27 Guatemala
07 Febbraio 2010
MONTERRICO
Dando ascolto ai consigli dei due soci dell’hotel scegliamo di entrare in Guatemala dalla frontiera di Ciudad Hidalgo dove allo svantaggio dei 40 km di distanza fanno da contraltare le più semplici le formalità di ingresso. Il passaggio tra il vivace Messico ed il povero e cupo Guatemala ci impegna per una buona mezz’ora…. con il Carnet de Passage sarebbe stato tutto molto più semplice, ma il nostro Jimmy non ne è ancora dotato. Subito dopo l’ingresso in Guatemala ci è chiaro che non abbiamo intenzione di rivedere i suoi epicentri archeologici e storici già ampiamente sondati durante lo scorso passaggio qui…. preferiamo invece cercare un luogo carino nel quale fermarci sulla costa pacifica a noi ancora sconosciuta. Nonostante le informazioni prese qua e la non siano incoraggianti circa questa regione dove il colonialismo spagnolo non ha lasciato tracce pregevoli come anche le civiltà più antiche Olmeca e Maya. Tutto il bello sembra concentrato a Nord della Panamericana, ce ne rendiamo presto conto attraversando i centri abitati sporchi e fatiscenti di Mazatenango ed Escuintla per citare solo i maggiori dei tanti nei quali entriamo e che lasciamo subito dopo senza rimpianti. Anche le persone che vi abitano sembrano tristi e poco gentili, disinformati e maldestri nel dare indicazioni sbagliate pronunciate con una sorta di soggezione…. come se in qualche modo ci temessero. Procediamo comunque fiduciosi ben sapendo che qualcosa di bello deve pur esserci da qualche parte qui attorno…. evitiamo di raggiungere la costa nel tratto più vicino al confine perché caratterizzata da baraccopoli pericolose abitate da gente poverissima. Alcuni di loro per sfuggire alla misera condizione nella quale vivono tentano di raggiungere il Messico salendo al volo sui treni merci in corsa verso il Nord. Insomma in tutto il mondo c’è un Nord migliore da raggiungere ed anche il Messico famoso per l’emigrazione clandestina verso gli Usa è a sua volta gettonatissimo dagli stati del centro America, primo fra tutti il confinante e poverissimo Guatemala. Del resto le migrazioni stimolate dalla ricerca di una vita migliore fanno parte del nostro patrimonio culturale da millenni….se così non fosse non ci saremmo evoluti ed Apple non esisterebbe nemmeno nei sogni di qualcuno di noi. Se è evidente che in questa regione il costruito dell’uomo ha qualche pecca evidente la natura si esprime invece a tinte forti esplodendo in paesaggi rigogliosi di selve tropicali che sembrano inviolate. Enormi chiome di una bellezza sconcertante segnano le skyline del paesaggio… ci sono anche i miei preferiti…. i grandi alberi senza foglie ma pieni di fiori gialli che spuntano come fiaccole nel verde diffuso…. ettari di banani e distese di canna da zucchero che vediamo anche stipata nei rimorchi debordanti o che schiacciamo passando lungo la strada. L’odore intenso sprigionato dai fumi degli zuccherifici rappresenta l’ultimo anello della catena produttiva che ci appare oggi nella sua interezza. I bordi della strada si colorano poi di mazzi di fiori tropicali, carnosi e variopinti, raccolti dentro a secchi…. indecisa se fermarmi osservo le venditrici sedute accanto ai secchi su bassi rudimentali sedili…. resisto a malapena alla tentazione di un acquisto, pentendomene poi subito dopo, quando di fiori in vendita non c’è più traccia lungo la strada che continuiamo a seguire verso Sud e che si trasforma in una comoda autostrada a due corsie nei pressi di Escuintla, la cittadina che si trova a Sud della capitale, Guatemala City. Poco dopo usciamo dalla Panamericana puntando decisamente la nostra prua verso Monterrico ed il mare…. dopo nemmeno 20 km raggiungiamo un piccolo villaggio dove forzatamente ci fermiamo sorpresi. Se come desideriamo vogliamo raggiungere il mare dovremo imbarcare Jimmy su una chiatta di legno ed attraversare la laguna che ci separa dalla località balneare. Finiamo col gustare infinitamente questa sorta di diversivo…. dopo cinque ore di viaggio su strada, sfiniti dal caldo umido che sempre ci accompagna, la navigazione lenta sul tranquillo canale della laguna delimitato da mangrovie e