20 Mongolia
30 Maggio 2011
MILANO – MOSCA – ULAAN BAATAR
Siamo tornati a casa …. stessa camera, stessa receptionist il cui volto e’ familiare come quello ci Uchka quando all’alba di questa mattina la porta scorrevole dell’aeroporto ha inquadrato la sua esile figura ed il suo sorriso. Poi il nostro caldo abbraccio legato al ricordo delle avventure condivise qui nel suo bel paese e dalla capacità di Vanni di mantenere vivi i rapporti con le persone che più ci sono state care…. i nostri amici nel mondo. E’ per questa amicizia che ci lega che vorremmo essere qui quando fra un paio di settimane nascerà il suo secondo figlio e sarà un piacere fra qualche giorno rivedere la sua famiglia per ritrovare la semplice cortesia lasciata qualche mese fa dopo l’unica serata insieme. E’ con il sapore di queste piccole felici emozioni che ci addormentiamo stanchi e sereni nella nostra camera del Corporate hotel.
30 Maggio 2011
ULAAN BAATAR
La devastante notizia del razionamento del gasolio arriva con Vanni ed Asia al suo seguito . In tutto il paese per avere qualche litro di carburante occorre avere un cedolino rosso rilasciato dall’ufficio preposto …. ancora senza idee per baipassare il problema sembra proprio che dovremo raggiungere il confine russo a cavallo, il mezzo di trasporto preferito da molti mongoli nomadi sulla scia di una tradizione ancora viva… come non capirli visto lo stato delle piste sulle quali anche noi abbiamo viaggiato! Se è vero che ogni viaggio riserva intoppi e difficoltà da affrontare questo del gasolio ci sembra così assurdo da sembrare persino divertente… C’è da non credere che se esiste sul pianeta un paese dove difficilmente si trova carburante questo è proprio quello nel quale ci troviamo… causa dell’emergenza la Cina che in questo paese confinante più che in altri è responsabile di molti problemi contingenti consolidati dalla sua storica talvolta devastante egemonia. In Mongolia i giacimenti di petrolio non mancano ma non possiede raffinerie, compito del quale la Cina si è sempre fatto carico con una compravendita del prodotto che ha sempre garantito un equilibrio fra i due paesi … ora per via della sua rapida ed incontenibile crescita, di tutto il greggio acquistato e raffinato non ne ha rivenduto che una piccola quantità insufficiente per soddisfare il fabbisogno mongolo e che scaturirà presto in un disastro anche economico altrettanto allettante per l’economia cinese quanto il combustibile “sottratto” essendo impossibile per la Mongolia acquistarlo dalla confinante Russia che vende ad un prezzo superiore… insomma non convenendo acquistare noi rimaniamo a piedi! Un bottino di settanta litri è tutto quello che Vanni ed Uchka riescono ad ottenere, forse sufficiente per raggiungere la frontiera Siberiana, ma non per girovagare fra le poche mete a noi ancora sconosciute di questa Mongolia ormai sondata in ogni suo angolo più remoto. Come se non bastasse per un nostro errore sulle date dei visti rimangono ancora quindici giorni da spendere qui, incastrati tra un problema ed un errore siamo poco meno che prigionieri ad Ulaan Bataar. Quando esco è già estate, i clacson suonano incessantemente e l’eterna lotta fra pedoni ed automobilisti è feroce come sempre. Senza meta, dopo una doverosa sosta nella vicina piazza principale dove l’unica novità sono i ragazzi che sfrecciano sui tandem a noleggio, mi spingo verso l’esterno, evitando i percorsi già battuti, alla ricerca della città più verace, quella cresciuta attorno alla city dove spero di trovare qualcosa di nuovo. Il frastuono che sale dalle strade che percorro non è cambiato, né la quantità di mongoli con i quali talvolta mi scontro lungo gli affollati marciapiedi, ma poi ecco un piccolo mercato di frutta e verdura, un ubriaco stravaccato vicino alla fermata dell’autobus e mazzi di fiori. Gli occhi a mandorla sono ovunque numerosissimi, ma si diradano come per incanto oltre un’arteria trafficata che fa da barriera fra il caos ed il tranquillo quartiere che si sviluppa oltre seguendo il leggero movimento del terreno. Un paio di biliardi sul marciapiede attorno al quale due ragazzi si esibiscono in combattute carambole asfissiati dai gas di scarico, più oltre un piccolo canale cementato e pieno di rifiuti che supero attraversando un ponticello di legno. Proiettata verso la tranquillità di sentieri pedonali in terra battuta mi addentro nel quartiere popolare le cui case di legno, le gher e le catapecchie sono semi nascoste