11 Gennaio 2006

SALTA – VILLAZON

Partiamo verso Humauala optando per la strada che attraversa la foresta dove la vegetazione rigogliosa fa da cornice alle migliaia di farfalle bianche. Si succedono al verde intenso le rocce policrome di Jujuy e poi uno sciopero che blocca la strada per una ventina di minuti….. capiamo solo sommariamente le ragioni della protesta e passiamo oltre. Humauaca, la città indio famosa per le sue casette ad un solo piano di mattoni crudi, ci sembra al di sotto delle aspettative ma vi acquistiamo tre poncho di alpacha a tinta unita ed un grande poncho tradizionale decorato con motivi geometrici bianchi su fondo azzurro. Scopriamo in questa circostanza che dai colori di un poncho tradizionale si può risalire alla città nella quale è stato tessuto…..ogni città ha i suoi colori caratteristici così come i motivi decorativi che vi sono stati tessuti ed ogni poncho riassume la storia del luogo nel quale è stato confezionato. Vanni si esibisce per l’occasione in una trattativa estenuante che lo vede strappare un prezzo molto conveniente invece io impietosita dall’espressione disperata del venditore e pensando che qui non navigano certo nell’oro gli regalo cinque dollari. Vanni si trasforma in un puma e dopo avermi mangiato la faccia si incammina velocemente verso Carolina. Lo raggiungo con calma più arrabbiata di lui…. non mi era sembrato un gesto così irrispettoso nei suoi confronti…. certo gli ho spostato di cinque miseri dollari la trattativa con un commerciante che tanto povero non sarà, ma detesto il suo accanimento nelle trattative. Procediamo in silenzio per un pò ma ritroviamo presto il nostro equilibrio di sempre in prossimità della cittadina di Quiaca e del confine boliviano che raggiungiamo verso le 19. Gli uffici pullulano di persone i cui abiti colorati animano l’ambiente angusto e neutro ma per contro ci fanno perdere un sacco di tempo…..osserviamo rapiti la bellezza di queste donne indio vestite con ampie gonne a pieghe lunghe fino al ginocchio. Due lunghe trecce raccolte sulla schiena da fili di lana neri che le fanno sembrare ancora più lunghe spuntano in alto dal cappello che a volte è una bombetta marrone….. belle nei loro colori sgargianti indossano un immancabile fagotto di tessuto a righe legato sulla schiena. Spesso dentro quel fagotto c’è un bambino dalla pelle color cioccolato come la loro. Trovare un hotel accettabile qui a Villazon, il corrispettivo di Quiaca sul versante boliviano, non è una cosa semplice…. facciamo un primo tentativo che però non ci soddisfa nonostante l’hotel occupi un edificio nuovo con tanto di volumetrie a sbalzo rivestite di vetro specchiato…. la camera che vado a vedere però è maleodorante e non c’è l’autorimessa. Optiamo per il Plaza, un tre stelle pulito ma essenziale e con finestre ermeticamente chiuse però almeno c’è il servizio di custodia delle auto. La pecca arriva più tardi, quando rientrando dalla cena ci accorgiamo che tutte le porte sono aperte in alto ed i rumori di tutti si mescolano nel piccolo disimpegno comune…. insomma è come se tutti dormissimo nella stessa stanza. Il bagno si allaga dopo la prima doccia e la naftalina appoggiata sullo scarico per scoraggiare la salita di animalini emana un odore piuttosto sgradevole. Mentre chiacchieriamo facciamo qualche considerazione sul nostro viaggio …. siamo a più di 5000 chilometri dall’ormai lontanissima Ushuaia, ad una quota di 3500 metri che rende faticoso anche respirare. Anche stesi il cuore batte all’impazzata fino ad assestarsi dopo ogni respiro profondo…. Vanni invece dice di non sentire nessuno strano effetto ….. che sia diventato un uomo bionico? Inizio a crederlo dato che pur guidando tutto il giorno conserva sempre molte energie.