popolato da uccelli bianchi dal lungo collo, ci restituisce il giusto comfort ed il relax del quale avevamo bisogno…. soprattutto a me ancora convalescente. Trascorriamo un quarto d’ora di benessere osservando le poche chiatte e le lance che incrociamo sulla via d’acqua, gustando la natura ancora una volta forte di questo magnifico territorio, consapevoli di aver scelto il posto giusto nel quale rimanere un paio di giorni nonostante le deboli obiezioni di Vanni. Raggiungiamo infine Monterrico, piacevolmente variopinto e dall’aria vivace e vacanziera…. il turismo proveniente dalla vicina capitale deve aver dato un buon impulso a questa località offrendo alla gente che vi abita buone opportunità di benessere…. lo percepiamo nei volti sorridenti e nella vivacità diffusa di questo luogo. Seguendo la sterrata che corre lungo la lingua di sabbia schiacciata tra la laguna e l’oceano raggiungiamo il “Resort Pez de Oro” scelto tra i tanti perché gestito da italiani. Diciotto bungalow a ridosso della spiaggia nera, organizzati attorno a due piccole piscine ed ombreggiati da un fitto palmeto. Il nostro è colorato di un blu squillante, con le persiane arancio ed una porta di legno intarsiato. C’è anche un’amaca appesa ai due pilastri che sostengono il makuti, la copertura fatta di foglie di palma inserite nella struttura di legno. All’interno un grande ventilatore a soffitto ci difenderà dal calore intenso e le zanzariere sui due letti dalla molestia delle zanzare…. e che belli i copriletto guatemaltechi! I mobili di legno intarsiato sembrano balinesi….. chissà se sono quelli importati da Giorgio in Nicaragua? Contenti della bella location osserviamo l’Oceano ed il tramonto che arriva presto sopra la linea dell’orizzonte… godiamo di tutto, anche della gentilezza della cameriera guatemalteca che oltre all’ottimo Pargo alla plancia ci serve uno zampirone acceso ed un repellente per insetti a soli 60 quetzal. Quando andiamo a letto sono solo le nove di sera ed io mi sento finalmente in forma dopo la cena che mi ha restituito qualche energia. Ci coccoliamo appassionatamente, incollati dal sudore ma almeno protetti dalle zanzariere…. poi è troppo caldo per dormire, così ascoltiamo a lungo i rombi della potente risacca, come tuoni di una tempesta senza fulmini.
07 Febbraio 2010
MONTERRICO
Il sole splendente ci offre cromatismi accesi ed una bella energia che gustiamo all’ombra della tettoia del nostro bungalow…. da qui l’oceano è solo una striscia blu oltre la spiaggia nera che si delinea tra le palme in primo piano. La nostra tranquillità garantita dalla presenza oltre a noi di una sola famigliola di francesi, l’allegria suggerita dalle risate grasse del personale tutto riunito nella fresca cucina in attesa di clienti. Esordiamo con due ottimi frullati di ananas fresco ed una deliziosa insalata di frutta con yogurt…. la frutta sarà sempre saporitissima d’ora in poi nel nostro lento girovagare verso Buenos Aires che raggiungeremo chissà quando. Alcune brevi passeggiate lungo il bagnasciuga ci mostrano la spiaggia scura deserta e rovente snodarsi a perdita d’occhio…. solo qualche barca ne interrompe la monotonia cromatica con colori slavati dal sole e dalla salsedine. Sono state portate al sicuro oltre la lunga duna creata dalla forza delle onde in cima alla quale una striscia di rifiuti segna il limite massimo della mareggiata. Ancora oltre la fila di palmeti accoglie le cabanas dei residence che seguono la spiaggia in tutta la sua lunghezza, discretamente inseriti tra la vegetazione che li nasconde in parte. Ferma sul basso bagnasciuga aspetto che un’onda dia un fresco sollievo ai miei alluci ustionati nonostante le ciabatte…. arriva e quasi mi travolge, anche solo la coda di apparentemente innoqua di questo oceano inaccessibile, adatto forse solo ai surfisti più audaci. Rimaniamo in ozio all’ombra, ascoltando il rumore delle onde e godendo della leggera brezza che si alza a metà pomeriggio a muovere le grandi foglie sfrangiate e le lenzuola stese accanto alla cucina….. che sollievo, si creano le premesse perché la nostra escursione in barca sulla laguna sia perfetta. Ma poi ecco che Vanni non si sente