedo scorrere nella vetrina di fianco a me. Mi blocco. Ce ne sono almeno dieci, una più invitante dell’altra, penso mentre mi siedo ad uno dei tre tavolini in ferro battuto in attesa del tè alle spezie e della fetta di torta al dulce de leche e ricotta alta almeno 10 cm. L’aria è frizzante ma tiepida, il mare di Cortès a pochi metri da me, un piatto melange di colori perlacei. Ascolto le conversazioni che provengono dagli altri due tavolini…gli idiomi sono i più vari…se iniziassi a parlare anch’io rappresenteremmo l’europa intera! E’ ancora presto per i messicani…le strade sono quasi deserte e lo spagnolo quasi del tutto assente. Con la pancia che mi tira mi incammino per il rientro al Los Arcos e che bella emozione vedere Carolina parcheggiata davanti all’hotel! L’azzurro lucidato di fresco si staglia sul bianco della recinzione, – le mancano solo i bigodini – penso… si vede che Vanni la adora! Dopo una breve telefonata a Paolo e Catia decidiamo di partire verso la costa pacifica, per Todos Santos che ricordiamo con un certo trasporto…per le balene che ne sfioravano la costa, per la simpatia di Catia e Paolo che vi risiedono ormai da anni…ma anche per quel fantastico tonno alla papaia del ristorante “Fonda el Zaguàn” che non potremo mai più dimenticare! Alloggiamo nello splendido Hotelito di Jenny , in una delle camere ben arredate del gruppo di edifici dalle volumetrie semplici e coloratissime che ricordano decisamente le architetture di Barragàn di città del Messico. Fuori dalla porta della camera solo agavi ed alberi di mango emergenti dalla terra arida e chiara che circonda il pueblo. Esce dalla porta della sua bellissima casa accompagnata dai tre inseparabili cani Otis, Napoleon e Nina e sfoderando il suo bel sorriso da ex fotomodella di grido ci dice che Catia l’ha già avvisata…la nostra camera è pronta. – Questa sera darò un party – ci dice, cous cous ed alcuni amici italiani ….quale migliore occasione per incontrare Paolo e Catia ? Andiamo in paese a prendere un paio di bottiglie di vino ed il necessario per le colazioni che ci prepareremo nel cucinotto di fianco alla camera, poi crolliamo addormentati dopo le nostre coccole consumate sul comodo letto a ridosso della parete verde pisello …ma ci svegliamo solo alle 22, consapevoli di aver quasi perso la cena. Ci precipitiamo a casa di Jenny dove ci vengono incontro Catia e Paolo solari e festosi come sempre. Strano fare colazione alle 10 di sera con cous cous e vino rosso….ma ne vale la pena, e così mentre parliamo con i nostri due amici assaggiamo ciò che rimane di quel superbo manicaretto di Jenny che oltre ad avere importanti trascorsi di mannequin quindi di arredatrice di fama internazionale, scopriamo ora essere anche un’ottima cuoca! Mi innamoro di un comò made in Paris che vedo addossato ad una delle pareti della splendida casa…non ho mai visto un mobile più barocco e sensuale e divertente di quello che, rivestito di corde piegate in sinuosi movimenti sembra uscito dal Moma di New York. Lo voglio anch’io!
09 Giugno 2007
TODOS SANTOS
Usciamo per un giro in paese, tra gli edifici bassi e polverosi del centro, poi a casa per una siesta necessaria. Il jet leg non perdona…ci vorranno ancora alcuni giorni per adeguarci ai nuovi ritmi messicani, ma ne avremo tutto il tempo. Intanto noto con piacere che il mio mal di testa è sparito fin dal primo decollo da Bologna e mi accorgo di essere inverosimilmente rilassatissima. Il vantaggio del viaggiare soli è anche questo…la sola priorità è il nostro benessere, assecondare i nostri ritmi senza nessuno che ci rimproveri di esserci svegliati troppo tardi o di essere eccessivamente pigri e inattivi…il Messico in questo fa decisamente per noi e questa casa dove alloggiamo silenziosa ed assolata è perfetta! Questa sera saremo ospiti per cena di Paolo e Catia, nella loro hacienda ancora non terminata immersa nel deserto di cactus su un piccolo promontorio di fronte al mare ad una decina di chilometri di strada sterrata dal paese. Passano a prenderci verso le 17, dopo aver scaricato in paese gli artigiani che lavorano alla loro casa, un saluto a Jenny e li seguiamo, sfidando i piccoli affossamenti trasversali della strada che ci fanno sobbalzare…avevo dimenticato quanto Carolina fosse poco ammortizzata. In tre mesi la casa, che si sviluppa a U attorno ad un giardino centrale ancora incolto, sembra aver fatto passi da gigante visti i non ritmi delle maestranze locali. Le viste da ogni affaccio sono incantevoli…il deserto di cactus si snoda a perdita d’occhio sui tre lati della casa mentre verso sud-ovest, vediamo le acque dell’oceano pacifico rifrangersi sulla lunga lingua di sabbia bianca a qualche chilometro da noi. Subito dopo la visita completa della casa e le varie considerazioni e consigli, ci accomodiamo ad assaggiare i manicaretti di Catia nella sala da pranzo rivestita delle tradizionali ceramiche messicane, di origine spagnola, gli azulejos. Il ceviche di pesce è favoloso e così pure il carpaccio di cajo, il morbido muscolo che consente la chiusura delle grandi valve della cozza gigante. Il tutto accompagnato da champagne e piacevolissime chiacchiere, mentre oltre l’involucro che ci protegge, il grigio paesaggio si tinge ora dei colori morbidi di un tramonto. Esco con Catia per una passeggiata tra i giganteschi Cactus, gli Elephant tree e le tante altre piante apparentemente senza vita di questo incredibile territorio che lei ama molto e del quale conosce le mille sfumature cromatiche nelle diverse stagioni. Paolo ci mostra i suoi ultimi quadri, poi con Vanni, cerca di installare lo stereo che però, uscito dalle grinfie distruttive della dogana USA, inizia a gracchiare. Rientriamo stanchi a tarda sera.