dietro recinti irregolari di assi di legno a formare pareti continue sui due lati. Su queste porte sgangherate che danno accesso ai cortili, linee sottili marcano i ritagli di lamiera che le rivestono ed un numero bianco scritto a mano spicca sul colore azzurro acceso. Il cadavere di un coniglio bianco coperto di mosche e grandi vertebre spolpate sono abbandonati a terra … segnali di un degrado nascosto dietro le impenetrabili staccionate. Eppure qualche ordinata casa in doghe di legno colorate come case di bambole spuntano qua e la confondendo le idee a chi come me sta passeggiando curiosa. Alle mie spalle verso valle, inquadrati dalla prospettiva di assi di legno gli alti edifici del centro rappresentano il mio faro, tra loro il più bello ha il profilo circolare che lo rende così speciale da essere considerato il simbolo della città almeno quanto il Colosseo lo è di Roma. Poi il ritorno in hotel dove mi aspetta un’altra cattiva notizia, la seconda di oggi… l’interprete italiano-russo che Uchka ci aveva assicurato di aver trovato è improvvisamente svanito dietro una improbabile scusa. Il giovane ragazzo che ci propone in sostituzione è timido ma il suo look gli da un’aria da bulletto Hi-pop. Parla russo e inglese ma non ha il visto per entrare in Siberia, per il cui ottenimento occorre aspettare almeno un mese… Uchka a volte è molto svampito, ed ora che sta per diventare papà per la seconda volta lo è ancora di più !
01 Giugno 2011
ULAAN BAATAR – KHARKHORUM
L’odissea del reperimento del gasolio ha impegnato la coppia di inseparabili per tutta la mattinata di ieri nel corso della quale Vanni ha sfoggiato l’intero repertorio dei suoi stratagemmi compreso la falsificazione della cedola regolarmente timbrata…. è adorabile quando non volendo rinunciare impegna la sua fantasia in modo spregiudicato…. I mongoli però sono più furbi di lui e così finiamo con l’acquistare il gasolio al mercato nero al costo proibitivo di 4000 Turghuk contro i 1500 del mercato regolare, questo dopo un paio d’ore di su e giù per la città e le numerose telefonate della nostra interprete mongola trasformatasi per l’occasione in un instancabile segugio. Pentiti di aver rifiutato la proposta di un signore che ci aveva agganciati all’uscita dell’hotel ci troviamo impegnati nell’inseguimento di un fuoristrada di aggancio fino all’interno di un polveroso cortile di periferia dove l’atmosfera vagamente equivoca ci fa pensare ad una imboscata, ma un signore esce da una catapecchia buia ed odorosa con una tanica da 20 litri in mano. Siamo salvi ora e possiamo proseguire lasciando la nevrotica ed ormai noiosa capitale per addentrarci nell’immensità del bellissimo territorio mongolo, le cui vallate profumano di erbe selvatiche e di libertà. Ora la meravigliosa steppa è attorno a noi e le sue ampie distese sono bordate da lontani morbidi rilievi dai colori sfumati come quelli sui quali stiamo viaggiando. La visita di ieri all’enorme cavallo metallico cavalcato dal mitico Chinggis Khaan al centro di un’ampia vallata è ormai solo un piacevole ricordo nonostante le superfici rilucenti nascondessero un ascensore troppo piccolo ed una scala larga non più di novanta centimetri lungo la quale i corpi ammassati di turisti locali si muovevano nei due sensi strisciando gli uni contro gli altri… l’aria irrespirabile, i bambini urlanti, insomma una esperienza claustrofobica ma molto mongola. La breve pista terrosa lungo la quale ora ci stiamo inoltrando conduce al luogo la cui attrattiva oltre alla piacevolezza delle montagne che lo circondano è una pietra a forma di fallo appoggiata ad un’altra scavata a forma di ciotola … la storia che ne spiega l’esistenza si perde nel passato quando 10.000 monaci vivevano nel monastero costruito in questo luogo e le famiglie che gravitavano nei pressi lamentavano le sistematiche avances rivolte alle ragazze più giovani … a guastare la festa un vecchio monaco che ne venne a conoscenza e che al fine di scoraggiare le scappatelle… ovvero il sesso sfrenato al quale volentieri si abbandonavano i più giovani, decise di mettere qui questo grande fallo per invocare gli dei affinché ponessero fine alla scabrosa situazione. Non si sa se l’operazione ebbe buon esito certo è che ora quel feticcio è venerato dalle donne che hanno problemi nel riprodursi e dagli uomini che ritengono insufficiente la loro virilità … l’uso che se ne fa ora è quindi esattamente il contrario di quello che lo ha generato….
