03 Febbraio 2008

DEKHLA – NOUADHIBOU

Lasciamo Dekhla e con lei la malattia di Vanni che come sempre è già pronto per uscire quando io ancora sto dormendo. Dice di fare con calma…ma immaginarlo già in macchina con il motore acceso rende ciò impossibile, così salto alcuni passaggi e mi tuffo sotto la doccia raggiungendolo in un tempo record di 15 minuti. Vanni conosce i suoi polli e questa tecnica che ultimamente mette in atto spesso inizia a dargli qualche risultato. Ancora un bel sole cocente ci accompagna mentre percorriamo a ritroso la penisola dal paesaggio indimenticabile, 30 km e siamo già sulla litoranea che ci porterà fino al confine maritano attraverso un territorio incantato color ghiaccio che si staglia sul blu intenso dell’oceano. Spiagge rosate, dune bianche , cammelli, conformazioni rocciose chiarissime e qualche ciuffetto di vegetazione impolverata. Poi ancora bune bianche che risaltano sotto rocce scure…la bellezza di questo angolo del profondo sud marocchino è incredibile e quasi non ce ne facciamo una ragione mentre lo attraversiamo ponendoci spesso la domanda – cosa abbiamo mai visto di più bello di questo?- ma è inutile fare paragoni l’unicità e la bellezza di questi luoghi è equivalente a quella di altri visti per esempio nelle americhe. Arriviamo in frontiera. La prima, quella marocchina passa velocemente compresa la sommaria perquisizione dell’auto, quindi andiamo oltre attraversando la terra di nessuno, otto chilometri di pista polverosa e minata. Siamo in pieno Polisario e già da 50 km vediamo i cartelli che segnalano il pericolo di mine al di fuori della carreggiata….ma il pericolo maggiore è proprio qui, in questi ultimi chilometri che separano le due frontiere. Assoldiamo una delle guide disponibili, si chiama Ely e sale con noi , forse anche per sdrammatizzare si mostra subito simpaticissimo. Ha cinque anni meno di me ma sembra mio nonno, con solchi profondi sul viso e i denti tutti cariati… indica la strada a Vanni e così arriviamo sani e salvi alla frontiera della Mauritania dove le cose si fanno un po’ più complicate….perchè dobbiamo fare l’assicurazione per la macchina e pagarla nella moneta locale che non abbiamo , gli ougiya. Ci propongono un cambio Djirham – Ougiya da rapina : 100 dhm = 2000 Mro che ovviamente non accettiamo….Ely si propone di cambiare a 3000 Mro, ma senza il regolare foglio di cambio che sappiamo essere obbligatorio qui….insomma un bel casino. Accettiamo il cambio più favorevole cambiando solo l’importo necessario per l’assicurazione…9000 Mro. Sembra incredibile per noi italiani che ci dissanguiamo ogni anno per assicurare la nostra auto, ma qui spendiamo 30 € per una copertura totale della durata di 20 giorni. Intanto Vanni è andato su tutte le furie perché il poliziotto di frontiera ha segnato la macchina sul mio passaporto anziché sul suo e che ha poi dovuto correggere facendo di una delle pagine del mio documento un pasticcio incredibile. Ma non è arrabbiato con lui…bensì con me. Sbraita con tutti sfoderando quella sua arroganza che io detesto….fa osservazioni del tutto inesatte al signore dell’assicurazione, si sente soffocato dai due cambiavalute che sono entrati, non invitati, nella piccola baracca di legno dell’assicuratore….inizia ad urlare contro tutti, si sente braccato e va in tilt. Ne esco stremata più per l’ansia che lui mi ha fatto venire che per le pratiche da sbrigare. Dopo esserne usciti, con l’assicurazione per 20 giorni ed i passaporti timbrati percorriamo i 40 km che ci separano da Nouadhibou. Il centro urbano è incasinato più che mai, sviluppandosi sulla strada affollata di tutto, auto, persone, carretti ed animali il tutto in movimento sui due lati ed intersecante la strada. Proseguiamo per altri 11 km verso Cansado, un piccolo paese che si affaccia sulla baia e dove troviamo il migliore hotel nel raggio di centinaia di chilometri, il Osiana che ci rapina con un costo di 16500 Mro, circa 150 €….ma non si può capire la tristezza di questo luogo, considerato qui, uno dei paesi poverissimi dell’africa, un vero lusso da far pagare caro. Si cena benissimo qui in hotel con zuppe di lenticchie e pesce freschissimo come menu fisso. In automatico ci viene servita acqua da bere…qui dell’alcool non se ne può nemmeno parlare!