12 Gennaio 2006

VILLAZON – UYUNI

Alle otto i rumori dei vicini mi svegliano….alcuni bambini stanno guardando i cartoni animati ad un volume improponibile a quest’ora del mattino. Ne approfitto per leggere “La terra del fuoco” di Coloen poi quando anche il mio amor si sveglia scendiamo per la colazione e vado in esplorazione di questo vivace paese che al passaggio di ieri mi aveva incuriosita. Le signore indio vestite in abiti variopinti continuano a conquistarmi, oggi sembrano tutte intente a lavorare all’uncinetto o ai ferri o a filare un pugno di lana mentre ingannano il tempo tra un cliente e l’altro sedute accanto alle loro bancarelle di frutta. Provo a fotografarne qualcuna ma non gradiscono affatto e mi mostrano quasi tutte la schiena che comunque non è male con quelle lunghe trecce di capelli neri. La cittadina è piuttosto vivace con i suoi vecchi edifici coloniali ad un paio di piani dalle facciate colorate e le bancarelle sparse nelle vie del centro incrementano l’energia che vi si respira. Dopo la passeggiata di ricognizione partiamo diretti ad Uyuni che da qui dista 300 km di sterrata dei quali solo i primi trenta sono scorrevoli ma poi la strada si fa dura….. incrociamo autobus carichi di locali e camion che arrancano in salita, poi una serie di vecchie Toyota Land Cruiser identiche a Carolina che conquistano Vanni visibilmente di ottimo umore per l’inaspettato incontro. Saluta i conducenti e ripartiamo verso i paesaggi bellissimi i cui colori sembrano stesi a pennellate da un bravo pittore impressionista…. le vallate sono come oasi verdissime chiuse in canyon di alte rocce. Il cielo si fa improvvisamente scurissimo ed inizia a piovere, ma all’orizzonte il paesaggio è illuminato a macchie dai raggi del sole che per contrasto sembrano potentissimi. Attraversiamo Atocha un villaggio aggrappato alla montagna le cui case di terra cruda sono appena visibili sullo sfondo dello stesso colore, poi ecco gli edifici dismessi di una vecchia miniera ora in disuso e piccoli fiumi accanto a dune di sabbia, il tutto condito da qualche fulmine e coloratissimi arcobaleni…. insomma una meraviglia. La cittadina di Uyuni ci appare sotto la pioggia affascinante e colorata ….. anche il vecchio treno che rallenta verso la stazione ha una sua particolare bellezza e che dire dell’originalissimo Hotel “Jardin de Uyuni” dove decidiamo di fermarci… è così armonioso il mix di colori blu e terra di siena alle pareti e le coperte di lana a righe in tinte vivaci che avvolgono i cuscini dei divani in muratura. Sul pavimento tappeti di lana colorati ed un bel camino pieno di oggetti antichi. Sono felice di fermarmi in questo hotel così scenografico e Juan il proprietario è simpatico e si da da fare per organizzarci un tour di tre giorni con guida alla scoperta dei luoghi più belli della Bolivia Sud occidentale ( Hidalgo Tours di Juan Quesada Valda www.salardeuyuni.net – www.palaciodesal.com e-mail: uyusalht@ceibo.entelnet.bo ) …. entusiasti accattiamo di buon grado il progetto…. partiremo domani mattina alle 10.30. La nostra camera riprende i colori ed i materiali dell’hotel…. il pavimento di legno scuro è costellato di tappetini a righe colorate mentre i due letti in muratura sono colorati di azzurro con coperte in tinta. Dopo il relax e le foto all’hotel andiamo a cena in un posticino consigliato dal proprietario dove la pizza sembra essere la specialità della casa. Entriamo attirati dalla vivacità del locale che sembra piuttosto un pub affollato di giovani ragazzi europei …. ci ritroviamo così a gustare la pizza canticchiando il ritornello di Dancing Queen che sentiamo in sottofondo…. chi lo avrebbe mai detto che avremmo ascoltato la musica degli Abba qui in Bolivia! Rientriamo con il fiato corto in camera dove crolliamo come sassi.