03 Giugno 2011
KHARKHORUM – LAGO UGHJI
Arrivati ieri sera al Dreamland, il lussuoso campo gher che ci aveva ospitati di ritorno dal Gobi, siamo stati accolti da un acquazzone e dal venticinque volte campione del mondo di sumo, così raccontano i mongoli, il Sig. Dagvadorj le cui immagini giganti appese alle pareti del ristorante amplificano il timore dello stare accanto al suo enorme corpo per una foto. Dormire nella gher circondati dal solo tessuto di lana infeltrita ed una leggera struttura di legno da già una bella sensazione di respiro se poi la si cala su una distesa d’erba circondata dal bosco il dormire è piacevole almeno quanto il cielo di oggi che ha colorato il nostro risveglio di azzurro dopo essere usciti attraverso la bassa porticina della gher senza sbattere la testa. Tre chilometri e siamo già sull’obiettivo, la vecchia capitale è là, in versione ridotta rispetto a quella che fu, un decimo dell’originale. Le mura che la definiscono sono scandite da alte stupa bianche che come torri appuntite si stagliano contro le montagne lontane. Al loro interno i templi buddisti relativamente recenti occupano una piccola parte dello spazio vuoto lasciando libero gran parte del suolo coperto di ciuffi d’erba impolverata. Leoni in bassorilievo al centro di cerchi metallici accolgono le maniglie di grandi porte rosse e fantastici animali immaginati da chi li scolpì scivolano lungo gli spioventi arricciati dei tetti a pagoda mentre panciuti bracieri si collocano al centro dei cortili inquadrando le facciate in sequenze di coppie decrescenti. Al sobrio equilibrio degli esterni si sovrappone la ridondanza degli interni saturi dei Buddha dorati e di grandi statue colorate di divinità minori dedicati a temi contingenti come la famiglia, la fertilità, la morte, la nascita, l’inferno, il paradiso… sono divertenti le loro guance paffute, i loro sguardi minacciosi così come le dita piegate a formare corna propiziatorie e le corone di teschi sulle loro teste… il buddismo ha almeno aspetti divertenti e colorati. Sono così fortunata oggi da assistere ad una cerimonia religiosa che si sta svolgendo all’interno del tempio nel quale stiamo entrando…alcuni monaci avvolti in teli rossi stanno recitando preghiere le cui parole suonano piuttosto come un canto melodioso che esce dalle loro labbra, rilassante ed ipnotico per il ritmo lento di una litania sempre uguale calata nel profumo esotico di incensi bruciati. La strada verso il lago Ughii ci fa provare l’ebbrezza della sterrata rossa come gli abiti dei monaci e ben tenuta, un lusso rispetto a quelle che abbiamo percorso l’anno scorso entrando dal remoto confine occidentale, poi il lago come uno specchio perlaceo, quasi bianco attorno al quale come sempre lontane si alzano le onde lunghe dei dolci pendii brulli di erba secca. Capre e pecore brucano invece sulle verdi propaggini vicine al lago, ed i loro belati di soddisfazione arrivano piacevolmente al campo gher dove ci fermiamo per la notte… molto più spartano di quello di ieri, ma comunque un lusso da queste parti.