04 Febbraio 2008

NOUADHIBOU – IWIK

Usciamo dal Osiana con due obiettivi precisi….prima di tutto cercare una banca che ci cambi con regolare ricevuta i djirham rimasti, poi andare all’ufficio del famoso Parco Nazionale Du Banc d’Arguin del quale abbiamo letto a profusione circa le sue bellezze naturalistiche prevalentemente ornitologiche. Molti degli uccelli migratori provenienti dal nord europa scelgono questi banchi di sabbia per una sosta a fini riproduttivi….potremmo andare per riprodurci anche noi…già che siamo da queste parti! Per quanto riguarda il cambio finisce che nonostante i buoni propositi di volerci muovere all’interno della legalità, ci rivolgiamo un’altra volta al mercato nero…tanto per non perdere 500 ougiya ogni 100 djirham cambiati. Sarebbe assurdo farsi rapinare dalle banche anche in vacanza! In seconda battuta andiamo a cercare la sede del Parco, che troviamo dopo una serie di informazioni chieste in città. E’ un edificio ad un solo piano dalla volumetria semplice e sulle cui pareti non rimane quasi traccia del colore di un tempo. Un ragazzo alto e nerissimo esce dalla porta principale e ci invita ad entrare…sembra quasi che ci aspettasse. Dopo una breve conversazione con il ragazzo che ci spiega tutte le possibilità che abbiamo nella nostra visita al parco, capiamo che la cosa migliore è arrivare attraverso la vecchia pista ad Iwik e da lì prendere una lancia di pescatori che ci porti in prossimità dei banchi d’Arguin ad ammirare gli uccelli….proseguire poi da Iwik verso il Capo Timiris e poi fino a Nouakchott. Ora dobbiamo solo cercare una guida che ci accompagni….naturalmente una di quelle ufficiali e preparate che la nostra guida Polaris raccomanda. Il ragazzo ci consiglia di rivolgerci al campeggio qui vicino per avere qualche nominativo di persone affidabili. Il ragazzo fa una telefonata e poco dopo arrivano in due, il proprietario del camping dall’aria sveglia e che sembra sapere il fatto suo…ed un altro smilzo e basso che indossa il caffettano tradizionale. Chiariamo subito che la guida deve essere regolarmente iscritta nell’elenco di quelle ufficiali, con tanto di foglio timbrato dall’ufficio governativo preposto….ci viene assicurato che questo Zinedin è regolarmente iscritto. Inizia la trattativa che lascio a Vanni allontanandomi, in questo lui è insuperabile ed io mi sento a disagio quando lo vedo tirare troppo con gente che sembra poverissima. L’operazione termina con un importo pattuito di 350 € per 8 giorni che ci vedranno, dopo il parco, raggiungere le famose biblioteche del deserto nelle antiche città di Atar, Ghinguetti e Ouadane, quindi verso la capitale Nouakchott. Sale in auto con noi, ma alla domanda – vogliamo vedere il tuo attestato – lui risponde laconico – è a casa -. Gli diamo subito i 100 euro dei 350 pattuiti, quindi gli diciamo che andiamo a casa sua a prendere l’attestato che vogliamo vedere., ma rilancia proponendo di andare alla sede dell’associazione che guarda caso è chiusa. Nel frattempo fa qualche telefonata, scende dall’auto e torna poco dopo con un bigliettino da visita ancora caldo di stampa….ci siamo fatti fregare! Siamo entrambi furiosi….propongo a Vanni di farci restituire i soldi e scaricarlo….ma realisticamente Vanni ribatte che sarebbe improbabile riaverli. Con l’ansia che ormai mi esce dalle orecchie per via della situazione ma soprattutto per Vanni che diventa insopportabile e mi giudica continuamente…questa volta se l’è presa perché nel momento delle trattative io sono andata in macchina lasciandolo solo…anzi perché non l’ho avvisato chiamandolo in disparte e comunicandogli che preferivo non seguire le contrattazioni. Incredibile….mi sembra di essere all’improvviso diventata la segretaria del presidente del consiglio! Rassegnati ormai della fregatura che ci siamo presi partiamo con il fetente a bordo verso alcuni negozi dove prendiamo qualcosa da mangiare….menta, tè, pane, mele. In auto l’aria è tesissima mentre procediamo sulla strada asfaltata allontanandoci da Nouadibou, poi Zinedin rompe il ghiaccio con una domanda….