10 Giugno 2007
TODOS SANTOS
Due passi per il paese cercando di fissarne l’atmosfera in qualche immagine da rivedere con gli amici ed una bella passeggiata sulla spiaggia ampia della “Poza”. E’ metà pomeriggio ed i colori si esaltano alla luce incidente di un sole calante. Non c’è nessuno sulla lunga lingua di sabbia chiara frastagliata dalle grandi onde dell’oceano. L’acqua che ci bagna le caviglie è gelata, un gruppo numeroso di pellicani banchetta ad un centinaio di metri da noi. Ci spingiamo fino alla Poza, un invaso di acqua separato dal mare da una stretta lingua di sabbia, l’acqua è immobile qui e vi si affaccia la rigogliosa vegetazione dell’oasi di Todos Santos….tra le palme due ville da favola dai colori sgargianti. Catia e Paolo ci avevano spiegato durante il nostro soggiorno qui qualche mese fa, che in febbraio e marzo l’oceano entra nella poza, e con lui anche le balene che transitando proprio in quel periodo entrano volentieri nel piccolo invaso per grattare via strisciandosi sul fondo basso le fastidiose incrostazioni che il tempo ha depositato sulla loro pelle. Deve essere favoloso vederle giocare rotolandosi nell’acqua bassa della Poza! Ceniamo tutti insieme nel ristorante storico del paese, il “Santa Fè”, che occupa un vecchio edificio color crema, recentemente rimesso a nuovo nella piazza della chiesa. Vista la scorpacciata di pesce di ieri , a seguire dopo il carpaccio di marlin ( pesce spada), optiamo per la pizza che meraviglia delle meraviglie qui è favolosa e…con mozzarella vera! Stupiti per la maestria dei pizzaioli messicani che hanno acquisito un nostro piatto tipico ma, ci rendiamo conto, decisamente decaduto, proseguiamo la conversazione con questi due nuovi meravigliosi amici. Solari e gentili proprio come i messicani…vivendo qui da anni ne devono aver acquisito gli aspetti migliori, proprio quelli che ricordiamo per assenza tutte le volte che da qui rientriamo in Italia.
11 Giugno 2007
TODOS SANTOS
La giornata scivola via senza episodi di rilievo, se non la passeggiata alla spiaggia bellissima a qualche centinaia di metri da casa. Oggi la temperatura è decisamente salita rispetto ai giorni scorsi…è finalmente arrivata l’estate pensiamo mentre sentiamo le goccioline di sudore imperlarci la fronte…e l’eritema sul mio decolletè farsi sempre più evidente. Ci incontriamo tardi con i ragazzi che rientrano da La Paz, per un aperitivo all’hotel California dove bevo uno dei mojito peggiori della mia vita, per poi proseguire con una cena alla tacheria lungo la strada dove per la prima volta dopo vent’anni mangio la carne! Impressionata dallo stato gelatinoso dei miei tessuti e dalla domanda rivoltami dalla massaggiatrice di Forlì mentre tastava i miei muscoli : – sei per caso vegetariana?- decido finalmente di rompere il mio impegno per la conservazione della specie animale, impegno lodevole quanto inutile, per dedicarmi invece alla conservazione della mia forma fisica…altrettanto importante alla mia età! Seduti attorno ad un rosso tavolino “coca cola”, sul marciapiede della strada principale del paese a quest’ora deserta, mi faccio consigliare da Catia il piatto per me…affinché l’impatto con il sapore della carne non sia troppo strong. Opto quindi per una papa rellena , praticamente una patata cotta dentro la stagnola e poi schiacciata e ricoperta di formaggio fuso e carne asada ( alla griglia) . Inizio ad assaggiare titubante, ma poi scopro quanto il meraviglioso sapore della carne alla griglia in questi anni mi sia mancata e divoro tutto con mucho gusto, come dicono qui! Tra un tacos e l’altro la conversazione si orienta sugli sviluppi del nostro viaggio qui in Baja California e li vede suggerirci interessanti obiettivi da inseguire nei prossimi giorni . Sulla mia agenda rossa si disegnano gli appunti relativi ai tanti ristoranti, le spiagge, le isole, le saline e le oasi e via via mentre li ascoltiamo ci si spalanca una Baja California inedita, senz’altro un po’ diversa da quella dipinta dalle guide turistiche finora consultate. A domani mattina il nostro prox. incontro.
12 Giugno 2007
TODOS SANTOS – LA PAZ
La casa svetta sulla cima della collinetta, di un bianco indefinito tra i cactus resi grigiastri dal sole già forte delle 10. Arriviamo percorrendo la litoranea sabbiosa che corre tra il mare blu alla nostra sinistra ed il paesaggio desertico a monte. Qualche palmeto in prossimità dei pochi edifici interrompe con una sferzata di verde acceso la monotonia cromatica della vegetazione autoctona dai tenui colori polverosi, nel cielo azzurro nemmeno una nuvola. Vediamo Paolo vicino a quello che sarà il barbecue impartire consigli ad un paio di messicani annoiati che lo circondano, ci saluta con un cenno ed entriamo nella casa ancora fresca con un mazzo di girasoli per Catia. Seguono altri consigli, depliant ed infine i saluti….non vediamo l’ora di rimetterci in viaggio per raggiungere quei paradisi di cui sentiamo parlare da ieri sera…l’ozio ristoratore di Todos Santos, funzionale per recuperare le 8 ore di fuso orario sta per concludersi…la nostra sete di nuovi paesaggi troverà da qui in poi la giusta gratificazione. In poco meno di un’ora arriviamo a La Paz, che ormai ci è più che familiare , il tempo di rintracciare un taller esperto di balestre e blister dove Vanni tornerà domani mattina ed eccoci percorrere il Malecòn (lungomare) fino a perderci tra le aride montagne lungo la costa oltre la città. E’ arrivato il momento di aprire l’agenda rossa che contiene il nome della spiaggia di Balandra, da raggiungere dopo un sopralluogo a Tecolote, la spiaggia vicina da cui partono le escursioni all’isola “Espiritu Santu”…che non è in sardegna! Il tempo di raccogliere due informazioni e di vedere alcune foto sbiadite dal sole ma accattivanti, esposte per i potenziali visitatori e ripartiamo. Balandra è una stretta lingua di sabbia bianca che si affaccia su una piccola baia collegata al Mar de Cortès solo da uno stretto lembo d’acqua. Alcune delle rocce scure delle montagne circostanti scendono fino alla linea curva disegnata dal mare. Rocce scure, mare cristallino e sabbia bianca…nient’altro attorno a noi se non i dieci ombrelloni fatti di legno e foglie di palma a disposizione dei visitatori, ed alcuni barbecue in muratura costruiti in alternativa ai fuochi liberi sulla spiaggia….i messicani non resistono nemmeno qui alla voglia di mangiare un po’ di carne asada! Occupiamo uno dei ripari liberi e subito assecondiamo la voglia di immergerci in quella tavola azzurra davanti a noi…per una decina di metri l’acqua non supera la caviglia, poi lentamente aumenta ma senza mai superare l’ altezza dei nostri fianchi. Alcuni vanno camminando fino alla riva opposta, sull’isola che occupa tutto il fronte parallelo alla spiaggia, io invece ho una gran voglia di nuotare e così armata delle mie pinne inizio quella che si rivelerà essere una lunga traversata. Vedo solo pochi pesci palla, irti di aculei che cercano di mimetizzarsi sul fondo, fondo che non si allontana mai troppo dal mio corpo. Torno controcorrente con tutti i muscoli indolenziti per lo sforzo e mi trascino sotto l’ombrellone dove Vanni sta leggendo “L’ombra del vento”. Mi sorride e poi si rituffa tra le pagine. Verso il tardo pomeriggio i colori virano verso le tonalità più calde del tramonto, le famigliole accendono i barbecue, due ragazzi USA giocano a freesby davanti a noi mentre un cane nero insegue il disco rotante cercando di addentarlo. Una ragazza ci si rivolge in spagnolo…occupa con un ragazzo biondo l’ombrellone accanto al nostro…sono di Seattle ci dice lei, mentre lui non proferisce parola, ma timidamente ci sorride… e dopo solo poche parole scambiate lei ci invita a trascorrere qualche giorno loro ospiti, una volta arrivati nel nord degli USA. La disponibilità di alcune persone che talvolta ci capita di incontrare è quasi sconvolgente! Rientriamo al nostro hotel Los Arcos, che è quasi casa…e dopo una bella doccia usciamo per il ristorante “Buffalo Bar-B-Q” ( Madero 1240 esquina 5 de Mayo y Constitucion Tel 612 128 87 55 www.buffalo-bbq.com) che fatichiamo a trovare. Il cuoco, addetto alla griglia è Carlos Valdez, amico di Paolo e Catia. Già tre mesi fa quando ci era capitato di cenare qui con loro, le costillas de res sulle quali ora Vanni affonda i canini, erano state molto apprezzate. Nemmeno io mi sottraggo a questo baccanale e non riescendo più a contenere il desiderio di mangiare carne, ordino una bella arrachera di manzo che spazzolo dal piatto con grande piacere… è favolosa!