04 Giugno 2011
LAGO UGHJI – ULAAN BAATAR
La notte gelida ci sveglia non appena la stufa si spegne e la gher si trasforma in un frigorifero mentre i nostri sacchi a pelo sono rimasti inutilizzati in auto. Pone rimedio al gelo il Vanni che come la piccola fiammiferaia con l’aiuto della fiamma di un accendino borbottando incazzato riesce a riattivare le braci restituendo al nostro sonno il giusto tepore. La vista del lago questa mattina è così rilassante da farci dimenticare la scomodità del minuscolo lettino ed il silenzio totale è interrotto solo dal cinguettio di poche rondini la cui coda divaricata indica come un timone la direzione prescelta. Come puntini nel cielo azzurro le osserviamo dalla terrazza di legno del refettorio che si protende verso la costa vicinissima. La luce è perfetta così come le linee morbide dell’intorno che si insinuano sulla superficie piatta ora blu mentre in lontananza poche gher bianche risaltano sui declivi color nocciola. Il paesaggio che si apre attorno alla pista che stiamo seguendo ora ci da la stessa inebriante sensazione di libertà che generano gli ampi spazi aperti mentre lontane piramidi di terra che si alternano a colline tondeggianti ci accompagnano brulle e leggermente sfuocate dal riverbero di questa giornata ora caldissima. I valichi di poche centinaia di metri sui quali saliamo ci alzano abbastanza da mostrarci le meraviglie di questa incantevole steppa mongola in un saliscendi emozionante come quello delle metalliche montagne russe. Intanto greggi di pecore ostruiscono la strada ora asfaltata e cammelli e yak brucano tranquilli come i cavalli, scheletrici per la rigorosa dieta in vista delle competizioni del Naadam, la festa nazionale che inizia il 12 luglio. Noi invece siamo ancora impegnati nella strenua ricerca del gasolio che ci serve per raggiungere Ulaan Bataar, inutilmente fermi ad ogni distributore nonostante gli insistenti sorrisi alternati alle lamentazioni della nostra interprete ed ai cartoncini di vino rosso che Vanni porge ai benzinai con un sorriso complice sulle labbra. L’avvistamento delle pensiline rosse crea però sempre più deboli aspettative ma Vanni non molla…. lo adoro per questo, io sono il suo esatto contrario, almeno quando so che è lui ad occuparsi delle emergenze. Anche qui però nessuno abbocca al foglietto falsificato e sotto quelle pensiline un pezzo di carta incollato sulla pompa del diesel comunica chiaramente che il serbatoio è vuoto. Solo più tardi dopo aver osservato le colline rotonde come seni siliconati e le nuvole immobili sopra l’orizzonte, un caso fortunato ci da qualche speranza. Due camion militari sono fermi vicino ad un distributore. Hanno forato… ma terminata l’operazione di sostituzione, incitati dal benzinaio allettato dal vino italiano, i militari cedono al prezzo tutto sommato conveniente di 2000 turghuk i venticinque litri di oro nero che ci consentono di conquistare la cena in capitale al ristorante La Veranda ( tel. 330818 ) una bella coccola che gustiamo seduti sui divani di velluto viola e la terrazza che si apre su uno degli antichi templi più belli della città rendono l’ottimo cibo ancora più gustoso.
07 Giugno 2011
ULAAN BAATAR
La decisione presa ieri sera di lasciare al più presto la città ci ha dato una sferzata di energia che una serie di intoppi avevano smorzato …. come la strenua ricerca di un interprete. Il tempo rimasto in vista della nostra partenza verso la Siberia Orientale ormai agli sgoccioli ci aveva portato con molte perplessità ad accettare la proposta di Paa, il ragazzino Hi Pop, ma il visto già richiesto per soli trenta giorni non è infine arrivato perché non essendo Paa ancora maggiorenne può uscire dal paese solo se accompagnato da uno dei genitori…. la cosa incredibile è che ci siano voluti dieci giorni perché Uchka se ne accorgesse. Verso sera arriva Angel una ragazza troppo dinamica e decisamente nevrotica che conosce però benissimo sia il russo che l’ inglese…. non potrei sopportare la sua presenza per più di poche ore, ma il progetto definitivo del nostro viaggio, programmato giorno per giorno solo ieri sera mi salva infine da lei perché i trenta giorni di visto che potrebbe ottenere solo fra una ventina di giorni non ci servirebbero a molto. Considerando che abbiamo viaggiato per anni cavandocela egregiamente da soli decidiamo di rinunciare all’interprete e di stampare invece una serie di frasi che riassumono le nostre necessità più comuni tradotte in lingua russa, dando così una svolta avventurosa a questo viaggio che stenta a decollare e di scampare al disastro annunciato di partire con Angel. Per festeggiare ceniamo al Bistrò Francais ( tel. 320022 ), una buona alternativa al ristorante La Veranda … vini ed ottimi formaggi francesi, una crème bruleé strepitosa e la tanto desiderata tartare di carne per Vanni che non ha avuto ancora la soddisfazione di mangiarla preparata da cuochi asiatici. Felice conclusione di questa giornata tutto sommato positiva.