- vogliamo entrare subito nel parco percorrendo la vecchia pista fino a Iwik, oppure procedere per 180 km sull’asfalto e poi tagliare verso il villaggio?-. Nella prima ipotesi arriveremo a Iwik domani, dato che tra una cosa e l’altra è già l’una e 200 km di dune sono impegnative…Accettiamo la seconda ipotesi. Nel frattempo mostrando una carta stradale   a Zinedin mi rendo conto che sa riconoscere solo i numeri, ma non sa leggere…quindi vedere una carta geografica non è per lui significativo….lo odio! Sotto la calura di un sole cocente procediamo accompagnati dalle note di Cheb Chaled …la cassetta di Essaouira che però non riesce a scalfire la tensione a bordo. Ad un certo punto l’impostore dice a Vanni di rallentare….e di deviare dalla carreggiata per entrare nella piatta distesa di sabbia a perdita d’occhio alla nostra destra. Titubante Vanni sterza e cautamente conduce Gazelle sulla grande distesa di sabbia compatta color ocra….. in lontananza bellissime dune giallo intenso ci accompagnano in questo nostro fuoristrada verso il mare, mentre qualche cammello rappresenta l’unica forma di vita qui…oltre noi naturalmente. Ma ecco Zinedin ci propone di avvicinarci ad un albero isolato per un tè alla menta, accettiamo di buon grado e l’atmosfera si fa più rilassata. L’ottimo tè preparato sulle braci fatte con due rametti secchi dell’albero messe dentro una piccole buca nella sabbia ci fanno finalmente gustare il piacere immenso di essere qui, al centro di un paradiso. Strada facendo accendo il GPS ed inserisco le coordinate di qualche caposaldo del percorso che faremo che leggo sul depliant del parco…. mi sembra una buona occasione per prendere confidenza con lo strumento anche per i fuori strada. Zinedin non sbaglia mai…è come se avesse le coordinate ben fissate nella sua memoria di uomo del deserto dato che lo scarto che vedo sullo strumento tra la rotta del GPS e quella che genera Gazelle è davvero minima. Procedendo sulla sabbia compattata dalle mareggiate invernali arriviamo al mare favolosamente azzurro contenuto da un arco di sabbia chiara . A tratti vediamo qualche promontorio roccioso interrompere il profilo piatto della costa mentre poco dopo arriviamo ad Arkeiss, il primo villaggio del parco verso nord costituito da qualche tenda bianca e nient’altro. Arriviamo al campeggio di Iwik all’imbrunire. Ci accoglie una donna di colore vestita di un tessuto bianco avvolto sul corpo, ci sorride con denti bianchissimi e stranamente intatti. Ci accordiamo per un costo di 3000 ougiya al giorno per l’accampamento, più i pasti e le eventuali docce a 1000 ouriya l’una….qui l’acqua è preziosa e certo non la regalano! Andiamo alla sede del parco per prenotare la lancia di domani , quindi al negozio del paese per pagare i 20000 ouriya dovuti per il tour in mare e per i quali ci rilasciano una ricevuta scritta in arabo su un foglietto strappato da un foglio a quadretti. Il paese è formato da un groviglio disordinato di baracche di legno dai colori ormai slavati appoggiate sulla sabbia. Capre, galli e bambini razzolano disordinatamente tra i ritagli di sabbia lasciati liberi. Noto con un certo disappunto che gli uomini qui non stringono la mano alle donne in segno di saluto….che abitudini scortesi hanno questi musulmani! Ceniamo con ottimo pesce cotto alla griglia, riso e patate, alla luce fioca di un piccolo neon collegato ad una batteria per auto. Poi via, nella nostra tenda dentro ai caldi piumini anche se qui la temperatura è piacevole anche la sera ed il cielo stellato una favola.