13 Giugno 2007
LA PAZ
Vanni rientra stremato poco dopo l’una, seguire i lavori di restauro di Carolina in officina lo ha molto provato. Io invece mi ero nel frattempo concessa una bella colazione sul Malecòn con una fetta di torta da almeno 500 gr. a base di crèm caramel e cioccolato e tè alle spezie, sosta dalla quale mi ero poi ripresa con una lunga passeggiata per le vie del centro in cerca di un alimentatore per l’ I-Pod che ho trovato. Ceniamo male al ristorante “ Las Brisas del mar” sul malecòn…una giornata da non ricordare!
14 Giugno 2007
LA PAZ – ISLA ESPIRITU SANTU
Partiamo in tempo per arrivare verso le 11 all’appuntamento con la signora Mariel Gomez, promotrice di Azul Tours ( www.azultourslapaz.com) che troveremo come d’accordo al desk informazioni della compagnia sulla spiaggia Tocolote. E’ grassottella e simpatica, ci accoglie con un sorriso e ci presenta subito Saul, il nostro accompagnatore , praticamente un nano con il baricentro più basso che abbia mai visto…se non altro Vanni starà sereno… il capitano è decisamente lontano da ogni tentazione! La giornata è meravigliosa e già caldissima…non c’è nemmeno una nuvola in cielo ed il mare si presenta come una liscia distesa nelle sfumature dal blu al turchese. Ci sono tutte le premesse perché la nostra escursione all’isola Espiritu Santu sia coronata da successo come ci fa notare Mariel. Saliamo sulla barca, piccola ma con un grande motore Honda, armati delle nostre pinne e mute, mentre Vanni consegna nelle mani della gentile promotrice le sue scarpe sudate…che lei afferra dalla parte delle suole. Partiamo come una scheggia impazzita verso la costa frastagliata a cinque chilometri da noi. L’aria calda ci accarezza mentre planiamo sull’azzurro e curiosi scrutiamo il profilo montagnoso dell’isola che si avvicina sempre più. Arriviamo in non più di 10 minuti alla prima ampia baia bordata di sabbia bianca, l’unica presente su questo lato est dell’isola dove domina l’alto profilo roccioso. Saul rallenta in prossimità di un alto faraglione che si erge dall’acqua a pochi metri dal suo gemello ancorato invece alla terraferma, la barca sfiora le rocce mentre passiamo lentissimi lo stretto canale che li divide, certo sono imponenti questi due giganti! Procediamo quindi verso la grotta de las ventanas, che prende luce da due grandi aperture nella parete rocciosa, come finestre appunto, oltre che da quella da dove stiamo entrando. Spettrale ed ampia ci accoglie con le sue bitorzolute rocce scure …torneremo tra qualche minuto nuotando per scrutarne anche i tesori marini che racchiude…vediamo qualche pesce tropicale dai colori resi scuri dalla poca luce della pozza interna ed una volta usciti un bel pesce palla che Saul mi porge…è pieno di acqua dice lui…certo è morbidissimo ed il suo gonfiore rende il suo muso davvero buffo per un pesce! Risaliamo a bordo ma senza togliere le mute; siamo diretti verso la piccola isola dei leoni di mare ma intanto decine di delfini nuotano accanto a noi in una improbabile competizione con il nostro veloce Honda e nonostante la muta bagnata e la velocità sentiamo solo il piacevole tepore dell’estate californiana…che meraviglia! La piccola isola è affollatissima di queste che sembrano delle foche giganti dai colori che variano dalle gamme del marrone al nero al nocciola. Sono tranquille a prendere il sole stravaccate sulle rocce o nelle piccole spiagge di sassi. I pochi maschi invece non sembrano poi così tranquilli e li sentiamo emettere grugniti intimidatori….sono molto territoriali loro, quando si tratta di difendere il loro numeroso harem da qualunque altro maschio, anche umano senza distinzione. Ormeggiamo nei pressi, circa a metà dell’isola, dove la roccia alta si apre in un grande portale e ci tuffiamo nell’acqua gelida. Poco dopo una femmina inizia a nuotare con noi…sembra una ballerina mentre si muove sinuosa guizzandoci attorno e sgranando i suoi occhioni grigi. Simula anche degli attacchi che però non porta a termine, avvicinandosi velocemente e poi deviando all’ultimo momento. Sono proprio delle giocherellone queste leonesse…evitiamo invece accuratamente di incrociare un maschio…l’incontro non sarebbe poi così divertente…ma anzi pericoloso. Quindi, con gli occhi ben aperti seguiamo nuotando Saul a caccia di qualche altra leonessa con la quale giocare . Arrivati sull’altro lato dell’isola, in prossimità della spaccatura nella roccia, entriamo per attraversarla e ci si spalanca un paradiso marino. Il fondo della grotta è pieno di pesci pargo dalle caratteristiche code e pinne gialle…sono centinaia nello stretto passaggio…bellissimi, seguono la corrente calda di acqua che scorre da un lato all’altro dell’apertura. Passa anche un maschio velocissimo sotto di noi, forse all’inseguimento di una femmina fuggitiva, ma per fortuna non ci considera affatto e così ricominciamo a respirare! Anche alle Galapagos fu magnifico nuotare con loro…ci diciamo mentre risaliamo a bordo. Un sandweech ora ci sta proprio bene…mi sento affamata dopo questi due gelidi bagni. Ci riavviciniamo alla terraferma navigando paralleli all’altro lato dell’isola Espiritu Santu, caratterizzata da rocce più basse e da fiordi profondi in fondo ai quali scorgiamo le bianche spiagge. In una di esse ci fermiamo per l’almuerzo ( il pranzo) che Saul ci allestisce sulla spiaggia. Un paio di ombrelloni, un tavolino sul quale appoggia qualche prelibatezza tipica come il ceviche di gamberi ed il marlin lessato con carote, il tutto accompagnato da tostadas, croccanti a base di mais. Squisito. Torniamo alla spiaggia di Tocolote verso le 4 del pomeriggio, dopo aver incontrato un altro gruppo di delfini grigi dalla pancia bianca….i più veloci dice Saul. Siamo proprio soddisfatti per le belle emozioni di oggi…rientriamo lentamente a La Paz mentre le immagini dei leoni di mare si sovrappongono a quelle reali del Malecòn che stiamo percorrendo. E’ deciso torneremo a cena al Buffalo per l’ennesima arrachera de res che ci gusteremo nel cortile del ristorante. Il caldo è soffocante anche questa sera…ma decidiamo di andare a piedi…oggi ci sentiamo in vena di sport.
