13 Gennaio 2009

MALANVILLE – NIAMEY

Il confine è ad una decina di chilometri dall’hotel, quindi lo raggiungiamo presto e senza problemi superiamo anche la frontiera con il Niger dove ancora nessuno si accorge del nostro carnet de passage scaduto…..o noi siamo molto fortunati oppure loro non sono dei grandi burocrati! Dopo pochi chilometri ci fermiamo ad un posto di blocco per un altro controllo documenti e, pochi metri dopo, un ubriaco ci minaccia dicendo che è pericoloso circolare soli da queste parti….. un modo davvero originale di chiedere un passaggio! Dopo la cittadina di Gaya inizia un percorso molto accidentato che ci fa sobbalzare per almeno 50 km, poi finalmente l’asfalto si fa buono consentendoci di proseguire comodi fino a Dosso e poi a Niamey. Fin dall’ingresso nel sahel, dove i grandi alberi frondosi lasciano il posto alle spinose acacie, il terreno da coltivato si fa sempre più sabbioso e adatto piuttosto al pascolo. Sui lati della strada, ma piuttosto arretrati da essa, i villaggi cambiano aspetto….le capanne diventano circolari con tetto di paglia, ed i granai dei piccoli capolavori di argilla….panciuti e con numerosi appoggi al suolo, come tanti piedini di argilla. Coperti in alto da un ampio tetto di paglia sono davvero particolari rispetto a quelli visti finora. Al terreno arido e sabbioso segue la ricomparsa dei dromedari, che vediamo brucare nei bassi rami delle acacie…..e dei tuareg con i loro bei copricapi di tessuto arrotolato, vestiti dei boubou leggeri, che, rigorosamente in tinta unita, ricadono morbidi sui loro corpi. Siamo appena entrati nel paese più povero del mondo, dove il 90% della popolazione abbraccia la religione islamica e non sorride, e dove persino i pullman si fermano nelle ore canoniche per consentire ai passeggeri di pregare….la sensazione è quella di essere entrati in Mauritania, ma siamo in Niger e Niamey ci accoglie come una grande madre. Ordinata e migliore di altre capitali africane, ha il vantaggio di affacciarsi sul meraviglioso fiume Niger che come un serpente d’acqua unisce gli estremi della grande città. Ancora sul fiume si affaccia la finestra della nostra 328 al Gaweye Hotel, che abbiamo ottenuto con uno sconto di 10.000 cfa alla bella cifra di 65.000 cfa al giorno. Come quasi tutte le camere di hotel di stampo internazionale, ha la moquette, carta da parati, un ampio letto ed il bagno rivestito di marmo chiaro…..ciò che la rende speciale è la vista meravigliosa sull’ampio fiume che ormai amiamo. Sono piuttosto stanca quando arriviamo al Gaweye verso le due del pomeriggio e tutto ciò che desidero è rilassarmi in compagnia di una coca cola all’ombra di un ombrellone sul lungofiume….ma Vanni mi coinvolge, mio malgrado, in una sortita in città alla ricerca di una banca dove prelevare in automatico e di tabacco per me che ormai l’ho finito. Non è semplice trovare la strada giusta con il solo aiuto di una mappa mignon trovata su una pagina della nostra Lonely Planet….e nemmeno destreggiarsi nel traffico intenso nei pressi del mercato. Finisce che il bancomat della Banque Atlantique non accetta carte Visa ed anche la ricerca del tabacco si fa lunga ed inutile…. Se avessi gratificato il mio desiderio di starmene in relax all’ombra di un riparo di paglia sul lungofiume, sarebbe stato decisamente meglio! Finalmente al tramonto atterriamo al famoso ombrellone dove ci concediamo un sano relax accompagnato da Rum e Coca che finiscono con l’annebbiare le nostre idee. Ora le nostre attenzioni sono tutte puntate sulla cena che non abbiamo voglia di consumare qui…Abbiamo letto di un ristorante libanese del quale questa sera siamo in vena….quelle salse sono così buone! Il nostro taxista Amadou ci accompagna e ci attende. Quando dopo poco più di un’ora usciamo dal Byblos, siamo ancora più brilli per via dell’ottimo Bordeau che ha accompagnato le ottime pietanze. Quanto ci piace la salsa di melanzane…per non parlare di quella di ceci e di tutti quei panzerotti ripieni di carne speziata…..una squisitezza!

