13 Aprile 2006

BOLOGNA – GUAYAQUIL

La compagnia di bandiera Iberia non è stata affidabile come spesso accade…è così che ripartiamo da Madrid, dopo una seratina all’osteria Venancia ed un pernottamento al Best Western stranamente più confortevole degli altri, con quattro ore di ritardo alle quattro del pomeriggio ma sappiamo che il viaggio in business sarà comodissimo ed il fuso orario ci sarà favorevole con uno sconto di ben sette ore al nostro arrivo in Ecuador. Il Doral di Guayaquil non è proprio il massimo ma è un po’ casa per noi che vi abbiamo soggiornato per diversi giorni a febbraio..e poi lì poco distante nel garage di Luisa c’è la nostra Carolina ad attenderci immota e come sempre fedelissima. Arriviamo tardissimo in hotel..è quasi mezzanotte ed anche in aereo abbiamo dormito..praticamente due notti a distanza ravvicinata..un bel riposo in vista delle fatiche che seguiranno …. dopo un Tavor è ancora l’oblio e domani mattina sarà già il 14 aprile. Usciamo in fretta dal Doral e riorganizziamo i bagagli che troviamo sulla macchina…cose delle quali ci eravamo dimenticati riaffiorano dalle valigie aperte..è come trovare dei regali a sorpresa..in fondo quelle valigie sono un po’ come il nostro uovo di pasqua! Dopo un piccolo omaggio a Luisa …un pezzo di prosciutto from Italy … partiamo verso la costa..leggo sulla guida che incontreremo il parco nazionale di Machalilla e così, forse per associazione a Vendicari in Sicilia, ne siamo curiosi ed andiamo verso Puerto Lopez dopo una breve sosta alla spiaggetta “ los frailes “. Scegliamo un lodge a gestione italo – svizzera..il Mandala, dove occupiamo la ex residenza dei proprietari …. Aurelio e Maya simpatici ed estremamente ospitali. Ci circondano manufatti e quadri di loro produzione e di gran buon gusto..sono stati bravi a creare un ambiente così rilassante immerso nella vegetazione lussureggiante tipica di queste fasce equatoriali. La nostra grande camera è al primo piano di un piccolo edificio in legno, circondata sui tre lati da un terrazzo sempre in legno che domina il giardino, ci separano dall’esterno una fila continua di vetrate a quadrelli dalle quali possiamo osservare tutto..anche la spiaggia vicinissima. E’ un po’ come essere a Diani ..la zanzariera sul letto, il verde, il legno, la forte commistione tra esterno ed interno ed il rumore del mare che accompagnerà tutte le nostre notti.

16 Aprile 2006

PUERTO LOPEZ – QUITO

Partiamo ad un’ora imprecisata della mattina..da quando siamo arrivati non abbiamo più riferimenti temporali precisi , il cellulare è sempre spento e la macchina non ha orologio.. Il nostro obiettivo è raggiungere Quito questa sera, città dalla quale ci separano 450 km di strada di montagna e 2780 metri di altitudine. La strada è quasi tutta tra la foresta che si arrampica sulle pendici prima e poi sulle montagne dove non esistono altri colori che il verde e l’azzurro del cielo che all’orizzonte si fa grigio e nuvoloso. Dopo svariate ore di auto Vanni si accorge che stranamente l’indicatore segnala che il carburante è finito dopo soli 400 km di strada e, mistero fitto, al distributore con soli 45 litri il serbatoio da 90 è pieno….sorge il dubbio che qualcuno abbia introdotto nel serbatoio qualcosa che lo riempie per metà! Pensiamo subito più che ad un guasto ad un traffico illecito di droga di cui saremmo il corriere inconsapevole…siamo un po’ fusi credo ma lo spirito di avventura che caratterizzerà il proseguo del viaggio attraverso la Colombia ci proietta in questa circostanza sull’ipotesi più improbabile . Il viaggio è faticoso e l’unica sosta che ci concediamo è appunto quella alla stazione di servizio, ad un certo punto sembra di essere in un girone dantesco…immersi nelle nuvole tra corriere che arrancano in salita e camion con enormi semirimorchi che sfrecciano in discesa sull’altra corsia. Siamo massacrati quando arriviamo al Best Western Plaza Casinò, ma ci accoglie una fantastica suite al settimo piano dotata di una spaziosa scrivania dalla quale sto scrivendo e di una vista a 270° sulla città che ancora freme sotto di noi instancabile. Cena in camera e a letto.