13 Gennaio 2006

UYUNI – VILLAMAR

Lo shopping della mattinata si è consumato acquistando al mercato un tubetto di dentifricio ed un sacchetto di foglie di coca che se masticate come i locali fanno abitualmente dovrebbero aiutare a dare una sferzata di energia a compensare la spossatezza derivante dalla carenza di ossigeno qui a 3800 metri! E’ stato Willy, la nostra guida per il tour, a consigliarci l’acquisto delle foglioline ed anche ora è con noi seduto sul sedile posteriore di Carolina ….. simpatico, gentile ed esperto conosce a menadito tutte le sterrate che percorriamo. Le piste propongono da subito una serie di ostacoli tra cui alcuni guadi che inizialmente affrontiamo titubanti…. ma poi finiamo col fidarci ciecamente di Willy e col procedere fiduciosi anche di fronte a corsi d’acqua dei quali non si vede il fondo….. di fronte ad una serie di laghetti però Willy scende per cercare una pista alternativa …. che comodità! …. e poi è di una gentilezza infinita, è sempre lui ad aprire la mia portiera quando devo risalire in auto…. che galanteria! Mentre procediamo ci fermiamo in prossimità di un gruppo di rocce variamente erose…. siamo qui per ammirare i favolosi dipinti rupestri che conquistiamo arrampicandoci sulle rocce scoscese. Le immagini rappresentano figure umane che però hanno tutta l’aria di essere dei marziani dotati di antenne e copricapi a punta. A Vanni viene il dubbio che siano stati dipinti di recente per attirare i turisti…. potrebbe essere vero, ma è anche vero che a poche migliaia di chilometri da qui ci sono le misteriose linee di Nazca ed anche alcuni bassorilievi Messicani precolombiani rappresentano uomini seduti su oggetti volanti. Arriviamo all’hotel “Mallku Cueva” di Villamar verso le cinque del pomeriggio ….. si tratta di un altro affascinante hotel sempre dello stesso proprietario. Lo spazio centrale è molto spazioso ed è così particolare da sembrare la scenografia minimalista e vagamente surreale di una pièce teatrale di avanguardia…. il generatore però non funziona e così ci adattiamo con piacere ad una serata a lume di candela. Tutte le stufe dell’hotel del quale siamo gli unici ospiti sono ricavate in barili di petrolio ossidati appoggiati in orizzontale a bassi supporti metallici, un tubo dello stesso materiale funge da canna fumaria ed una piccola apertura su uno dei cerchi del cilindro serve per caricare la stufa di legna…. bellissime! Ci avviamo verso la saletta del ristorante dove le panche di legno sono coperte da soffici pelli di pecora e tendine ricamate proteggono le vetrate da sguardi indiscreti….. il menu prevede un piatto unico a base di spaghetti …. temendo che arrivino sul tavolo scotti ed incollati mi propongo alla cuoca come aiuto e così mangiamo i primi spaghetti al dente di questo viaggio mentre fuori imperversa un temporale con tuoni e pioggia battente. La sottile ondulina di lamiera che copre il tetto amplifica il piacevole ticchettio dell’acquazzone che più tardi finirà con l’agire come un potente sonnifero. Intanto però siamo seduti al tavolo serviti da Gregorio, il factotum dell’hotel, che si è presentato in sala con un paio di guanti bianchi di cotone, la camicia bianca chiusa da un farfallino nero ed un gilet variopinto alla moda boliviana…. che buffo…. sembra uscito da un film di Ridolini!