15 Giugno 2007
LA PAZ – SAN CARLOS
Lasciamo La Paz e la costa del Mare di Cortez, per raggiungere San Carlos a circa 250 Km. da qui. La sua ampia laguna, che si apre sul pacifico, è popolata da centinaia di balene grigie nel periodo compreso tra febbraio ed aprile, quando ogni anno scendono dai mari artici , dove Vanni sta già scalpitando per raggiungerle tra qualche mese, per riprodursi. Ciò lo rende assimilabile oltre che per la conformazione della costa a Guerrero Negro a qualche centinaio di Km più a nord, dove eravamo poco più di tre mesi fa, quando l’avvistamento delle balene ci parve un piccolo miracolo. La temperatura è decisamente diversa qui sulla costa pacifica, soprattutto verso sera quando l’oceano investe la costa delle sue forti brezze di aria fredda. Il paese ha un’unica strada asfaltata che lo attraversa per un breve tratto, le basse case scatolari, impolverate e sciatte ma così vere da apparirci belle, seguono le strade sabbiose che si diramano dal centro verso l’interno. Andiamo in auto fino ad una lingua di spiaggia che si spinge oltre le mangrovie dentro la laguna da cui i pescatori stanno rientrando dal loro primo giorno di raccolta delle almecas ( capesante) che vediamo occupare tutto il fondo delle loro piccole imbarcazioni . Sono più piccole delle nostre, ma non le avevo mai viste così fresche…alcuni di loro le mangiano crude aiutandosi con un coltello…come li invidio!…ma penso con soddisfazione che potrò assaggiarle alla comida di questa sera. L’hotel Alcatraz ( hotelalcatraz@prodigy.net.mx) ci appare come un’oasi immersa nel deserto polveroso del paese, con il suo giardino-ristorante pieno di palme al centro dell’edificio a due piani color mattone. Le camere sono quasi tutte libere ci dice una signora, probabilmente la cuoca….così non avremo problemi di scelta e dopo aver visto una piccolissima camera matrimoniale scegliamo la comoda doppia. Organizzo subito con l’aiuto di Manù, la giovane proprietaria, un tour in barca nella laguna. Il tempo di lasciare i bagagli in camera e già qualcuno bussa alla porta, è Manuel della Ulysturs ( tels 613 13 6 00 26 – cel 045 613 11 4 73 68) che si propone come accompagnatore ad un costo di 1200 Pesos ( 120 US$)…un affare rispetto ai 2700 spesi ieri. Accettiamo senza contrattare…e lo seguiamo con Carolina fino al cortile di casa sua dove la barca è già occupata dai suoi due piccoli bambini, Elias di tre e Marco Antonio di nove anni…che eccitati aiutano il padre ad allestire la barca. Partiamo in fretta…sono già le tre del pomeriggio…io Vanni ed i bambini seduti sulla barca al traino e Manuel alla guida del suo scassato pick-up. Strano percorrere una strada in barca! Raggiungiamo l’approdo dove ancora i pescatori stanno tirando a riva le loro barche cariche di almecas , qualche manovra e siamo in acqua. Manuel ancora giù si avvicina alla barca di fianco che invece è piena di polipi, afferra la testa di un calamaro gigante, (così gigante da essere più lungo di un metro) e ci mostra la particolarità di quelle che sembrano essere delle ventose ma che in realtà sono cosparse di piccoli denti che gli servono per afferrare le prede prima di portarle alla bocca. Ci spingiamo all’interno della laguna così ampia da sembrare mare aperto ed in lontananza scorgiamo, sfumate dalla foschia, le alte rocce dell’isola Magdalena a diversi chilometri da noi. Ma c’è ancora una piccola balena!…una ritardataria che ne approfitta finchè l’acqua è ancora abbastanza fredda da essere di suo gradimento. Procediamo paralleli alla lunga fascia di dune di sabbia bianca che stranamente si protendono fino al mare, e raggiungiamo il piccolo paese di pescatori che conta 190 anime in tutto. Non c’è acqua qui….solo una grande distesa di acqua salata che loro depurano per lavarsi. La desolazione è così dura qui…come il vento forte che sentiamo soffiare . Lo scheletro di una balena azzurra, le cui mascelle sono lunghe circa quattro metri, riposa sulla sabbia di fronte ad un improbabile bar ristorante, Manuel arriva con qualcosa che sembra la spazzola di una grande scopa. Sono i “denti” della balena, nei quali si deposita il plancton di cui si nutrono…ma potrebbe essere usata diversamente pensiamo noi … La spiaggia del paese è piena delle nasse con le quali catturano le aragoste…ma siamo fuori stagione purtroppo! Compro qualche dolce e delle banane per i bambini in un piccolo emporio che sembra uscito dal far west. Mi commuovono gli occhi buoni dell’anziano signore che me li porge…la vita deve essere durissima qui!… Ci spingiamo ora verso le dune dove ci fermiamo per una passeggiata sulla morbida sabbia chiara…è un paradiso questo per me che adoro il deserto! Camminiamo sprofondando nel tepore , i bambini giocano rotolandosi giù dalle creste …e Vanni non è da meno. Mi domando cosa debba essere dormire qui con la luna piena…anche solo per una notte e mentre lo penso lo dico a Manuel che risponde che non ci sarebbe problema…la prossima volta magari! Rientrando incontriamo un numerosissimo gruppo di delfini, sono diverse centinaia che saltano attorno alla barca….ma che spettacolo!…certo questo paese non ha mezze misure….la natura qui si esprime con tale grandezza e immensità ed in proporzioni che a noi sembrano incredibili! Come all’isola degli uccelli che raggiungiamo poco dopo….interamente ricoperta da migliaia di uccelli…cormorani, anatre migratrici, gabbiani, pellicani, oche selvatiche che al nostro arrivo si alzano in volo all’unisono…uno spettacolo che cerco di immortalare in immagini che riviste sullo schermo del computer sembrano degne di un buon numero di National Geographic! Non ci sono parole per descrivere ciò che vediamo …. vorrei tanto che anche Gaia fosse con noi. Ceniamo in hotel dove però le tanto agognate alemcas non sono state reperite dalla cuoca, ma il callo de Catarinas è comunque favoloso. Incontriamo qui al ristorante anche Andrea, ( andrea@deseabaja.com – www.deseabaja.com ) un italiano che Vanni aveva conosciuto all’hotel Los arcos di La paz. E’ appena arrivato con il suo piccolo gruppo di turisti americani che accompagna attraverso il deserto su quattro dum baghy . Hanno l’aria distrutta…non voglio pensare al caldo che devono aver sofferto là in mezzo tra i serpenti a sonagli ed i cactus…e per di più con il casco integrale!