14 Gennaio 2009

NIAMEY

Il buffet dell’hotel ci accoglie con un buongiorno a base di colori e profumi…..se riuscissi a mangiare la mattina avrei fatto una scorpacciata di formaggi, ma mi limito ad una macedonia con croissant. Poco dopo usciamo in missione alla ricerca delle ambasciate per ottenere i visti necessari al proseguimento del nostro viaggio verso il Camerun. Vanni telefona prima di tutto al nostro Console Onorario a Niamey, il signor Paolo Gigli che però rientrerà in Niger solo dopo il 20 gennaio…..deve trattarsi del marito dell’omonimo Console di Ouagadougou, anch’essa assente quando abbiamo cercato di contattarla in Burkina…..Vanni è sempre più convinto, e ritengo abbia ragione, che buttiamo via i nostri soldi di contribuenti italiani. Scegliamo di andare in prima battuta all’ambasciata del Chad …..perché l’ipotesi di attraversare qualche centinaio di chilometri di deserto prima di entrare in Camerun, ci piace molto, nonostante siano stati già in molti a sconsigliarcelo….tra gli altri, Patrick a Lomé e Pierangelo a Ouaga ce ne avevano parlato come di una nazione pericolosamente in guerra in ogni suo angolo. E’ Issa Brahim (00227 96706392 ), il responsabile dell’ambasciata del Chad, a dissuaderci definitivamente dal mettere piede nella sua nazione….e lo fa esprimendosi nell’ italiano perfetto che ha imparato durante i suoi sette anni di studi a Firenze, dal 1976 al 1982. Ci ripete che il Chad non è sicuro, non solo in Darfur, ma anche nella fascia di confine con Libia e Niger. Non avete idea di cosa potrebbe succedervi….ci dice…e questo ci convince a cambiare il nostro programma preferendo al Chad la pur sempre poco tranquilla NIgeria, dove non più tardi di un mese fa sono morte 350 persone nel corso delle guerre intestine tra etnie diverse. Ma Issa non ha dubbi….questa scelta sarà senz’altro migliore della prima se non viaggeremo dopo il tramonto, cosa che peraltro abbiamo sempre evitato di fare nei nostri viaggi. L’ambasciata della Nigeria che raggiungiamo poco dopo accompagnati dal nostro taxista Amadou, rilascia visti solo due giorni la settimana….il mercoledì ed il venerdì, per cui dovremo aspettare fino a domani mattina alle 10, l’orario di apertura. Sempre a bordo del taxi di Amadou ci dedichiamo alla ricerca vana di tabacco per me….passiamo accanto al colorato petit-marché che è tutto un brulicare di persone e mercanzie tra cui tutta la frutta e la verdura immaginabile caricata su carriole…..Osservando l’abbondanza di questo mercato sembra impossibile che molti in Niger muoiano di fame per via delle carestie e più in generale della povertà. Percorrendo le strade di questa bella capitale, bella se paragonata ad altre capitali viste di recente, come Bamako, Ouagadougou, Nouakchott e Lomé, la vediamo affollata di begli edifici in stile anni ’70, servita da ampi viali alberati e piuttosto pulita…..e poi ha questo bel fiume Niger che amiamo e che, leggiamo sulla guida, si prosciugò completamente nel 1989 in seguito ad un lungo periodo di siccità. Rientriamo in hotel verso mezzogiorno e lamentandoci per il costo eccessivo del taxi licenziamo Amadou dopo avergli dato i 10.000 cfa che chiedeva. Quando dopo un’oretta di internet lo vedo venirmi incontro nella hall dell’hotel intuisco che voglia patteggiare una tregua ed infatti….. introducendo la sua proposta con un – io sono musulmano e non amo essere in cattivi rapporti con le persone -, si offre di accompagnarci gratuitamente al ristorante che sceglieremo questa sera. Accetto volentieri la sua proposta stringendogli la mano che più di una volta mi porge…..anch’io, pur non essendo musulmana, preferisco essere in buoni rapporti con gli altri….e la sua colpa è del tutto perdonabile. Alle 15.30 in punto siamo all’ingresso del Museo Nazionale che si trova comodamente di fronte all’hotel. E’ articolato in diversi padiglioni che illustrano la storia del Niger attraverso oggetti e fotografie….dalla preistoria alle tradizioni più recenti che a noi sembrano comunque appartenere ad epoche lontane….come gli abiti tuareg, beduini e fula completi di accessori e gioielli. Strumenti di caccia o per il lavoro nei campi, pugnali contenuti in vetrinette impolverate. Del resto la polvere è ovunque e sembra già un miracolo che da qualche giorno l’Harmattan abbia smesso di offuscare il cielo finalmente azzurro. Un piccolo insediamento Hausa è stato ricostruito con capanne di banco dai tetti conici, ma la cosa più interessante del museo sono gli scheletri dei dinosauri trovati tra la roccia di arenaria dell’Air, a nord di Agades. C’è persino un coccodrillo, il Sarcosuchus Imperator risalente a 100 milioni di anni fa….alto due metri e lungo quindici…..davvero spaventoso! Quando rientriamo la hall dell’hotel è invasa da un gruppo di nuovi arrivati, molti dei quali vestiti in abiti tradizionali, con lo cheche o con il classico copricapo palestinese all’Arafat….alcuni hanno l’aria un pò equivoca….nel senso che li troviamo poco rassicuranti con quei visi ossuti più o meno scuri e gli occhi da cattivoni. Alcuni sembrano mediorientali, ma chi potrebbe mai dirlo…vista la varietà di etnie presente qui in Niger. Quando la sera saliamo sul taxi di Amadou per andare al ristorante “Le Pilier”, il nostro taxista ci spiega che in hotel c’è una riunione politica….forse per parlare dei ribelli tuareg che hanno costretto Vittorio, il proprietario del ristorante, a chiudere i due ristoranti di Agades ed Iferouane a causa della totale assenza di turisti? Lo incontriamo dopo aver gustato l’ottima pizza nella taverna del suo articolato ristorante. Le finiture e gli arredi sono di tale pregio da costituire quasi una eccezione qui in Niger…Vittorio è qui da quarant’anni, ha sposato una signora tuareg dell’Air dalla quale ha avuto quattro figli ed ora due nipoti sono arrivati a rallegrare la sua esistenza. Conversiamo con lui a lungo, seduti nel chiostro del ristorante….dice che a differenza degli abitanti del Burkina, grandi lavoratori, i nigerini sono così orgogliosi e così legati alle tradizioni che rappresentano l’unico patrimonio storico, che stentano più di altri popoli a svilupparsi. Non è semplice farli lavorare, ma lui deve esserci riuscito se ha potuto realizzare un ristorante come questo. Ci congediamo dandoci appuntamento per domani…quando anziché la rustica “Taverna” proveremo il raffinato “Caravaggio”.