08 Giugno 2011
Ulaan Bataar – Secret of Ongi tourist camp
Arrivati ad Ulaan Baatar sulla scia di un piacevole ricordo ne fuggiamo ora con il serbatoio pieno lasciandola alle spalle senza rimpianti proiettati verso nuovi territori …. un bel sospiro e via verso le montagne verdi che ci avvicinano al confine. Pastori a cavallo in pastrani colorati accompagnano in eterne transumanze le pecore che punteggiano di bianco i prati, le lunghe pertiche mosse per raggrupparle, cani neri, mandrie di buoi, yak e cavalli scattanti. Viaggiamo felici a bordo della nostra Asia deliziati dalle ampie conche che attraversiamo come scivolando sulle onde lunghe di un oceano verde con la serenità ritrovata dell’andare senza ostacoli. Un’ora più tardi macchie di pini introducono lo sfondo del nostro Lodge i cui tetti aguzzi ed il legno delle pareti ci riportano alla familiare fisionomia dei nostri chalet di montagna, poi seguendo il profumo del legno raggiungiamo la nostra camera dove il salotto precede l’ alcova colorata di bordeaux e cornici di legno scuro. Alcune vespe ciccione sembrano abitarvi da tempo e per il momento non ci sono né l’ acqua corrente né il riscaldamento, inconvenienti subito compensati dalla gentilezza del gruppo di ragazze che lavorano qui. Vanni le conquista tutte entrando in cucina con il suo tritacarne portato dall’Italia con la premura di chi per una serie di motivi preferisce il comodo macinato alla scomoda masticazione… è proprio pigro il mio amore. Il termosifone elettrico acceso ed il piumone su di noi osserviamo stesi le montagne rischiarate dalla luce della luna appena sfuocate dalle tende trasparenti. Vanni è stato il primo ad avere il coraggio di entrare dentro le lenzuola dandomi l’occasione di osservare con calma i dettagli del suo buffo look di emergenza composto da calze di cotone, la maglia che spunta in basso dalle mutande alzate fin quasi alle ascelle ed alta panciera biancastra … mascherina azzurra ancora alzata sulla fronte, l’immancabile cerotto sul naso e tappi gialli nelle orecchie. Più sobria mi accosto a lui con mutandoni da sci su maglia di lana, cerotto al naso gentilmente concessomi e tappi gialli nelle orecchie… e sogni d’oro.
09 Giugno 2011
SECRET OF ONGI TOURIST CAMP
La luce fioca dell’aurora entra dalle grandi finestre d’angolo restituendo alla camera i colori ed una calda atmosfera mentre fuori dal bozzolo caldo dei nostri corpi i profili delle montagne ancora nere risaltano sullo sfondo che va accendendosi dei toni rosati dell’ alba. Risucchiata dalla profondità del sonno dai rumori discreti di Vanni mi sveglio definitivamente dalla lunga piacevole ronfata alla quale seguono in sequenza l’idea di sostituire i miei tappi ed il possibile ampliamento del bagno nella camera degli ospiti, idea che non gli piace minimamente. Lasciamo lo chalet ed il cancello alle nostre spalle ed avanziamo lungo la sterrata che sfiora un piccolo lago gettonato da alcune mucche e da un paio di famiglie che lo hanno scelto per un pranzo al sacco con bagno, tuffi e l’ allegria chiassosa di una breve vacanza, e poi di nuovo il silenzio che ci conduce all’asfalto. La statua di un grande Buddha dorato spunta solitaria dall’erba della vallata. Libero da involucri e calato nel suo elemento non poteva esserci una collocazione migliore di questa per la divinità che simboleggia l’armonia e l’equilibrio dell’intero universo…. il cielo azzurro fa risplendere le sue forme ed il suo sguardo serafico conferisce all’intorno una quiete infinita. E’ il luogo ideale dove fare una lunga sosta stesi sul prato ai suoi piedi … difficile spostare i nostri occhi dai suoi, dalla perfezione della sua figura incorniciata dalle montagne che sfumano lontane. Senza età, sospeso tra maschile e femminile, questo Buddha ci appare semplicemente divino. Qualche chilometro dopo un secondo analogo avvistamento ci calamita verso un secondo grande Buddha dorato che custodisce un