05 Febbraio 2008

IWIK

L’appuntamento è alle 8 nel negozio del paese a 500 m dal campeggio. Zinedin ci consiglia di lasciare qui Gazelle e di andare al villaggio a piedi . Il cielo è piuttosto coperto, solo dopo qualche minuto di cammino i raggi obliqui del sole scaldano le tonalità del paesaggio attorno a noi stendendo ombre lungo di lato ai ciuffetti d’erba. E’ una meraviglia ….l’aria ancora fresca ci aiuta a svegliarci da un sonno interrotto troppo presto…camminiamo sulla crosta resa salata e scricchiolante dalle passate mereggiate, tra i gusci vuoti delle conchiglie bianche arrivate fino qui. Siamo ad almeno 200 m dal mare, non sembra possibile che l’acqua debba fare tanta strada durante le mareggiate…Il negozio è aperto, ma il nostro capitano non c’è ancora. Un ragazzo va ad avvisarlo, ma torna dicendo che bisogna aspettare che la marea si alzi per poter salire sulla barca, ancora appoggiata su un fianco nell’acqua bassa. Finisce che partiamo solo alle 10 salendo su di una scaletta addossata a prua per l’occasione….con i piedini tutti bagnati di acqua gelida. Prendiamo posto sulle assi appoggiate ma non fissate sul fondo del barcone da pesca e si va, con poco vento, rigorosamente a vela. Queste imbarcazioni non hanno motore perché all’interno del parco è assolutamente vietato averlo….le regole del parco sono ferree e vengono rispettate alla lettera, i motivi che hanno ispirato questa è il rispetto degli uccelli ed anche la tendenza a scoraggiare qualsiasi innovazione. Veleggiamo verso l’isola di Tidra e poi ancora verso i famosi banchi di sabbie emerse che ospitano le varie specie di uccelli migratori. Pian piano familiarizziamo con il marinaio, simpatico e cordiale, il capitano invece è molto sulle sue anche perché non parla francese e con noi proprio non c’è storia con l’arabo… Ci offrono il tè caldo e squisito come sempre, poi all’ora di pranzo il pesce appena fritto, ereditato pochi minuti prima da un altro barcone di pescatori che abbiamo incrociato durante la navigazione. Vediamo sulle sabbie affioranti i cormorani, pellicani, fenicotteri ed altre specie alle quali non è semplice per noi dare un nome, a parte le rondini. Certo i banchi che vediamo non sono poi così affollati come credevamo, la marea adesso è alta e chissà dove sono finiti questi uccelli. Ma è comunque un incanto qui…e noi stiamo benissimo nel mare silenzioso e rilassante. Rientriamo al villaggio verso sera…questa volta niente scaletta , il marinaio ci carica sulle sue spalle e ci porta camminando nell’acqua bassa, direttamente sulla battigia. Che gentilezza!…e che fustacchione…non sembrava vedendolo. Torniamo al campeggio soli, percorrendo a ritroso il breve tratto in leggera salita, poi ci prendiamo un po’ di riposo nella nostra tenda 5 stelle. Ieri nell’ufficio del parco ci siamo informati sulle possibilità di pesca in apnea nelle acque della riserva….la risposta è stata positiva, quindi se Massimo vorrà potrà venire a pescare qui, ma dovrà prima farsi rilasciare un permesso dal direttore del parco presso l’ufficio di Nouakchott e seguire le norme interne di regolamentazione della pesca. Certo il pesce di oggi era squisito ed i grandi merluzzi che la barca di pescatori ha scaricato sulla nostra sono un chiaro segno della pescosità di questi mari. Questa sera a cena siamo tantissimi ad affollare la saletta ristorante, oltre a noi due e Zinedin c’è una coppia di anziani francesi con le loro due guide. Il gestore del campeggio, un signore alto e magrissimo che ha circa la mia età, ci intrattiene parlandoci della situazione della popolazione che vive qui nel villaggio di Iwik e più in generale all’interno del territorio protetto del parco. E’ gentile e molto determinato nel denunciare una situazione difficilmente sostenibile da parte di queste genti. A differenza di molti giù al villaggio che sono a malapena secolarizzati, lui ha avuto la fortuna di studiare specializzandosi in oceanografia. Si chiama Sidi e veste l’abito tradizionale maritano costituito da una tunica bianca o azzurra decorata con passamaneria color oro, molto ampia e che si porta arricciata sulle spalle. La sua Email è iwikvacance@volia.fr e le coordinate del campeggio che gestisce,”l’Iwik Vacance” sono N 19°53’225”, WO 16°17’915”. Impossibile trovarlo senza una guida o senza questi riferimenti geografici. Il suo racconto è pacato ma incisivo ed estremamente umano. Senza arroganza né velleità di suscitare la nostra pietà espone l’obiettivo resoconto di una realtà che stenta ad