bene…. il viso contratto, la mascella irrigidita ed un dolorino all’addome….. nonostante il corso di primo soccorso non ho le idee chiare, spero di sbagliare ma potrebbero essere i sintomi di un infartino…. ipotesi che però scartiamo a priori dato che Vanni ha un cuore da atleta…. come confermato da un recente controllo medico. Per fortuna tutto si risolve in una leggera spossatezza ed è così che lo lascio alle quattro…. steso sull’amaca, sorridente e rilassato. Io seguo invece il signore col quale ci eravamo accordati per il tour sulla laguna…. camminiamo parlottando fino alla casa costruita a ridosso delle mangrovie vicino alla quale ha il suo porticciolo personale. Protetta dalla rete metallica anti intrusione la veranda sembra piuttosto un bunker ventilato. Colorata di verde la casa si mimetizza sullo sfondo della vegetazione e si distingue dalle altre case del villaggio per il tetto in lamiera anziché il tradizionale makuti. Le barchette affusolate e colorate sono adagiate nell’acqua marroncina della laguna, all’estremità del piccolo canale, stretto fra le radici delle mangrovie, che iniziamo a percorrere con la spinta del lungo bastone che lui usa conficcandolo nel fondo melmoso. Mentre procediamo verso il canale più ampio mi racconta diverse cose circa i due diversi tipi di manglares presenti nella laguna… il rojo ed il blanco. Il primo ha radici più sviluppate che scendono da ogni ramo della pianta e sono caratterizzate da diversi tronchi accostati…. il blanco invece ha un solo tronco e le radici meno evidenti. Entrambe le specie hanno ottimo legno con il quale costruire i tetti delle case…. ma essendo questa un’area protetta chi desidera raccogliere il legno deve farne richiesta presso l’ufficio del parco che accorderà il permesso in cambio della piantumazione del numero di mangrovie estratte nel periodo dell’anno che precede la stagione delle piogge…. durante l’inverno e la primavera. Appollaiate tra le radici o sui rami verdi di foglie spiccano per l’eleganza del profilo e per il loro colore le garze bianche, seconde per grandezza alle garze grigie che però saltano meno all’occhio come del resto quelle azzurre e le verdi, più piccole ed estremamente avvantaggiate dalla mimesi. Che incanto questa laguna silenziosa e tranquilla dove solo l’improvviso movimento di un uccello che prende il volo, spaventato dal nostro procedere, rompe per un attimo l’immobilità che ci circonda. Ci sono anche le rondini, piccolissime, e dei buffi pesci chiamati quattrocchi che si spostano veloci sulla superficie dell’acqua…. estremamente attenti ai predatori usano i due occhi posizionati sul dorso per osservare ciò che succede fuori dall’acqua e quelli sotto invece per controllare se arrivano pesci più grossi ed affamati. Sono divertenti perché sembrano volare sulla superficie dell’acqua quando si spostano veloci per brevi tratti…. si nutrono degli insetti appoggiati in superficie e non sono buoni da mangiare…. per questo sono cos’ numerosi. Il Robalo e la Mucharra invece sono i preferiti dai pescatori che stendono le loro reti sul perimetro di gruppi di mangrovie. Un’altra cosa divertente che mi spiega di fronte ad un termitaio costruito aggrappato ad un paio di tronchi di manglares è che c’è un uccello che vi deposita le sue uova dopo avere praticato un foro che dalla superficie esterna arriva fino al nucleo…. così quando le uova si schiudono i piccoli hanno già il cibo pronto attorno a loro…. non si può dire che non siano intelligenti questi uccelli! Ci spingiamo fin dove le mangrovie sfumano per lasciare il posto alle canne di palude…. i colori sempre più intensi per via del sole calante…. che bellezza racchiusa in questo luogo! Quando dopo un paio d’ore rientro al resort trovo Vanni a letto con la febbre ed un calzino bagnato appoggiato sulla fronte…. povero cucciolo, oggi non è proprio giornata…. forse è stato un colpo di calore! Calandomi nel ruolo di infermiera provvedo a nutrirlo imboccandolo con gli ottimi ravioli al ragù della cuoca che sembra non aver nulla da imparare dalle migliori zdore romagnole…. forse non è il menu più adatto per un malato ma come opporsi al desiderio di un moribondo?