16 Giugno 2007
SAN CARLOS – LA PURISIMA – SANTA ROSALIA
Oggi inseguiremo un ulteriore suggerimento di Catia e Paolo che ci hanno consigliato luoghi che poi si sono immancabilmente rivelati essere dei piccoli paradisi. La meta di oggi è La Purissima, un’oasi rigogliosa immersa in una valle all’interno di un territorio così desertico da essere definito lunare…a 150 km di strada da noi, asfaltata solo a tratti. Man mano ci spingiamo verso l’interno allontanandoci dalla costa pacifica, mentre il calore che avvolge Carolina si fa sempre più intenso…immaginiamo oltre i 40°C…anche questa volta abbiamo dimenticato di portare con noi un termometro!….ma del resto cosa cambierebbe?…moriremmo comunque di caldo. Improvvisamente dall’alto di un promontorio dove nemmeno i cactus riescono a metter radici, vediamo sul fondovalle l’ampia e verdeggiante oasi di palme seguire il corso d’acqua. Tutto attorno le montagne sono così secche e chiare da rendere il contrasto incredibile. A questo punto si pone la scelta tra tornare attraverso la strada asfaltata e fare un lungo giro per arrivare a Santa Rosalia oppure percorrere una mulattiera di appena 60 km che ci porterà direttamente in paese…va da se che la scelta cade sulla strada breve ma insidiosa per un tempo previsto di percorrenza di 6 ore…praticamente una media di velocità di 10 km/h veniamo a sapere chiedendo ad alcune persone di qui…e l’esperienza insegna che non sbagliano mai sui tempi che loro suggeriscono! Ma sono solo le 13…mal che vada arriveremo alle 7 di sera…abbiamo tutto il tempo. Indosso per sicurezza il rigido collarino per evitare ulteriori traumi al mio collo malandato e si va, attraverso le montagne desertiche percorrendo la strada fatta di sassi e pietrosi che in alcuni tratti sembra il greto di un torrente in secca. Il paesaggio si anima a tratti del colore giallo dei fiori che miracolosamente crescono su arbusti completamente verdi anche nel tronco, donando alla monocromia del territorio una connotazione primaverile. Anche i cactus hanno dei frutti…nella loro estremità superiore vediamo una serie di bitorzoli spinosi gialli, simili a piccole mammelle, che in luglio si apriranno per rendere accessibile il loro contenuto dolce e carnoso di colore rosso. Intanto il paesaggio attorno a noi sfila lentamente con poche variazioni di rilievo. Vediamo gli elephant tree, i cactus di ogni specie e dimensione, alcuni fiori bianchi che spuntano in fondo ai rami senza foglie di bassi rovi di legno chiaro. Siamo immersi nel deserto pieno di vita della Baja California, la temperatura è altissima ed il condizionatore di Carolina spento, per compensare lo sforzo della salita con le quattro ruote motrici e le marce ridotte inserite. L’acqua del radiatore stenta a raffreddarsi con l’aria così calda che entra nel motore, ma dai finestrini abbassati entra oltre all’aria anche la polvere sollevata dal nostro procedere…insomma finiamo impiastricciati di sudore e polvere. Ma battiamo ogni record ed arriviamo sulla strada asfaltata, perpendicolare alla nostra direzione di percorrenza, dopo sole 4 ore, con una velocità media di 15 km/h…un vero portento questa Carolina…e Vanni un ottimo manejator ( pilota). Siamo sulla Bahia Conception ora…con il suo mare blu e le rocce rosate che vi si immergono…un altro bel contesto dove prenderci una sosta…Infatti dopo poco decidiamo di scendere verso una spiaggetta vicina alla strada che ci invita con le sue acque azzurre per un bagno ristoratore. E’ la spiaggia di “El Requesòn”, nel comune di Mulège, che con la sua lingua di sabbia a forma di clessidra si collega alla piccola isola di fronte ricoperta di mangrovie. Infiliamo in fretta un costume e ci tuffiamo nell’acqua troppo calda della baia …proprio non riusciamo a prenderci un fresco ristoro…ma la nuotata è comunque piacevolissima penso mentre vedo sul fondo le grandi conchiglie semichiuse ricoperte di calcare in forma di merletti, non le avevo mai viste prima. Verso sera arriviamo all’ormai noto hotel “Los Francés” di Santa Rosalia dove avevamo già soggiornato…Ma questa volta la camera 102 ha tappezzerie di tessuto di colore blu, anziché rosso…ed un sistema di condizionamento dell’aria perfettamente funzionante. Ci concediamo una doccia ed un po’ di riposo prima di scendere al ristorante “El Muelle” giù in paese, dove mangiamo piuttosto bene…Io naturalmente una bella arrachera asada! Vanni inizia a preoccuparsi per la quantità di carne che mangio ora…io invece mi preoccupo pensando a come farò a trovare in Italia della carne così buona…e soprattutto come farò a toccarla ancora sanguinolenta…ed a tenerla nel frigorifero!