autogestirsi in modo adeguato. Le sue parole non aggiungono molto a ciò che noi stessi abbiamo constatato passeggiando tra le baracche dei pescatori, ma ne segnano e chiariscono punti a noi sconosciuti. Stiamo parlando di un piccolo villaggio di pescatori della nazione più desertificata del mondo, con tutte le problematiche legate a ciò ed al fatto di dover sottostare alle rigide regole del parco che ne condizionano la crescita. Il numero delle lance di legno ereditate dalle Canarie spagnole come mezzi dimessi, non può aumentare. Ogni lancia ha una carte gris, praticamente un libretto di circolazione che ne attesta la proprietà, ma il numero delle carte gris nel parco è fisso , quindi le imbarcazioni possono essere riparate o sostituite ma non moltiplicarsi e questo fa si che l’economia dei villaggi, che si sostiene con la pesca, sia stagnante. Non esistono scuole qui….quindi i bambini se vogliono studiare devono trasferirsi in capitale con costi alti che le famiglie non possono sostenere. Non ci sono sorgenti e l’acqua potabile che arriva in cisterne dalla capitale o da Nouadhibou costa carissima….infine il desalinizzatore donato dalla Spagna funziona con un generatore a gasolio che al momento è fermo per mancanza di fondi per l’acquisto del carburante. Insomma un disastro aggravato dalla gestione del parco che quando riceve fondi da sponsor stranieri, anziché investire nelle strutture, sostituisce il parco macchine. Nemmeno il turismo è gran cosa qui, non rientrando questo parco tra le mete turistiche battute dai tour operator , l’afflusso esiguo di persone paganti non aiuta, così come la decisione solo politica….dice lui…. Della Francia di sospendere a tempo indeterminato la Paris-Dakar. L’uccisione dei 4 turisti francesi lo scorso dicembre non può essere considerato un atto terroristico di Alquaeda, dice, quanto piuttosto un atto di protesta contro il governo mauritano da parte di briganti locali per denunciare la situazione di grave precarietà economica nella quale la maggior parte dei cittadini versa. Ma perché colpire 4 francesi innocenti? Pensiamo noi…..per mettere in ginocchio l’economia di una nazione già poverissima? Questa tesi non regge! Alla fine Sidi chiede qualcosa anche per sé ….ovviamente! Gli servirebbero giusto un paio di pompe che consentano alle docce di erogare acqua che sia un po’ più abbondante di quel filo con il quale Vanni non è nemmeno riuscito a risciacquarsi del sapone….e le chiede proprio a lui che mai tornerà qui a farsi un’altra doccia! Prometto a Sidi di lasciargli le poche medicine che abbiamo con noi…non è molto, ma è pur sempre qualcosa per chi non ha quasi nulla. Dopo la conversazione sullo stato pietoso dei villaggi del Parco, iniziamo a conversare con la coppia di francesi che vengono spesso qui in Mauritania per trovare il figlio che lavora in capitale. Ci confermano ciò che noi avevamo solo sospettato….e cioè che le nostre carte di credito Visa e Mastercard sono inutilizzabili su tutto il territorio maritano ad eccezione di un paio di hotel di Nouakchott , il Mercure ed il Novotel. Incredibile ma vero, siamo entrati da soli 4 giorni e ci rimangono solo 30000 ougiya ….l’equivalente di 30 €…e 380 € in contanti. Poter dormire e mangiare a tempo indeterminato nella capitale, che tra l’altro non merita una sosta, non consola chi come noi aveva grandi progetti di escursioni alla ricerca dei vecchi testi e delle antiche città del deserto. Sob! Il problema sembra coinvolgere tutti i presenti, compresa la nostra guida non autorizzata, le due guide dei francesi e Sidi che con grande generosità si offre di prestarci il denaro sufficiente a coprire le spese del nostro soggiorno qui in Mauritania….ma lui non sa quanto siamo capaci di spendere noi nei 15 giorni che ci servirebbero per compiere il nostro tour qui. Rifiutiamo cortesemente, sbalorditi per l’estrema disponibilità di un uomo che sembra così povero. L’altra ipotesi che emerge come l’unica sostenibile è quella di abbandonare la Mauritania senza quasi averla vista, per arrivare al Mali attraverso il Senegal, più ospitale nei confronti dei turisti occidentali Visa dipendenti. Anche questa ipotesi non ci fa impazzire naturalmente se non per il fatto che così avremo una buona scusa per scaricare Zinedin in modo definitivo, liquidandolo con quei 100 € che ormai gli abbiamo dato. Questo sarà quello che gli diremo domani, qualunque sia la nostra decisione per il proseguimento del viaggio. Ma che comfort i nostri due sacchi a pelo di piuma d’oca!