15 Gennaio 2009

NIAMEY

L’ambasciata nigeriana  non ci accoglie certo con un benvenuto vista l’ ora di ritardo dell’impiegata addetta ai visti. Quando finalmente abbiamo il piacere di incontrarla, vediamo una signora in abiti tradizionali  e dal viso bellissimo incorniciato in un foulard che le raccoglie i capelli.  Nel suo ufficio c’è anche suo figlio di non più di quattro anni  intento a giocare con la tata. Pesanti tendaggi oscurano le finestre e l’aria condizionata al massimo è da brividi. Con il viso assolutamente inespressivo e con un filo di voce ci rivolge qualche incomprensibile  domanda in inglese. Siamo già stati in Nigeria? Abbiamo intenzione di ritornarvi dopo questo primo soggiorno? Ci informa che il visto costa 65.000 cfa a testa poi incolla i visti adesivi sulle pagine dei nostri passaporti, li contempla e ci congeda. Dalle poche informazioni prese nell’ora abbondante di attesa, pare che il Nord della Nigeria non presenti problemi di sicurezza per chi viaggia, ed anche la regione di Kano, dove vige la Sharia, non rappresenterà un problema per noi ed io non dovrò coprirmi la testa con un velo. Che noia oggi….non abbiamo voglia di fare nulla, nemmeno un giro in piroga sul fiume che in questo tratto non sembra particolarmente interessante. Cerchiamo tra le notizie di internet, quelle più recenti sui ribelli tuareg e leggiamo che due giorni fa, nel corso di un attacco militare ad est di Kidal,  sono morti alcuni ribelli  ed otto sono stati catturati. Ancora a Kidal, l’incontro del 5 gennaio voluto da Gheddafi, è stato disertato dai rappresentanti dello stato e dell’esercito maliano. Nell’Adrar des Inforhas visitato un mese fa, la situazione non è dunque ancora stabile e gli aiuti economici elargiti ai tuareg da parte dello stato non sembrano aver soddisfatto questo popolo che più che libero, come si definisce, sembra scellerato. Dopo un pò di coccole è già l’ora del tramonto sul fiume, velato dalla foschia. Al “Pilier” assaggiamo le buone tagliatelle al ragù e la delicatissima parmigiana di melanzane, poi ci fermiamo di nuovo in compagnia di Vittorio per due chiacchiere sempre piacevoli.