17 Giugno 2007
SANTA ROSALIA – GUERRERO NEGRO
Più di 250 km ci dividono da Guerrero Negro dove già avvistammo le balene…anche oggi ci accompagna un bel sole cocente ma la temperatura, una volta arrivati è decisamente fresca. Ancora una volta constatiamo la grande differenza climatica sui due diversi fronti. Siamo ancora sul pacifico ora e questa domenica pomeriggio rientriamo alla nostra camera n°4 dell’hotel Malarrimo, dopo una breve escursione all’antico porto ora in disuso, decisamente infreddoliti. Proviamo più volte a chiamare Jorge Bremen e sua moglie Marcella Cobarubia ( 01 6241455769 – 044 6151044478). Sono amici di Paolo e Catia nonché comproprietari delle saline più grandi del mondo che occupano buona parte dell’ ampia laguna di Guerriero Negro. Siamo tornati qui proprio per questo…per visitare le saline che mesi fa ci erano state precluse per il fatto che non avevamo richiesto in tempo il permesso necessario per la visita. Ritentiamo verso sera e finalmente all’ennesimo tentativo riusciamo a parlare con Jorge che, avvisato da Paolo e Catia ancora una settimana fa mentre eravamo con loro a Todos Santos, molto gentilmente si propone di accompagnarci domani mattina per il tour . L’appuntamento è per le 10 in hotel. Dopo un Margarita strong consumato tra una mail e l’altra, ceniamo semiubriachi all’ottimo ristorante del nostro Malarrimo dove le portate di pesce si susseguono numerose. Iniziamo con un patè di pescado, a seguire un fritto di albecas chocolate che vengono raccolte qui in laguna, una zuppa di verdure e poi il prelibato callo de almecas alla plancia con verdure. Che mangiata! Ci addormentiamo incollati l’uno all’altra cercando di far fronte al freddo di questa serata….e con muchos besos.
18 Giugno 2007
GUERRERO NEGRO
Jorge arriva puntuale alle 10 su un pick-up dell’azienda. E’ piuttosto basso, ha l’espressione simpatica e la voce ad un volume leggermente alto, al suo fianco è alla guida un signore decisamente più robusto di lui …sembrano amici. L’auto parte, mentre cerchiamo di intavolare un minimo di dialogo in spagnolo con i due davanti a noi….non si può immaginare la mia fatica di ieri al telefono! …ma è pur vero che il telefono in questi casi non aiuta per nulla, ma ora la conversazione in qualche modo decolla. Iniziamo col visitare gli hangar contenenti gli enormi mezzi di trasporto che vengono utilizzati per il trasporto delle grandi quantità di sale…la mia altezza supera di poco la metà di una ruota! Intanto Jorge ci spiega che la salina ha una base di sale fossile che si è depositato naturalmente nei secoli. Su questa base l’acqua del mare che ha qui una salinità del 4.7%, entra ed aumenta la sua salinità fino ad arrivare al 27%, quando poi precipita in cristalli. A questo punto le pompe espellono l’acqua in esubero ed il sale viene raccolto. Normalmente si forma uno strato di sale fresco alto 50 cm, ma viene tolto solo in parte, lasciando sempre un margine di sicurezza di 20 cm per evitare che la base fossile si rompa e quindi la superficie della salina non risulti più impermeabile. E’ importante ci dice Jorge, che la percentuale di salinità non aumenti oltre i 27%, perché altrimenti altri sali, di magnesio, di iodio…si formerebbero, contaminando così la salina. Squadre di tecnici vanno quindi costantemente al centro delle varie vasche per monitorarne il livello di salinità e garantire così la qualità del prodotto che contrariamente a quello che pensavamo non viene impiegato ad uso alimentare, ma industriale. Nella plastica c’è sale, così come nell’ alluminio e nella carta….proprio non se ne sa mai abbastanza! I maggiori importatori sono quindi i giapponesi che con la loro grande produzione automobilistica necessitano appunto di grandi quantità di sale. Dalla salina, che produce 7 milioni di tonnellate l’anno, il prodotto viene portato in un centro di raccolta e lavato con acqua molto salata per contenerne il dilavamento, ne escono sale e gesso che non essendo puro viene utilizzato per costruire le strade all’interno della grande salina. Non esistono inquinanti qui…il prodotto è altamente puro. Dopo il dilavamento il sale viene caricato su chiatte a rimorchio che lo porteranno all’isola de Cedros, a circa 60 km da Guerrero, per essere poi caricato ( 150 000 tonnellate) su gigantesche navi lunghe circa un chilometro ed alte fino a 15 livelli, che lo recapiteranno nei maggiori porti giapponesi. Che immenso business c’è dietro questa produzione …e che stranezza pensare che le nostre auto sono fatte in buona parte di sale grosso! Vediamo anche le aquile di mare, i cui 300 esemplari popolano il territorio della laguna ed altri uccelli migratori e non nell’estrema varietà delle specie autoctone. Mentre Vanni esce in cerca di un meccanico per Carolina perchè la spia del filtro non si vuole proprio spegnere, io mi apparto nella veranda del ristorante per cercare di raccogliere le idee scrivendo del tour di questa mattina…e ancora mi stupisco delle montagne di piccoli cristalli bianchi visti poco fa. Al suo rientro partiamo subito in missione avventurandoci per le strade polverose ed assolate di Guerrero, dove, ci ha detto Jorge, piove solo sei volte l’anno. Stiamo cercando dei fiori per la Marcella, così per contraccambiare la cortesia di suo marito, seguendo le indicazioni del cameriere dell’hotel. Un piccolo cartello verde scritto a mano esposto fuori da un negozietto che vende anche scarpe ed indumenti ci dice che qui possiamo trovare fiori freschi….ma dire freschi è un eufemismo. Da un mazzo di rose rosse ancora imballate riusciamo a trovarne 12 ancora regalabili…e la confezione del mazzo è terrificante…ma che importa, speriamo che anche qui valga la regola “ basta il pensiero”. Siccome nessuno conosce l’indirizzo di casa Bremen recapitiamo le rose all’ufficio della salina, sperando nella buona fede dell’impiegata che se ne fa carico…torniamo in hotel dopo aver inutilmente a lungo cercato uno spremiagrumi di alluminio che ci piace molto ma che nessuno vende.
