06 Dicembre 2006

BOLOGNA-MADRID-SAN JOSE’ DE COSTA RICA

La sveglia come un’eco nella camera ancora buia di Bologna sembra rimbalzare da una parete all’altra. Sono le 4.30 del mattino ma in cucina le tazze fumanti della veloce colazione sono già pronte. Quando appoggio le labbra alla tazza molto calda, solo allora sono abbastanza cosciente da capire che stiamo partendo per quello che sarà il nostro terzo avventuroso viaggio attraverso il continente americano. Siamo veloci nonostante le poche ore di sonno, l’entusiasmo per la partenza non lascia spazio all’ozio. Chiudiamo definitivamente il valigione contenente tra l’altro anche due panettoni ed almeno 3 kg di formaggio grana, ed i tre trolley, telefono al Radiotaxi ed in cinque minuti siamo già tutti e tre a bordo del macchinone bianco, diretti all’ormai familiare aeroporto Marconi. Vanni non si è ancora completamente ripreso dalla labirintite che lo infastidisce da una decina di giorni, ma ostenta un improbabile benessere per non preoccupare Gaia e me. E’ proprio lei, Gaia , la bella novità di questa partenza, con i suoi diciotto anni sta già rendendo questo viaggio più leggero e felice. Leggo negli occhi di Vanni la soddisfazione e la gioia legate a quella che è la cosa più bella del mondo, poter trascorrere dopo tanti anni quasi un mese con sua figlia, poter provvedere per lei, proteggerla e darle la possibilità di crescere attraverso un’esperienza che non è solo divertimento ma anche una grande lezione di vita. Imbarchiamo tutti i bagagli e passiamo veloci il controllo di sicurezza. Ora si parte. L’aereo decolla e noi iniziamo a sonnecchiare sereni di non dover far nulla per quasi due ore. Colazione a bordo ed è già quasi ora di atterrare per poi ripartire. Nel bell’aeroporto di Madrid rimane poco più di un’ora di tempo per un po’ di relax, non ricordiamo mai quanto è lontano il gate USR per raggiungere il quale abbiamo impiegato ben 40 minuti. Gaia fa scorta di profumi ed io mi concedo una colazione di tapas salate…buonissime . All’uscita 7 poco prima dell’imbarco Vanni ce la mette tutta per convincere una hostess della necessità per lui convalescente, di viaggiare in business. Lo osserviamo interpretare lo show, degno di un attore consumato con tanto di occhi lucidi ed orecchie abbassate, dal quale torna sorridente…ce l’ha fatta! Viaggerà in business. Siamo sinceramente contente per Lui ….ma anche invidiose da morire per cui iniziamo subito ad infamarlo e poco dopo ad elaborare una qualche forma di terribile vendetta. Vendetta che si colorirà nelle nostre fantasie di sfumature sempre più cupe parallelamente al trascorrere lento, troppo lento, delle ore a bordo, relegate come eravamo in quei pochi centimetri quadrati concessi a noi viaggiatori vittime della “disparità di classe” in tutti i sensi del termine. Nel frattempo leggo Terzani, l’ultimo suo libro che mi piace, ma che per gli argomenti trattati non fa che rimandarmi sempre a questo problema della disparità e dell’ingiustizia che l’uomo immancabilmente ripone e subisce …e questo aumenta il pathos del momento. Comunque ce la facciamo …dopo 10 ore di viaggio, alle 23.45 ora italiana, arriviamo a San Josè, stremati. Scendo e non li vedo…immagino siano davanti a me ma arrivano al ritiro bagagli dopo un tempo che mi sembra un’eternità visto il mio bisogno impellente di fumare. Li vedo e mi esce uno scatto d’ira poi mollo loro il carrello con i bagagli e mi precipito verso la libertà di una sigaretta che prende fuoco. Arrivano poco dopo mentre io già saluto Claudio che gentilissimo è venuto a prenderci, insieme andiamo verso il suo gippone ma siamo così goffi nei movimenti da sembrare delle papere. L’hotel verso il quale ci dirigiamo è il Best Western Irazù dove il rapporto qualità prezzo è buono e dove ci eravamo trovati bene nel corso del nostro soggiorno qui lo scorso maggio.
Ma siamo a Las Vegas o a San Josè? L’hotel in versione natalizia sembra illuminato a giorno dalle migliaia di lucine di tutti i colori…proprio non me l’ aspettavo tanta opulenza decorativa, dovunque lo sguardo si posi vede sempre rametti verdi, nastrini rossi, neve finta e luci, tante luci. Le camere 295 e 297 ci accolgono senza pretese in fondo ad un corridoio che sarebbe molto piaciuto a Kubrick….è lunghissimo. Da un momento all’altro ci aspettiamo di veder uscire da una delle camere che vi si affacciano quel matto di Jack Nicholson! Tra due ore Claudio tornerà a prenderci …per offrirci la cena nella sua nuova caffetteria adiacente alla galleria d’arte che ha inaugurato un mese fa. Una doccia ed un pò di riposo poi via alla reception dove arriva puntualissimo con Maria, la sua bellissima compagna cubana. La caffetteria è accogliente e tra i quadri appesi alle pareti riconosco quelli bellissimi di Pangio, ne vedo uno tra i tanti che vorrei tanto portarmi via! La cena è veloce ma ha tutto il sapore di un ritrovo familiare, caldo e rassicurante. Unica nota dolente per me, l’odore del tartufo che Vanni ha portato dall’Italia sul quale tutti si abbuffano entusiasti…mi consola pensare che se ne riparlerà solo tra un anno di tartufi puzzolenti! Rientriamo come degli spettri sonnecchianti finalmente nel nostro accogliente letto sul quale ci abbandoniamo esausti, sono le 4.30 ora italiana , svegli da 24 ore. Buona notte.