16 Gennaio 2009

NIAMEY – BIRNI NKONNI

Ancora una colazione abbondante in hotel e partiamo congedandoci dal confortevole Gaweye. Il sole leggermente velato dalla foschia lascia presto il posto ad un cielo azzurro meraviglioso….l’ideale per una sosta alla vicina Kouré dove vedere le giraffe sembra quasi obbligatorio. Una corda tesa sulla strada in corrispondenza della biglietteria della piccola riserva è decisamente più che un invito a farlo. Siccome era nei nostri programmi rifarci della delusione del parco de la Pendjarie con la certezza dell’avvistamento delle giraffe, deviamo volentieri assecondando la barriera e con 13.500 cfa abbiamo anche una guida a nostra disposizione. Per avvicinarci al luogo degli avvistamenti percorriamo verso Sud ancora 15 km di strada asfaltata e poi deviamo verso Est in una pista che sfiora qualche villaggio di capanne….poi la nostra guida abbassa il finestrino e sedendosi sullo sportello inizia a scrutare la brousse, poi da a Vanni una direzione da seguire. attraversiamo qualche campo di miglio già raccolto e ci fermiamo….tre belle giraffe sono intente a mangiare le foglie di un paio di acacie. Sono belle, slanciate ed eleganti nell’incedere, il loro colore particolarmente chiaro le rende ancora più interessanti. Scendiamo e ci avviciniamo a piedi….non sono aggressive, ci rassicura la guida, sono abituate alle visite dei turisti. Quindi ci avviciniamo fermandoci solo ad una decina di metri da loro dove rimaniamo fermi, incantati ad osservarle. Non contenti seguiamo ancora un pò la pista e ci fermiamo nei pressi di un gruppo di una decina di giraffe che però presto ci voltano le spalle andandosene a mangiare altrove…..che bell’inizio di giornata questa sosta! Entusiasti degli avvistamenti andiamo ancora a Sud fino a raggiungere Dosso dove ci fermiamo in emergenza a sostituire ancora una cinghia rotta….. Da lì proseguiamo ad Est, verso Dogondoutchi che raggiungiamo troppo presto per fermarci….sono appena le 15 e la cittadina non sembra particolarmente attraente a parte l’affollatissimo mercato che vediamo passando dalla strada. Siamo vicini al confine con la Nigeria ed un poliziotto che ci ferma ad un posto di blocco inizia a parlarci in inglese…..per ostentare la sua erudizione? Andiamo ancora avanti verso Birni Nkonni a 143 km da qui, ma l’asfalto si fa estremamente accidentato fino a scomparire a tratti divorato dalla terra sottostante. Per fortuna poi migliora, poi ancora buchi….è davvero stancante questo tratto di strada che affrontiamo con la carica dell’avvistamento delle giraffe e con un fantastico sottofondo musicale….sulle note del mitico Salif Keita di cui abbiamo trovato, come un inaspettato regalo, una cassetta dimenticata dall’anno scorso nel portaoggetti. Tra i salti osserviamo le variazioni del paesaggio attorno a noi che diventa sempre più sabbioso punteggiato da qualche oasi verdissima. Qua e la speroni di rocce rossastre sembrano altari ancestrali cresciuti dal suolo polveroso. Formano rarefatte concatenazioni che scompaiono oltre la linea dell’orizzonte in morbide curvature. Arriviamo a Birni Nkonni poco dopo le 17, stanchi ed un pò nervosi per via della richiesta di un souvenir da parte di un poliziotto che ci aveva fermati in prossimità di un villaggio. Eppure stiamo entrando nell’area più islamizzata del Niger, con punte di integralismo che dovrebbero scoraggiare atteggiamenti di questo tipo. I mendicanti sono sempre più numerosi….storpi, ciechi… chiedono l’elemosina ai bordi della strada in corrispondenza dei centri abitati, fenomeno legato ai precetti dell’islam che impongono di aiutare con un obolo anche minimo i più bisognosi. All’ingresso della cittadina un paio di individui cercano di fermare la nostra auto con facce poco rassicuranti…..non capiamo cosa vogliono….venderci qualcosa? Infine raggiungiamo il consigliato “ Le Motel “ che la guida dice essere il migliore perché nuovo….ma la camera che ci viene offerta per 27.500 cfa è decisamente sottotono e manca l’asse del water…..tanto per cambiare! Il cuoco invece è in gamba ed incredibilmente mangiamo la bistecca di bue più tenera di tutte quelle che l’hanno preceduta. Siamo così distrutti che subito dopo crolliamo stanchi sul letto.