ordinato cimitero. Oltre un alto cancello le stupe bianche in file ordinate occupano una piccola parte del grande prato che si perde all’orizzonte sulle colline. Ornate con mitici animali dipinti in bianco su fasce di pietra scura e coronate in alto da pennacchi dorati hanno alla base ciotole di offerte e piccole incensiere di pietra. File di tombe più semplici le precedono a ribadire che nemmeno la morte cancella le differenze sociali qui come in ogni parte del mondo… ma questa tranquilla vallata è senz’altro per tutti loro uno dei luoghi migliori dove concludere la propria vita. L’escursione torna alla cruda ma pittoresca realtà attraverso alcuni bassi edifici raggruppati lungo la strada a formare un piccolo centro abitato dal sapore di tempi passati. Decadenti ed affascinanti racchiudono tutto l’essenziale… l’officina ospitata in uno scassato edificio di legno e lamiera impolverato dalla terra battuta del piazzale, l’unico emporio rifornito di tutto comprese le leccornie per i più golosi, una farmacia e qualcos’altro nel grande edificio di tronchi. Persone sedute accanto alle porte di casa osservano le poche macchine che passano, i cani in cerca di qualcosa da mangiare e le poche persone che camminano sui pochi ciuffi d’erba cresciuti accanto ai solchi lasciati in passato da pneumatici affondati nel fango. I sidecar e le vecchie Lada farebbero impazzire un amante di auto d’epoca mentre un vecchio trattore russo dipinto di azzurro è immobile sulla piattaforma che ne fa un monumento dedicato al lavoro dei campi ed un paio di grandi falci e martello stilizzate risaltano sul casermone costruito dietro una breve fascia di vegetazione. Siamo fermi in uno dei tanti centri abitati che mostrano con modestia i simboli della storia più recente sovrapposti a quelli di un lontano passato. Il serbatoio quasi asciutto assaltiamo disperati un camion cisterna conquistando così i venticinque litri di carburante che ci consentiranno di tornare al Lodge e di raggiungere la frontiera. Anche i piccoli spostamenti extra non saranno più possibili… sigh.
14 Giugno 2011
SECRET OF ONGI TOURIST CAMP
Non essendovi abituati il relax si trasforma presto in noia, nessuno con cui scambiare due parole ed orde di mongoli chiassosi durante il weekend che bevono, ridono parlano ed urlano a volumi per noi disumani. Impossibile interagire, la loro lingua è solo un suono incomprensibile ed al nostro scarso interesse nei loro confronti corrisponde la totale indifferenza da parte loro tutti concentrati nel godersi i pochi giorni di baldoria … come biasimarli ! Ma tutto serve ed il bel tempo ci ha visti superare l’ avversione al trekking stimolandoci ad espandere il nostro territorio dalla camera 204 al bosco di abeti, betulle e fiori attorno allo chalet …. una novità piacevolmente colorata, esaltata dal sole che filtra attraverso le foglie ed i tronchi di betulla, sul ruscello che scorre accanto al sentiero e sui musi dei cavalli che pascolano tranquilli tra i cespugli. Qualche metro in più conquistato ogni giorno prima di stramazzare sfiniti sugli aghi di pino, fiori raccolti in un modesto mazzetto, la soddisfazione di obiettivi sempre più lontani raggiunti anche per compensare con lunghe passeggiate in salita la quantità di cibo che divoriamo stimolati dall’aria di montagna… una bella alternativa alla immobilità insopportabile quando si è appena iniziato un viaggio, il libro di cinquecento pagine consumato negli ultimi tre giorni rende bene l’idea dell’ozio forzato in vista dell’ agognato quindici giugno che è già domani e che festeggiamo con la gustosa torta al cioccolato che io stessa ho preparato in cucina. Gentilmente a mia disposizione le sei ragazze dello staff mi hanno aiutata a preparare ed hanno preso appunti …. me la sono sempre cavata bene in cucina ed ho spesso trascritto ricette per le amiche ma queste zelanti alunne mi fanno sentire per la prima volta una grande cuoca… che carine.