07 Dicembre 2006

SAN JOSE’

Dopo quattro ore mi sveglio, sono le 3.30 di notte…non ci posso credere! Devo aver esagerato ieri con i tè e le Coca cole. Ci alziamo dopo altre quattro ore di sonnellini ancora stanchi. Vanni esce quasi subito in missione per recuperare Carolina, mentre io rimango a letto a leggere Terzani. Gaia forse dorme ancora nella camera a fianco. Ma poi ecco..suona il telefono verso mezzogiorno, è lei, mi propone un idromassaggio in piscina ed io accetto volentieri. Il cielo è nuvoloso e a tratti spunta un sole potentissimo, l’estate qui stenta a decollare. Comunque in un’oretta riesco ad acquisire un sano colorito roseo. Di Vanni ancora nessuna notizia nonostante siano già le tre del pomeriggio…decidiamo di andare noi due in città a fare due passi ed un po’ di acquisti…in fondo siamo cresciute in una società consumista, pensiamo come per giustificarci. Il centro si riempie via via di persone ed anche lungo le strade pedonali l’affollamento è tale da rendere difficile trovare un proprio spazio di movimento…all’ingresso dei negozi giovani ragazzi indossano le magliette pubblicitarie delle attività che promuovono e ci invitano ad entrare. Musica esce dalle porte dei negozi più audaci e dagli amplificatori dei baskers lungo le strade…la vivacità è alle stelle ora mentre la luce si ritrae via via fino a scomparire. Alle 17 è già buio ed il centro si anima delle tante luci di natale e non, mentre la folla sembra in costante aumento. Facciamo qualche acquisto poi rientriamo accompagnate da un traffico sostenuto…Vanni ci è mancato oggi, ma lo troviamo in camera, seminudo in relax sul letto. E’ felice di essere riuscito ad avere Carolina ….finalmente domani inizierà il vero viaggio.

08 Dicembre 2006

SAN JOSE’ – PLAYA TAMARINDO

Non si può partire da San Josè senza una sosta alla caffetteria per un saluto a Maria e Valentina. Vanni non so come riesce a districarsi tra il labirinto di strade che ci separano da loro…è bravissimo come sempre penso mentre dal finestrino questa capitale fatta di casette basse e viali alberati sembra estendersi all’infinito. L’accoglienza è caldissima così come il tè che mi viene offerto accompagnato con la buona ciambella fatta secondo la ricetta della nonna di Claudio…ma dopo poco eccomi stesa su un materasso senza lenzuola sul retro in preda ad un mio attacco. Che palle, nemmeno in vacanza mi da tregua… ma poi panico per che cosa?…quale situazione di costrizione?….ma siamo matti?…si, a questo punto credo proprio di si! Valentina è in forma smagliante evidentemente avere un’occupazione la rende felice , la sua esuberanza è incontenibile, mentre Maria timida e riservata la subisce un po’ e fa delle facce strane ad ogni eccesso di lei…Comunque dopo una mezz’ora ripartiamo con obiettivo Playa Tamarindo dove il Best Western Vista Villa ha per noi due camere riservate…ma strada facendo vediamo oltre ad un lussureggiante paesaggio di prati e foreste anche il depliant degli hotel Barcelò ed a quel punto il BW non è più appetibile. Il piccolo paesino si snoda lungo una strada asfaltata che costeggia la lunga spiaggia, mentre lo percorriamo in auto vediamo sfilare i molti bar, negozi tra i quali a tratti scorgiamo qualche spicchio di mare. Non è azzurro come lo avevamo immaginato…del resto il pacifico non è il mar dei Caraibi e nonostante la Isla Tortuga ci avesse stupiti per le sabbie bianche ed il mare cristallino, rappresentava senz’altro, per la sua incredibile bellezza, una fantastica eccezione. Sfilando lungo l’unica via del paese vediamo che il Best Western non ha l’accesso diretto al mare, va da se che Carolina si dirige verso il Barcelò che però è full…iella massima…l’impatto era stato ottimo. Io e Gaia prendiamo un aperitivo per riprenderci dalla delusione mentre Vanni aspetta in auto un po’ stizzito. Anche il lussuoso Hotel Diria, presso il quale ci informiamo, non fa per noi…173$ a camera ci sembrano troppi…quindi torniamo sui nostri passi virando a 180° verso il Vista Villas dove con 173$ avremo entrambe le camere, ovvero i mini appartamenti confortevoli con vista mare che immediatamente occupiamo. Ignari di ciò che ci aspetterà al rientro andiamo a cena in un ristorantino del paese dove consumiamo, in compagnia di un bel gatto randagio che invece gradisce, la nostra cena davvero non esaltante. Ma rieccoci all’hotel , arrivo per prima nel piccolo disimpegno che dà accesso alle nostre camere e cosa vedo? …quattro cavallette giganti che iniziano a svolazzare spaventate mostrando le loro bellissime ali rosse. Immaginando la reazione di Gaia inizio a scacciarle con una ciabatta ma loro arrivano prima che la pulizia si sia conclusa e scatta la crisi di panico della piccola….sta malissimo, piange e trema come una foglia. Baipassiamo il problema entrando dalla porta finestra della veranda, cercando un passaggio tra i cespugli che delimitano il prato all’inglese di nostra pertinenza. Ma Gaia non si riprende….e Vanni amorevolmente dorme con lei aggiungendo allo stress di Gaia il pericolo oggettivo di finire in ospedale con una broncopolmonite per via dell’aria condizionata gelida che lui in cambio le impone. Mi addormento tranquilla, accarezzata dall’alito leggero della pala che gira al minimo sopra il mio letto, il mio ultimo pensiero va a Vanni che almeno questa sera non mi sfinirà con quella sua necessità tutta estiva di dormire a temperature polari.