17 Gennaio 2009

BIRNI NKONNI – MARADI

Lasciata la camera spartana ci avviamo senza indugio verso Maradi, la città più integralista del Niger che potremmo raggiungere in un paio d’ore se non fosse per le condizioni pietose della strada che ci impegna per un tempo decisamente più lungo. Ci circonda il paesaggio polveroso e semi desertico del sahel interrotto qua e la dalle oasi verdeggianti e da promontori rocciosi che formano brevi falesie in lontananza. La cosa più bella che vediamo oggi sono i numerosi villaggi costruiti di fango nei colori della terra…..gli edifici scatolari contrastano con i meravigliosi granai dalle forme panciute….come enormi teiere bombate verso l’alto. Coperti da un cappellino di paglia a cono sono gli elementi caratteristici della tradizione costruttiva della zona. Sono raggruppati lungo la strada ed annunciano il villaggio che si sviluppa verso l’interno. Attraversiamo letti di fiumi disseccati il cui fondo di sabbia chiara, trasportata da chissà dove, contrasta con il colore rossiccio del terreno circostante. Le signore sono sempre più coperte da veli, gli uomini sempre con le loro tuniche lunghe e lo chèche arrotolato sul capo. I bambini attratti dal passaggio delle auto, si agitano nel vederci passare, agitano le mani, vogliono venderci sacchettini di frutti non identificati, oppure fanno finta di riparare la strada gettando una badilata di terra sulle buche mentre passiamo. Incrociamo anche un paio di mercati del bestiame…..assembramenti di uomini che contrattano animatamente accanto ai dromedari in vendita. Sono già le 13,30 quando arriviamo a Maradi …..quattro ore di viaggio per coprire poco più di 200 km di strada! Considerando che per raggiungere Zinder ne servono almeno altre quattro, decidiamo di fermarci qui, nella piacevole e spaziosa camera n°9 dell’hotel Guest House. Il lettone è coperto da un baldacchino di ferro battuto, i paralumi delle abadjour sono decorati con perline gialle….sembra un miraggio eppure esiste realmente ed al prezzo equo di 35.000 cfa….un’inezia rispetto a quanto pagato per la topaia di ieri sera. Vanni esce immediatamente alla ricerca di altre cinghie per Gazelle… so che in realtà desidera stare solo….in auto abbiamo almeno sei cinghie nuove! Io sono nervosetta…forse perché mi sento sempre in pericolo qui in Niger…non per la vita certo, ma mi scoccerebbe molto dover lasciare ad estranei i nostri consistenti bagagli sotto la minaccia di un kalashnikov. E tra qualche giorno entreremo in Nigeria, proprio a Kano dove Pierangelo ci sconsigliava vivamente di passare per via della sharia. Così agitata tutto mi da ai nervi compreso il modo di guidare di Vanni che rischia troppo ed osserva più il paesaggio che la strada, ma che mai al mondo mi cederebbe il volante. Quando rientra usciamo insieme a perlustrare la cittadina, molto animata nei pressi del mercato. Non c’è molto da vedere qui….solo qualche edificio nuovo di gusto discutibile con tetti a spiovente e colonne scanalate a definire il portico di ingresso, qualche moschea recente e poi la casa del capo della città in stile hausa, alla quale rinunciamo per non passare attraverso la folla che occupa tutta la strada nei pressi della moschea grande….dev’essere l’ora della preghiera. Prima di cena incontriamo in hotel un mercante di artigianato. Imponente nel suo boubou azzurro, è strabico e simpatico. Facciamo due chiacchiere con lui informandoci sulle condizioni della strada da percorrere domani e poi quelle verso la Nigeria. Finisce col metterci in guardia dai banditi nigeriani che, dice, ne infestano le strade soprattutto dopo il tramonto. Acquistiamo un bellissimo contenitore di legno bipartito ….sembra autentico, speriamo che i doganieri non ci facciano troppe storie!