06 Febbraio 2008

IWIK – NOUAKCHOTT

Lasciamo il villaggio dopo un bel saluto a Sidi e con esso il saldo del campeggio mezza pensione per un totale di 22000 ougiya . Usciamo dal parco a mani vuote, cioè senza la bottarga di muggine che viene preparata qui in grandi quantità e venduta in blocco ad un’associazione slow food toscana. Del resto sulle scansie del negozio del villaggio non mancavano gli spaghetti…questi buongustai terranno per sé la bottarga invenduta per preparare succulenti piatti. Lasciamo Iwik dirigendoci verso la statale che raggiungiamo dopo aver attraversato una ventina di chilometri di deserto di sabbia dai colori ocra. Poco dopo aver raggiunto la strada goudronnée fermiamo l’auto….è arrivato il momento di congedare Zinedin! Nasce una polemica che sembra non avere più fine…lui non ha nessuna intenzione di mollare l’osso, e vorrei ben vedere….quei 350 € pattuiti come compenso per 8 giorni di lavoro equivalgono al reddito medio annuale dei mauritani. Quindi perché accontentarsi dei 100 già incassati? Tanto più che l’annullamento della Paris Dakar ha provocato il crollo dell’afflusso turistico qui, rendendo piuttosto remota la possibilità di incontrare altri polli da accompagnare . Zinedin intavola una polemica stupida e senza speranza finalizzata ad incassare l’intera cifra pattuita. Stupida perché lui era presente ieri sera quando si parlava del fatto che non abbiamo più soldi per proseguire il nostro soggiorno qui….sa che non potremo dargli altro denaro, ma lui insiste dicendosi disposto a seguirci in Senegal per prendere il denaro e ritornare per il tour…..un delirio! Noi non abbiamo più bisogno di lui, quindi deve solo dirci dove preferisce essere scaricato….dovrà farsene una ragione! Insiste, dimostrando una ottusità che mi fa uscire dai gangheri ed inizio ad urlare…mi rendo conto in questa circostanza di essere abbastanza padrona del francese da potermi esprimere anche in preda alla collera più nera. Quello che vorrei fare è sbattere l’impostore analfabeta giù da Gazelle a calci e tirargli dietro il suo zaino…ma non è nel mio stile. Quindi gli dico che gli unici soldi che abbiamo sono 5000 ougiya , con i quali dobbiamo arrivare a Dakar, il primo luogo sulla nostra strada nel quale poter prelevare denaro. Gli faccio notare che il serbatoio è pieno solo a metà e che quindi con quel denaro forse non arriveremo nemmeno a Dakar.. Replica che verrà a Dakar con noi….ma noi non abbiamo bisogno di guide per arrivare là…e quindi essendo cambiati per forza di cose i programmi , la sua presenza d’ora in poi è del tutto inutile. Ancora non molla…cambio approccio. L’aggressività lascia il posto alle scuse. Mi scuso immensamente con lui per il fatto di avergli promesso che avrebbe lavorato più di quanto non sia poi successo….finalmente si rassegna ma vuole 3000 dei 5000 ougyia che ci sono rimasti….per mangiare oggi, dice, finchè non troverà un passaggio per Nouadibou. Tutto il denaro che gli abbiamo dato dice di averlo dato all’associazione delle guide alla quale però lui non appartiene….insomma prova a trarre il massimo vantaggio fino alla nausea, poi finalmente scende, lo salutiamo e Vanni gli regala una scatola di tè. Che sollievo! Ripartiamo finalmente soli, Gazelle sfreccia sulla lingua di asfalto tra le favolose dune del Sahara….siamo di nuovo liberi e felici!….sappiamo che quale che sia lo sviluppo del nostro viaggio, lo affronteremo insieme, con serenità e complicità. Arriviamo in prossimità della capitale nel pomeriggio, siamo diretti all’hotel Mercure che accetta carte Visa. Per raggiungerlo attraversiamo la periferia di questa città di recente fondazione. La prima pietra sulla sabbia, che tuttora la circonda, fu posta nel 1958, da allora la sua crescita è stata costante anche per via delle tante popolazioni ex nomadi che a causa della desertificazione hanno affollato i margini di Nouakchott creando attorno ad essa un grosso bacino di povertà. Le case sono basse ed anonime, nessun edificio spicca nella sua piatta sky line, nemmeno una palma o la torre di un acquedotto…ma poi arriviamo al Mercure dove come una doccia fredda ci arriva la notizia che l’hotel è pieno fino a sabato. Quasi crollo dietro la reception, poi mi riprendo abbastanza da riuscire a chiedere quale alternativa abbiamo qui in città noi Visa dipendenti. L’ex Novotel, ora Tfeila è l’alternativa possibile. La strada polverosa è piena di vecchie mercedes, carretti trainati dai muli e persone tante. Procediamo quasi inciampando ad ogni incrocio, dove le auto seguono flussi disordinati dirette ovunque, ma a velocità da tartaruga. Quando finalmente entriamo nella 106 del Tfeila ci sembra di essere in una reggia…siamo quasi un po’ in soggezione per via di questo che oggi ci sembra un lusso esagerato… la doccia…un regalo inestimabile, ed anche il comodo ed ampio lettone sul quale ci buttiamo esausti. Dall’esterno notizie poco confortanti ci confermano l’impossibilità di prelevare denaro con carte di credito, ed anche il direttore dell’hotel al quale chiediamo di poter usare la carta anche per prelevare denaro oltre che per pagare la camera, non può venirci così incontro….l’ipotesi di dover lasciare la Mauritania per il Senegal si fa sempre più concreta, ma Vanni vuole giocare anche l’ultima carta. Contatta la sua banca italiana per chiedere se è possibile avere un bonifico su una banca locale d’appoggio…naturalmente in tempi brevi…la risposta arriverà solo domani. Ceniamo in hotel piuttosto bene, ma qui non sembra nemmeno di essere in Africa, se non fosse per il colore scurissimo della pelle dei camerieri e per la totale assenza di bevande alcoliche dal menu. A proposito di questo dimenticavo di raccontare della perquisizione dell’auto ad un posto di blocco sulla strada verso la capitale, ovviamente finalizzata alla ricerca di alcool…la droga qui è un tale tabù che nessuno osa nemmeno pensare che possa essere nascosta da qualche parte. Ciò che non sappiamo è l’entità delle pene da scontare nel caso se ne sia in possesso. Mah!