17 Aprile 2006

QUITO

Ci svegliamo presto ma ci prepariamo con calma, non abbiamo fretta di esplorare questa città che pare non essere molto diversa dalle altre coloniali che già abbiamo visto altrove, l’unica urgenza è portare la Carolina alla Toyota per sapere se il nostro delirio di ieri ha un qualche fondamento…ma anche qui in Ecuador la Toyota è molto gettonata ed il responso ci sarà dato solo domani..quindi ci godiamo la città che vediamo si arrampica sulle pendici delle montagne proprio come La Paz. La old town è piena di bellissimi edifici coloniali che ormai ben conosciamo, con le loro decorazioni bianche sulle facciate colorate ed i riservati patii interni . Gironzoliamo un po’ tra le due importanti piazze e ci colpiscono due soldati in uniforme storica completa di alabarda che fanno la guardia all’entrata del palazzo del governo. Entriamo nella cattedrale di San Francisco il cui interno riccamente decorato di belle statue in legno e di cornici dorate in stile moresco ci colpisce soprattutto per il pavimento in legno che scricchiola sotto i nostri piedi. Molte persone pregano sottovoce…come se raccontassero i loro segreti a qualcuno..ed in fondo per loro è proprio così. Al museo, che occupa gli spazi dell’ex convento, mi soffermo su alcuni quadri del XVIII secolo di scuola ecuadoregna … sembrano surreali con quelle scritte che escono dalle bocche delle figure rappresentate. Saranno l’archetipo del fumetto? Camminando nel parco assistiamo ad una lezione di medicina generale con tanto di manichino anatomico, l’insegnante improvvisato è un venditore di chissà quale pozione prodigiosa per l’eterna giovinezza, lo fotografiamo mentre un crocicchio di una decina di persone lo osserva curioso..lui intanto brandisce con la mano un fegato verosimile mentre gli astanti guardano noi sorpresi per la foto che scattiamo. Per la serata ci consigliano un localino cubano dove mangiamo benissimo ma senza la musica dal vivo che ci aspettavamo, il lunedì non è serata di divertimento nemmeno in capitale…e così io e Vanni iniziamo una infinita conversazione sulla felicità, sulla genialità e sulla vita in generale..poi a nanna, c’è un freddo polare questa sera, rientriamo nell’accogliente tepore della nostra suite…fuori la città si muove di lucine bianche e rosse.

18 Aprile 2006

QUITO

Alle 7 sono già sveglia, preparo un caffè per Vanni che ancora dorme nell’altra stanza, mentre sorseggio il mio tè caldo, è comodo avere un bollitore qui a portata di mano..mi corico dietro di lui abbracciandolo e sento che mi desidera. Dopo un po’ di sano sesso andiamo al piano di sopra per la colazione panoramica ed usciamo subito dopo ma con obiettivi diversi…lui alla Toyota ed io a caccia di arte contemporanea. Il taxi corre veloce verso la città vecchia illuminata da un sole cocente, sono solo le 11 quando arrivo al Centro Cultural Metropolitano e mi gusto una prima sessione di opere moderne alcune delle quali davvero interessanti come la tela di Guayasamin raffigurante i visi di una donna con bambino in blu..poi alla fondazione Egas con i suoi coloratissimi soggetti tribali ed infine al Museo National dove trovo ancora bellissimi manufatti di arte precolombiana che non hanno nulla da invidiare a quelli dei musei di Lima ..in fondo allora non esistevano confini culturali nei territori della costa occidentale sudamericana. Una bella collezione di arte moderna e contemporanea e poi una personale di Tabara uno dei massimi esponenti dell’arte moderna ecuadoregna..sono felice, da Buenos Aires non avevo più visto nulla del genere..fa piacere sapere che in un paese così povero come l’Ecuador l’arte sia sostenuta ed incoraggiata. Quando rientro Vanni è al massaggio…sgranocchio qualche patatina mentre bevo una coca cola ghiacciata . Quando riappare tutto profumato di oli essenziali io ho già concluso il mio lavoro quotidiano di scaricamento e catalogazione delle foto…sono soddisfatta che anche quelle fatte all’interno del museo siano venute bene, ovviamente gli propongo subito le immagini del catalogo che mi hanno più entusiasmata…forse per questo o forse per il freddo della sera prima al cubano inizia ad avere dei crampi addominali che si trasformano in una tragedia con febbre , lunghi stazionamenti in bagno e lenzuola cambiate in emergenza…ceniamo quindi al ristorante dell’ hotel con vista panoramica, ma finisco la cena da sola … per ovvi motivi.