18 Gennaio 2009

MARADI – ZINDER

La strada per Zinder è perfetta e desolata, così come ci aveva preannunciato il nostro simpatico mercante ieri sera. La domenica gli spostamenti devono essere ridotti al minimo e così nelle tre ore di viaggio incrociamo solo qualche taxi brousse, un paio di camion, moto ed i soliti carretti trainati da muli in prossimità dei villaggi e delle cittadine che attraversiamo. Il paesaggio è semi nascosto dalla polvere, ne intravediamo la scarsa vegetazione di acacie e la piattezza sempre più marcata avvicinandoci a Zinder. I villaggi sono ancora belli, muri di fango senza finestre segnati solo da piccole porticine, costeggiano la strada alla necessaria distanza di sicurezza mentre i fienili tornano ad essere fatti di paglia…..dev’essere cambiata l’etnia che abita questi luoghi, si potrebbe quasi dire…. – granaio che vedi, cultura che trovi – considerando quanto questo elemento architettonico sia caratterizzante degli insediamenti. L’”Auberge Mourna” di Zinder non è certo il massimo, ma è ciò che di meglio la città offre. Pulito ma con una impronta decisamente cinese negli accessori….la cosa più bella è il mobiletto pensile del bagno con orologio incorporato. La cosa davvero sorprendente è il prezzo del quale ci informiamo solo dopo aver preso possesso della camera….30.000 cfa sono un furto considerando anche che sulla guida leggiamo per questo hotel un prezzo di 18.500. Quando Vanni chiede di vedere il listino prezzi, il ragazzo ci dice che qui i prezzi si dicono a voce…..uno scandalo, ma nonostante questo si offre come guida per la visita della famosa città vecchia, e noi accettiamo. Quando verso le 14 usciamo, siamo diretti al Palazzo del Sultano di Damagaram che si insediò a Zinder nel XVIII secolo, come capo politico della popolazione Hausa. Fuggivano verso Sud per evitare le guerre con i bellicosi Tuareg ed i Fulani e resero famosa Zinder grazie all’importazione delle loro tradizioni architettoniche i cui esempi sono visibili nel quartiere Birni, il più antico insediamento sorto accanto al Palazzo del Sultano. Il vestibolo nel quale entriamo è custodito da un signore ossuto ed annoiato, armato di arco e frecce….attendiamo qui che ci venga dato il permesso di entrare. Vanni desiste immediatamente e torna accanto a Gazelle, parcheggiata nei pressi all’ombra dell’unico albero cresciuto sulla strada polverosa. Dopo una decina di minuti arriva in bicicletta un signore vestito in abiti tradizionali che si presenta come la guida autorizzata ad accedere al palazzo. Conosce tutto del suo sultano, l’ultimo della dinastia Damagaram, e delle abitudini del palazzo, quelle attuali e le più eclatanti appartenenti al passato. La prima corte nella quale entriamo, dopo aver superato la bella facciata dipinta a disegni colorati in leggero rilievo, è lo spazio nel quale si svolgono alcune cerimonie tra cui la corrida. Le mogli del sultano possono osservare le cerimonie, nascoste dietro le persiane chiuse del primo piano che scandiscono gli alti muri perimetrali rigorosamente intonacati con uno strato di banco nel quale si notano i disegni ad onda lasciati dalle dita che lo hanno distribuito…..le signore non possono lasciare il palazzo….mai. Le piccole porte che si aprono al piano terra sono quelle delle sei prigioni tuttora usate dal sultano. I suoi poteri anche quelli giudiziari ed esecutivi sopravvivono ancora oggi, così come quelli di tutta la gerarchia dei dignitari che lo stato del Niger in qualche modo foraggia. Solo dopo 24 ore il sultano deve cedere il prigioniero alla polizia. La prima cella è quella famosa per gli scorpioni che venivano introdotti per uccidere il prigioniero il quale