07 Febbraio 2008

NOUAKCHOTT

Che bella dormita questa notte! Quando mi sveglio il tè è già freddo e Vanni arriva poco dopo…ha navigato un po’ in internet. Usciamo. Siamo curiosi di vedere qualcosa di questa grande città piena di bidonville, dove la maggior parte della popolazione è arrivata da lontano in cerca di qualcosa da mangiare per sopravvivere. Andiamo con Gazelle verso il mercato che però sembra impossibile raggiungere. Chiamare traffico il fenomeno nel quale siamo immersi è in questo caso improprio perché quel termine rimanda ad un idea di movimento…qui quasi del tutto assente. Le attività artigianali occupano i lati della carreggiata polverosa e quindi impediscono di superare da destra. In strada le auto si intrecciano ai flussi dei carretti pieni di merce da recapitare, agli animali ed alle persone che circolano un po’ ovunque. Alcune auto sono ferme …aspettano che il passeggero torni dal mercato? Ai lati schegge di fuoco escono dalle fucine dei fabbri , mentre donne colorate si spostano camminando tra le auto bloccate. Scendiamo anche noi a fare due passi sotto il sole cocente del mezzogiorno, tra scatole vuote di una piazza che doveva essere affollatissima visti i residui…il mercato è finito. Qualcuno intanto si affianca per convincerci sulla necessità di comprare un caffettano di ottimo tessuto, vediamo parcheggiata una vecchia Mercedes targata Bari, osservo incuriosita qualche banchetto che propone un po’ di tutto. Al rientro in hotel la notizia è che nessuna banca italiana garantisce l’arrivo di denaro in Mauritania ed anche volendo rischiare il tempo minimo di attesa è una settimana. Troppo per una sosta qui. Domani entreremo in Senegal, ormai è deciso…la Mauritania può attendere!


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