09 Dicembre 2006

PLAYA TAMARINDO

Quando Vanni rientra in camera, con la mascherina alzata sulla fronte ed i tappi ancora inseriti nelle orecchie, mi trova china sul microonde. Avrei tanto voluto bere un tè….ma mi accorgo poco dopo che le bustine sono rimaste in auto. In preda ad uno strano attacco di operosità preparo il caffé per lui e mi infilo di nuovo sotto le lenzuola dove mi avvolge un riconoscente, tenero abbraccio. Finalmente frutta fresca a colazione poi arriva Gaia e partiamo per la spiaggia. La bassa marea ci mostra una distesa di sabbia lunghissima oltre la quale una striscia d’acqua blu scuro è affollata di improbabili surfisti, distesi sulle tavole allineate, in attesa delle onde che arriveranno solo nel pomeriggio. Prendiamo un ombrellone e due lettini ed io mi avventuro a piedi lungo l’ ampio bagnasciuga disseminato di piccoli speroni di rocce marrone scuro. La bassa marea ha lasciato scoperti almeno cinquanta metri di sabbia, dalla cui superficie dorata emergono venature scure a formare disegni che ricordano il movimento dell’acqua che gradatamente si ritira. Rimango all’ombra del piccolo ombrellone chiaro mentre Gaia invece protesta all’arrivo di ogni nuvola …un divario di melanina ci rende, in questo senso, inconciliabili. Vanni nel frattempo si è dedicato a Carolina con l’amore di sempre, ma quando lo incontriamo in hotel verso l’una sembra estremamente affaticato. La labirintite non gli dà tregua ed ogni suo sforzo fisico si ripercuote su di lui come un boomerang. Ci prendiamo una siesta di coccole sotto il ventilatore, nella penombra della camera poi di nuovo il mare dove vediamo finalmente le grandi onde ma non i surfisti che forse nel frattempo ne sono stati inghiottiti. Una passeggiata di ricognizione lungo il paese poi un fantastico baretto che Gaia vede tra la vegetazione a ridosso della spiaggia. E’ nostro, sento di appartenere a quel luogo, mentre ci accomodiamo sulle poltroncine di plastica arancione decisamente anni ’70, all’ombra del fogliame alto sopra di noi. A qualche metro poche bancarelle espongono i prodotti di alcuni rasta creando una vivacità tutta caraibica. Pina colada per Gaia e un daikiri per me, il pomeriggio scorre piacevole mentre godiamo della splendida atmosfera tra chiacchiere e patatine fritte fino quasi al tramonto che vediamo rientrando attraverso la spiaggia, ora cortissima, verso l’hotel. Il rosa del cielo colora via via tutto ciò che ci circonda di tinte sempre più accese, ci sentiamo gradatamente proiettate in un’atmosfera irreale mentre anche i suoni si fanno sempre più ovattati, stiamo svenendo? no siamo felici. Vanni è sempre più sofferente, tanto da dover rinunciare al tavolo già prenotato al ristorante dell’hotel Diari. Il colpo di grazia glielo assesto io con una schiacciante vittoria a backgammon …che lo fa fuggire immediatamente verso la camera da letto.

10 Dicembre 2006

PLAYA TAMARINDO

Giornata un po’ moscia sulla spiaggia…il cielo è velato e circola poca energia. Alle quattro del pomeriggio arriva Vanni e insieme andiamo al “copacabana”, il localino di ieri sulla spiaggia. La giornata prende quota con un buon Cuba libre e le solite patate fritte. Ci accompagnano le note di un bravo cantante brasiliano…sulle note di “alegria es mejor que tristesa”. Cena al ristorante super dell’hotel Diari. Vanni quasi si strozza per la Tbone che proprio non gli scende ma i nostri piatti sono fantastici.


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