naturalmente non aveva la possibilità di difendersi né dagli scorpioni, né dalle decisioni arbitrarie del Sultano. Dentro una delle celle, abbandonata a terra, c’è una vecchia targa automobilistica del sultanato…mi viene mostrata, quindi andiamo oltre entrando negli ambienti del palazzo dove la cosa che colpisce è lo spessore dei muri portanti larghi in media più di un metro e mezzo. Arriviamo infine alle stanze delle 31 mogli che si aprono su un ampio cortile. Lo stato di abbandono e di estrema indigenza di questo luogo mi stringe il cuore….nemmeno le mogli del sultano sembrano vivere dignitosamente qui! Fino al 1848 il sultano poteva vendere come schiavi i suoi sudditi ….ma ancora oggi le sue mogli sono di fatto delle schiave, acquisite senza il loro consenso e recluse all’interno del palazzo. Se almeno le facessero vivere nel lusso sfrenato….invece le loro camere sembrano più che altro delle stalle. La visita prosegue all’esterno del palazzo tra gli stretti vicoli del vecchio quartiere tutto costruito in banco. Ora ho tre guide al seguito…. Le case colorate a disegni geometrici che spiccano nel tessuto del quartiere, sono quelle dei ministri del Sultano. I disegni sono la geometrizzazione di elementi naturali attinenti alla funzione del ministro….sono belle e gioiose….spuntano all’improvviso come piccoli gioielli nel tessuto urbano monocromo. Terminata la visita raggiungiamo Vanni che è furioso per la lunga sosta forzata in compagnia dei bambini molesti che sono riusciti a rubargli tre tappini dai pneumatici…..me lo immagino ad inseguirli! Pago le due guide dando loro 3.000 cfa l’uno ….altre 5.000 le avevo lasciate come obolo obbligatorio per la manutenzione del palazzo….e ci avviamo di nuovo verso l’hotel con il nostro portinaio che ha fatto il broncio perché non ha ancora ricevuto nessun compenso dato che non ha fatto nulla se non seguire come un turista la visita accanto a me. Rientro un pò nauseata per l’eccesso di ruberie nei nostri confronti….pensando tra me e me che non ne posso già più di questi nigerini. Nel cortile dell’hotel ci sono un paio di persone che aspettano Vanni….hanno portato per lui due gommini che servono a fissare il cofano …..rubati da altri terribili bambini quando, dal meccanico, il cofano era aperto. Chiedono 15.000 cfa, ovvero 23 €, per due pezzetti di gomma che in Italia costano al massimo 1 euro la coppia! Proprio non ce la possiamo fare…e la voglia di fuggire dall’Africa si fa sempre più forte. Nel frattempo il portiere che forse a questo punto ci considera degli spilorci, ci presenta la fattura per la camera….ma fino a domani mattina non vedrà un soldo! Sono davvero seccata…e questo va ad inquinare la bella visita al quartiere storico di Zinder e la generale impressione positiva legata alla città fin dalla sua periferia, quando percorrendo la strada di ingresso fummo colpiti dagli enormi massi di pietra arrotondata che sembravano i giochi abbandonati di un gigante. La gestione recupera qualche punto con la cena….Vanni sceglie uno squisito spaghetto alla bolognese ed io un fantastico filetto di capitaine saltato accompagnato da patate fritte. Niente dolci qui a Zinder, come amaro dessert arriva la richiesta del cuoco, che si era improvvisato come nostro accompagnatore oggi pomeriggio, di un compenso per il servizio che comunque ci ha dato accompagnandoci…..mi stanno proprio esaurendo questi nigerini!


Menù delle città

Percorso della tappa

Fotografie
Stai leggendo: Viaggio in Africa

Cambia Tappa

01 Francia

Africa

02 Spagna

Africa

03 Marocco

Africa

04 Mauritania

Africa

05 Senegal

Africa

06 Mali

Africa

07 Mali

Africa

08 Burkina Faso

Africa

09 Togo

Africa