14 Gennaio 2006

VILLAMAR

Pariamo ignari delle meraviglie che vedremo oggi ma la pista è durissima ed impieghiamo un’ora per percorrere i primi trenta chilometri al termine dei quali ci troviamo di fronte ad un vasto specchio d’acqua punteggiato da blocchi bianchi in galleggiamento che sembrano piccoli iceberg. Willy ci spiega che si tratta di una miniera a cielo aperto di Borax, ovvero acido borico in cristalli. Se ci immergessimo ne usciremmo perfettamente disinfettati invece andiamo oltre verso la meravigliosa “laguna colorada” che ci affascina per il suo colore intensamente rosa e per le centinaia di fenicotteri dello stesso colore che vi sono immersi o volano sulla sua superfice….. ampia e delimitata da basse rocce è quanto di più bello abbiamo potuto osservare finora in questo Parco Nazionale Eduardo Avaroa che sembra rimasto intatto da contaminazioni turistiche. Saliamo ancora sulla pista sassosa fino a raggiungere un’area di gaiser dove il fango ribolle e le buche rilasciano vapori ad alta pressione…. Willy scherzando mi suggerisce di fare impacchi di bellezza ma in realtà stentiamo anche ad avvicinarci a quelle bolle che minacciano ustioni di terzo grado. Il luogo è ancora molto suggestivo per le sfumature dei grigi e per la stranezza del fenomeno naturale nei pressi del quale c’è un impianto in disuso di sfruttamento del gas dell’ Eni….. sul cartello vi si legge la quota di 4879 metri! Chiudono il tour l’avvistamento di altre due lagune rese interessanti per il loro rispettivi colori… la “laguna verde” le cui acque hanno riflessi verde-turchese e la meno suggestiva “laguna blanca” e poi il meraviglioso deserto di Dalì così detto perché disseminato di grosse rocce che appoggiate sulla distesa di sabbia conferiscono al luogo valenze surreali…..è bellissimo ! Rientriamo in hotel dopo aver percorso in dieci ore 340 km all’interno del meraviglioso parco il cui ricordo conserverò per sempre…. spettacolare ed unico ne siamo sinceramente conquistati. In hotel però il generatore però è ancora rotto ed è impensabile caricare la batteria della macchina fotografica con le candele…. Willy intanto per sedare la mia arrabbiatura preannuncia la visita di incantevoli paesaggi anche nella giornata di domani…. il salar di Uyuni ci attende!