19 Giugno 2007
GUERRERO NEGRO – BAHIA DE LOS ANGELES
Ancora deserto e cactus ed i cirios altissimi lungo il tracciato che si fa largo tra le montagne di roccia nelle varie tonalità dal bruno all’avorio. Sembra di essere in mezzo a tante pietre ollari…per il calore intenso che da esse si diffonde per tutta l’ampia vallata…ma Carolina in gran forma ci permette di accendere il condizionatore e così scivoliamo tranquilli lungo il biscione che si arrampica sui pendii per poi ridiscendere verso la costa quando da un promontorio improvvisamente vediamo la bella Bahia de Los Angeles dal mare blu intenso disseminato di isole rosso mattone. La foschia aumenta la percezione della distanza …ma mancano solo pochi chilometri al nostro arrivo nel piccolo paese che a quest’ora è deserto. Un piccolo nucleo ed una interminabile serie di casette che si affacciano sulla baia, come una medusa ed il suo lungo filamento, esploriamo le stradine non asfaltate, ma ci ritroviamo presto in un cul de sac…siamo nel cortile di uno sfasciacarrozze. Una retro e poi siamo di nuovo sulla strada maestra che perde presto l’asfalto per diventare una larga strada bianca con effetto vibratore….sembra di procedere sui cingoli di un trattore. Un edificio giallo sul mare ci colpisce…è l’ hotel “Los Ventos” dove decidiamo di fermarci nonostante l’edificio sia molto più accattivante esternamente, mentre la qualità delle camere lasci un pò a desiderare…e per un costo di 130 USD….il doppio delle locations trovate finora! Ma non esistono grandi alternative e decidiamo…la stanza 4 con vista mare sarà nostra. La doccia è gigantesca, circa 3 metri x 1.3, ma il getto che esce dall’erogatore è così scarso che impieghiamo ore per lavarci…il letto piccolo, il condizionatore sottodimensionato ed il forno a microonde senza il piatto, la grande porta finestra che dà sul mare non ha tende ma una vista meravigliosa. La receptionist chiede a me di fare il calcolo del cambio dollaro-euro perché evidentemente non sa se moltiplicare o dividere…ma siamo in un bellissimo posto ed il cuoco del ristorante sulla spiaggia è messicano ma di scuola siciliana. Una passeggiata in spiaggia, poi Vanni fa il bagno dopo aver strisciato bene con i piedi sulla sabbia per evitare di incappare nel pungiglione di una mantaraya…ce ne sono molte qui! Prendiamo accordi con il cameriere del ristorante circa il tipo di comida di questa sera e patteggiamo per un carpaccio di callo come entrata , una aragosta per Vanni e callo alla plancha per me. Quando arriviamo verso le 19.30 il piccolo ristorante è già pieno dei pochi visitatori. Casualmente Vanni scopre che un paio di loro sono italiani e da lì nasce un fitto scambio di informazioni annaffiato da Margarita, circa le nostre relative esperienze di viaggio. E’ una simpatica coppia di Roma …lavorano entrambi in radio, ci gasiamo un po’ vicendevolmente, poi ci lasciano alla nostra cena, mentre il cameriere ormai scalpitante perché vorrebbe chiudere alle 20.30, ci ronza attorno già da un po’. Tutto bene a parte il mio callo alla plancha che troppo cotto si è indurito…ma che importa…recupero con un gustoso dessert al mango e con un firmamento di stelle meraviglioso!
20 Giugno 2007
BAHIA DE LOS ANGELES
E’ solo l’alba quando mi sveglio per una pipì e capisco immediatamente perché non ci sono le tende alla vetrata…lo spettacolo è tra i migliori che abbia mai visto, e immagino avrà un buon posto nella top ten dei ricordi di questo viaggio; la palla di fuoco che sale dietro le piccole isole ancora nere di notte…e senza un filo di foschia, lo spettacolo è integrale! Una serie di parole mi sfilano nella mente ancora assonnata…eden è quella che si ferma. Alle 8 quando mi sveglio definitivamente vedo Vanni che dorme disteso a terra nel corridoio mentre abbraccia il cuscino…mi dirà poi di essersi svegliato per il sole che lo colpiva dalla finestra e che ha iniziato a battere sul letto poco dopo l’alba…le tende certo sarebbero servite a qualcosa!…anch’io avevo sentito un calore insopportabile alle caviglie, ma essendo la più lontana dalla finestra è stato sufficiente un piccolo movimento per tornare in zona d’ombra….che pazzerelli questi messicani!
Alle 9.30 il capitano che avevamo contattato ieri per il tour delle isole, arriva puntuale…ormai ci abbiamo preso gusto con queste escursioni in barca! …ma questa volta niente parasole,la barca è spoglia come se dovesse partecipare ad una regata…ma almeno ci sono due litri d’acqua, con questo caldo ne avremo bisogno!.. poi la velocità placa gli effetti del sole mentre ci aggiriamo tra le isole brulle abitate solo da pellicani, cormorani, gabbiani, aironi grigi e…gli immancabili leoni di mare con i quali mi rituffo per un divertente bagnetto! L’acqua è torbida qui, ma pur sempre gelida… e stento a riprendere il respiro una volta riemersa dal tuffo…ma sono così carine queste baffute sirene! Nella baia ci sono solo otto squali ci dice il giovane capitano, che sembra con noi per caso, un po’ impacciato …otto? Penso io…mentre più tardi mi concedo un altro bagno, ancora sola e con scarsa visibilità per via del plancton. Vanni proprio non ne vuol sapere di tuffarsi oggi! Appena scendiamo nelle spiaggette si stende nella lingua d’ombra che la barca disegna sulla sabbia e continua a leggere il suo libro…lo capisco…”l’ombra del vento” è un libro che ha preso molto anche me. Rientriamo poco prima delle due…la sabbia per raggiungere l’hotel ci scotta i piedi, ci congediamo dal capitano e, dopo un drink ristoratore al ristorante sulla spiaggia, un’aguita de mango, rientriamo all’ombra della nostra camera per valutare il percorso di domani…sembra di dover partecipare ad un relly!