19 Aprile 2006

QUITO

Vanni sta molto meglio oggi…usciamo insieme in taxi ma per obiettivi diversi, la prima a scendere sono io , in una stradina ripidissima sulla quale si affaccia la fondazione Guayasamin, dove le opere e le sue collezioni di arte coloniale e precolombiana sono raccolte nei tre differenti edifici in stile coloniale all’interno del giardino che li ospita. Mi dedico con entusiasmo all’esplorazione di quelle sale piene di tele che mi fanno impazzire..è davvero un genio questo Guayasamin…non per niente è considerato il più grande pittore nazionale e gode di fama internazionale, ha ritratto alcuni dei più famosi uomini politici e capi di stato tra cui Fidel ed il Re di Spagna Carlos.. Sono affascinata dalle tematiche che sviluppa nei suoi dipinti, di denuncia delle violenze e delle ingiustizie sociali…insomma come molti dei grandi artisti sudamericani la sua opera è volta alla condanna delle posizioni antisociali più radicali delle dittature sudamericane, leggo sulla parete una scritta a grandi caratteri che dice più o meno così: “PIANGEVO PERCHE’ NON AVEVO LE SCARPE…POI VIDI UN BAMBINO CHE NON AVEVA I PIEDI”…sembra uscita dalla penna di Pablo Neruda , che lui conosceva molto bene, per affinità di pensiero. Dopo aver gustato la mostra mi riposo gustando un hugo de pigna seduta nella terrazza della fondazione che in fondo al giardino si affaccia sulla città tentacolare, il sole compensa la temperatura altrimenti fresca dell’altitudine…insomma sto benissimo. Sono quasi agli sgoccioli con i dollari..il catalogo mi ha dissanguata , ma decido comunque di procedere arrampicandomi sulla ripida stradina per raggiungere la “cappella dell’uomo”, finalmente un santuario dedicato all’uomo e non ad un dio! L’edificio fu concepito dal pittore ma fu poi realizzato solo dopo la sua morte nel 1999 da un famoso architetto sudamericano, vi sono racchiuse le sue opere più grandi dell’ultimo decennio…tele che non hanno nulla da invidiare al Guernica di Picasso….anzi mi sorge il dubbio che si siano un po’ contaminati . Mi sento così leggera mentre cammino avanzando di opera in opera…sono felice e piena di energie e di idee. Rientro a piedi in hotel, un paio di chilometri non mi faranno male e non mi sono rimasti che pochi centesimi ..troppo pochi per un taxi, ne approfitto per scattare qualche foto ad edifici interessanti di recente edificazione. E’ già metà pomeriggio quando rientro stanca in hotel, il nostro appartamentino mi accoglie come sempre con un’atmosfera calda e familiare, apro tutte le tende per godere ancora una volta del bellissimo scenario che si apre dall’alto del nostro settimo piano..subito dopo Vanni è con me a condividere questo nostro bel nido .. Alle 18 un altro taxi ci porta alla Alianza Francesa nel cui auditorium ho letto ci sarà un concerto del gruppo Jazz più in voga in Ecuador…si tratta del CABO FRIO JAZZ TRIO, rimaniamo in attesa per più di un’ora in quella che ci rendiamo conto essere una scuola superiore di matrice francese..sembra di essere tornati all’università…poi quando gli studenti iniziano a scomparire dalla nostra vista è già ora di entrare ad ascoltare questo concerto per pochi amanti del jazz che ci piace ma non ci esalta…direi che ne abbiamo sentiti di migliori!
Cena e pernottamento in hotel.


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