15 Gennaio 2006

VILLAMAR – SALAR DE UYUNI

L’altitudine ci da la sensazione di respirare al di sotto delle potenzialità del nostro corpo… come se non fosse la scarsità di ossigeno nell’aria che respiriamo a creare il senso di soffocamento bensì i nostri polmoni ….. come se si fossero dimezzati e per questo fossimo continuamente in carenza di ossigeno. Questa mattina poi sento dei pruriti molesti sulla testa …. spero che quell’hotel con lenzuola usate alle terme di Fiampala non mi abbia lasciato uno scomodo souvenir. Nelle farmacie di Uyuni dove andiamo alla ricerca di uno shampo adeguato il prodotto è esaurito …. in preda ad un pessimismo cosmico inizio a pensare di essere solo una delle tante vittime di questa piaga diffusa come un’epidemia su tutta la popolazione della regione. La preoccupazione lascia però presto il posto all’entusiasmo legato al nostro arrivo al Salar di Uyuni, la più grande distesa di sale del mondo che ci appare come un immenso deserto bianco i cui confini si perdono verso l’orizzonte…. non c’è nulla qui a parte qualche cumulo di sale ed il particolarissimo “Hotel del Sal” nel quale ci fermiamo. E’ stato realizzato interamente con lastre di sale compatto tagliate in parallelepipedi delle dimensioni di un mattone forato ….è tutto sale qui a parte le coperture del foyer e degli ampi corridoi, i sanitari, gli infissi ed i materassi, appoggiati comunque su uno zoccolo di sale compatto ….. e che dire dei pavimenti di sale grosso sui quali camminiamo. Sui pilastri, i muri e le cupole che coprono le camere si leggono le stratificazioni talvolta grigiastre del sale sedimentatosi negli anni…. tavoli, sedie poltrone e persino il camino sono tutti scavati in grandi blocchi così come le belle sculture che si susseguono negli ampi corridoi. In fondo a quello principale si apre la Spa con piscina, sauna e bagno turco…. inutile dire di quale materiale siano fatti ! Il colore bianco che caratterizza ogni parte dell’hotel crea nelle zone più illuminate un potente riflesso, come nel nostro bagno nel quale penso già che dovrò fare la doccia con gli occhiali da sole. Spiccano sull’uniformità cromatica i colori dei cuscini che ricoprono le poltrone e le sedie, le stufe anche qui realizzate in fusti metallici arrugginiti e le coperte blu dei letti…. anche gli asciugamani sono bianchi! Dopo un’ottima insalata ed una sigaretta partiamo diretti all’ingresso del Salar ad un centinaio di metri da qui ed eccoci improvvisamente immersi nel cielo…. essendo da poco terminata la stagione delle piogge la superficie del Salar è ricoperta da uno strato di acqua variabile dai dieci ai cinquanta centimetri che crea un particolare effetto specchio… e cosa potrebbe specchiarsi qui dove non c’è nulla se non il cielo? Ci spingiamo con Carolina dentro questo fantastico trompe l’oeil che ci proietta in un cielo totale sopra e sotto di noi…. viaggiamo così cavalcando le nuvole come su uno specchio infinito che ci fa sognare. La spia accesa del filtro ci costringe ad abbandonare troppo presto questo tour da sogno… il libretto delle istruzioni anche se in inglese parla chiaro…. il rischio è quello di rompere gli iniettori e così Vanni fa una retro clamorosa per rientrare in hotel. Mentre lui e Willy si prodigano a smontare i filtri giocando a fare i meccanici io incontro Juan che mi comunica di aver reperito la massaggiatrice che gli avevamo richiesto un paio di giorni fa quando soggiornavamo nell’altro suo hotel Jardin de Uyuni, ma non so che fare…. le attacco gli indesiderati ospiti facendomi fare un massaggio o rinuncio? Egoisticamente cedo alla tentazione e che relax! La massaggiatrice è simpatica ed un pò troppo chiacchierona ma fa una serie di apprezzamenti che mi danno una certa carica. Già che ci siamo facciamo anche una sauna nella stanzetta dove il sale della cupola si è disciolto in sottili stalagtiti poi ci sottoponiamo alla specialità della casa ovvero la sale terapia. Mi viene da ridere quando vedo Vanni disteso su una piattaforma di sale e Saturnino il cameriere che con una pala lo ricopre di sale grosso come fosse un enorme pesce da infornare con solo la testa ed i piedi che escono da quella montagnola bianca …. la pelle dopo la terapia è liscia e decongestionata ed anche i miei pruriti sembrano molto diminuiti. Consumiamo la nostra cena seduti ad un grande tavolo di sale quadrato e forato al centro nella sala da pranzo rischiarata da un paio di camini accesi e qualche candela. Seduti uno di fronte all’altro ci ritroviamo lontanissimi… la situazione mi riporta ad immagini di film nei quali la coppia è divisa da metri di tavolo ed il cameriere si sposta da un lato all’altro con una zuppiera d’argento. La zuppa di quinoa è una vera prelibatezza ed è l’unica cosa che sento di poter mangiare mentre per Vanni e Willy c’è anche una bistecca di lama. Per terminare ci viene offerta una bevanda della casa, un mix di shwepps ed un distillato d’uva che si chiama singani. La magica atmosfera ci porta a conversare a lungo di politica e del salar di Uyuni di cui Willy è espertissimo, scopriamo così che il grande tappo di sale che ricopre l’acqua del lago sottostante è composto da undici strati di spessore variabile il più superficiale dei quali è alto una decina di metri …. e poi c’è anche un aspetto leggendario legato al luogo. Secondo le antiche leggende Incas nel Salar ci sono gli ojos de Salar che inghiottivano intere carovane…. sono in realtà dei buchi nei quali sale l’acqua e che assolutamente invisibili in determinate condizioni di luce sono ancora pericolosissimi. L’auto ora è ok e domani ci aspetta un altro tour nel Salar.