21 Giugno 2007
BAHIA DE LOS ANGELES – ENSENADA
Vanni si sveglia all’alba ….lo vedo alzarsi ed andare in terrazza armato di macchina fotografica. Devo aver esagerato ieri nel parlargli della bella alba intravista dalla nostra terrazza! Il profilo nero delle isole si staglia sul fondo dalle tinte infuocate del cielo. Potrebbe essere tra dieci minuti come tra mezz’ora…non siamo poi così informati circa i tempi del sorgere del sole rispetto ai bagliori dell’aurora. Noi ghiri alle cinque del mattino di solito dormiamo! Vanni rimane in attesa a lungo…con la macchina fotografica pronta per immortalare il grande miracolo che si ripete sempre uguale da migliaia di anni eppure ogni volta così unico e vitale. Eccola finalmente dopo un tempo imprecisato… la palla infuocata diventa visibile all’orizzonte… Vanni scatta alcune foto poi torna a coricarsi dopo aver fissato un pareo alla porta vetri…non ha nessuna voglia di ripetere l’esperienza di ieri finendo ustionato fin dalle prime ore del mattino come su di un lettino UVA! Quando apro gli occhi, qualche ora dopo, vedo che Vanni si è fatto prendere da sindrome di iperattività ed è già pronto per partire…ha chiuso il suo trolley, bevuto il suo caffè, pagato il conto. Il tempo di scendere dal letto e mi dice: – ti aspetto in macchina…ma fai pure con calma!- ….poi una volta in viaggio verso Ensenada, mentre mi lamento sbadigliando del sonno che non mi dà tregua, mi dice che ho sbagliato a farmi prendere dalla fretta non concedendomi nemmeno un sacrosanto tè! Tè che avrei dovuto preperarmi nel microonde della reception dell’hotel…ed aspettare che la sua temperatura fosse diventata affrontabile….almeno dieci minuti in più! Salto quindi una serie di passaggi e salgo su Carolina ancora tramortita ma con il trolley perfettamente chiuso. L’importante è non aver perso nulla strada facendo!…e che tutto il mio voluminoso corpo sia a bordo. ..poi guardo nel mio telefono…non ci posso credere…sono solo le otto del mattino! Il paesaggio desertico della Valle de los Cirios si estende fin quasi alle porte di Ensenada, città portuale di poco pregio, ma tappa obbligata per il passaggio verso gli USA. Il paesaggio a noi ormai divenuto familiare, è caratterizzato da cime brulle dalle vibrazioni cromatiche tipicamente a macchia, con gamme che vanno dal chiaro al bruno al rossiccio. Gli altissimi Cirios così denominati per somiglianza ai ceri delle chiese, a cono, estremamente dritti nella maggior parte dei casi e culminanti con un ciuffo di fiori gialli in cima..come uno stoppino appunto. ..poi gli incredibili cactus…Leggo su una brochure dedicata a questa vallata protetta, che i cactus ed in generale le piante che vivono in questo territorio, crescono solo di un centimetro all’anno, ma come i cactus possono vivere fino a 700 anni, così i cirius fino a 400. Che magia la natura! Qui piove al massimo due volte l’anno, un anno su tre! Eppure aggirandoci tra questi che sono come boschi di piante grasse, ci stupiamo ancora una volta del miracolo della vita e della capacità di adattamento….nei secoli, delle varie specie. Ensenada ci offre un Hotel Best Western “El Cid” …di cui siamo tessera muniti ed un’ ottima cena al Manzanilla in calle Rideroll 120. Il ristorante ci era stato consigliato da Paolo e Catia, gestito dal loro amico Xavier, un simpatico ed agitato bel ragazzo, sicuramente dedito alla farina…come la chiamano in gergo. Si dice disponibile per qualsiasi cosa…ma non siamo in vena di cocaina e così ci limitiamo ai nostri due succulenti piatti di portata. La balera proprio sotto la camera con letto king size ci tiene svegli per un po’ ed il volume è così alto là sotto che le lampade sul comodino vibrano…finisce in una serie di grasse risate per la fregatura che anche questa volta il Best Western ci ha riservato….poi ne approfittiamo dello specchio a parete dietro il letto.
22 Giugno 2007
ENSENADA – TECATE – SAN DIEGO
Partiamo ad un’ ora ragionevole…siamo un po’ tesi per l’impatto con la frontiera USA. Le due statue colombiane, che già avevano procurato una serie di problemi al porto di Cartagena, dirette verso Panama, potrebbero rappresentare ancora un problema…e se là avevano persino cercato di trapanarle ed avevano interpellato la sovrintendente alle belle arti per garantirne la non autenticità…perché questo non dovrebbe ripetersi?…militari Usa erano là a Cartagena come anche lo saranno a Tecate. Sono già incazzata nera!…già non li sopporto, se poi dovessero cercare di manomettere le nostre belle statue! Ma a Tecate tutto questo non succede ed il customer che si occupa di noi non fruga tra le nostre cose…si limita a farci compilare la famosa carta verde, nella quale dobbiamo dichiarare che non siamo pedofili, né spie internazionali, né spacciatori o tossici, quindi memorizza le nostre impronte digitali e ci fa una bella fotografia! Avremo 90 giorni di tempo per visitare gli USA…basteranno! Ma poi vogliono un recapito in San Diego, dove siamo diretti…Vanni esce dall’ufficio per prendere da Carolina l’elenco degli hotel Best Western, poi rientra ed apre la pagina nella quale come segna libro aveva messo una cartolina con ……l’immagine del peyote! Non ci volevo credere! Al confine USA Messico, con tutti i problemi che hanno con la droga, dopo che ci hanno fatto quasi giurare che la droga non ci interessa…lui arriva ed ostenta il peyote! Passa un doganiere e si irrigidisce….- this is illegal!….avrei voluto aggiungere che si trattava solo di una immagine…ma poi perché aggiungere qualcosa…in fondo sono paramilitari statunitensi…ossessionati dalla droga! …Ma poi uno di loro , ignaro della gaffe, ci chiede di dove siamo e fa seguire alla nostra risposta un bel – you are welcome!- che un po’ ci scioglie. Arrivare a San Diego ormai è uno scherzo da ragazzi…50 km di strada che diventa , al nostro avanzare, sempre più larga…qui non badano a spese! Down Town è in fondo alla strada che stiamo percorrendo fin da Tecate..la 94. Un paio di tentativi andati a vuoto con due BW, poi al terzo ci fermiamo. E’ particolare il “Cabrillo Garden Inn” , su due piani con ballatoio e con rivestimento a bow window di legno, letteralmente soffocato dai grattacieli tutto attorno. Ma noi non siamo claustrofobici e la stanza è pulita ed accogliente…certo non si può fumare, .e qui trasgredire diventa non so perché difficile, come se i tabù fossero virulenti! Usciamo quasi subito percorrendo la Broadway, e poi la India St. fino a Little Italy dove al “Zagarella” restaurant prendiamo la nostra prima fregatura culinaria…ma già sappiamo che dovremo farci l’abitudine. Intanto notiamo che le automobili circolano con ordine ed a bassissima velocità, che il pedone è sacro, che la bandiera degli Stati Uniti sventola ovunque e che all’ombra c’è un bel freschino!…del resto siamo sul Pacifico…ormai lo sappiamo!