16 Gennaio 2006

UYUNI – POTOSI

L’idea del banchetto che mi aspetta per colazione compare come la coscienza di esistere non appena riapro gli occhi …. la richiesta di ieri ha trovato soddisfazione nella composizione di banane e papaie che troneggiano sulla lastra di sale e sulle quali mi tuffo con l’avidità di chi non mangia frutta da troppi giorni. Poco dopo siamo di nuovo immersi nella sensazione di volare nel cielo mentre lanciamo Carolina sulla superficie a specchio del Salar, l’esperienza più bella della mia vita di viaggiatrice …. un tuffo nel cielo seduti sull’auto che viviamo intensamente, con la gioia di aver trovato un luogo così magico …. dove potrebbe succedere se non qui? Come tutte le cose belle che vorremmo non finissero mai anche questa termina troppo presto per far fronte alla necessità di trovare un rimedio agli acciacchi di Carolina che preoccupano Vanni. Approfitto della sosta in officina ad Uyuni per un sopralluogo al mercato dove trovo il quinua, il singani ed alcune pezze di tessuto rigate in colori vivaci che le donne usano come comode sacche fissate sulla schiena annodando le quattro estremità e che io immagino come tovaglie sui tavoli dei nostri amici. L’incontro casuale di Juan mi offre il piacere di aspettare Vanni e Willy condividendo un piacevole pranzetto accompagnato da chiacchiere nel baretto convenuto per l’appuntamento, ma dopo due ore non sono ancora arrivati. Li trovo all’officina da Claudio dove i tempi si dilatano ulteriormente e chissà quando raggiungeremo Potosi. Vista l’ora l’elettrauto ci scoraggia dal sistemare anche il tergicristallo e così dopo una regolata ai freni partiamo accompagnati dal sole che fa risaltare i colori del bellissimo paesaggio che ammiriamo procedendo. Willy sostituisce alla guida Vanni stremato dalle notti insonni, è un bravo driver attento e consapevole delle difficoltà delle piste che stiamo percorrendo … è la prima volta che Vanni cede ad altri senza difficoltà il volante della sua adorata Carolina e questo depone senz’altro a favore della nostra affidabile guida. Ma ecco che dopo un centinaio di chilometri inizia a piovere e tragedia delle tragedie il tergicristalli si inceppa continuamente …. mancano ancora 120 km al traguardo, il cielo è sempre più nero e la sterrata piena di curve. Il conto alla rovescia dei chilometri rimanenti indicati dalle pietre miliari inizia quando dopo una cinquantina di chilometri la situazione si fa insostenibile…. la luce insufficiente che arriva dai fanali oscurati dal fango ed il parabrezza pieno di pioggia che rende la visibilità seriamente compromessa. Disperati ricorriamo anche ad un rimedio boliviano strofinando una patata sul vetro, ma nemmeno questo risolve la situazione. Dopo quasi cinque ore di viaggio al limite delle possibilità arriviamo ormai tardi all’hotel Colonial …. proporrei Willy per la beatificazione!

17 Gennaio 2006

POTOSI

Piove qui a Potosi. Vanni e Willy sono dal meccanico per la riparazione del tergicristallo mentre io passeggio a zonzo per le strade del centro ad osservare gli edifici coloniali le cui facciate sembrano liquefarsi dilavate dalla pioggia battente. La sera finiamo col vedere Magalli nelle vesti di conduttore di un programma televisivo trasmesso da Rai International … che tristezza!

18 Gennaio 2006

POTOSI

Il taxi diretto al Seguro Universitario procede lento sulle strade allagate dalla pioggia che non accenna a diminuire, il traffico quasi bloccato fin dalla partenza dall’hotel. La meta successiva è ancora indefinita, visto il clima avverso mi fermerò solo quando fuori dai finestrini vedrò il luogo adatto per dare inizio a quella che vorrei fosse una bella passeggiata. Mi rifugio dopo pochi passi nel negozio di arte nativa, l’ associazione che aiuta le donne dell’entroterra a commercializzare i loro manufatti …. nonostante non sia facile la scelta tra quei tessuti bellissimi e di grande qualità ne esco con 670 bolivar in meno ma contenta degli acquisti e di aver con essi premiato lo zelo e la creatività di quelle signore che immagino affascinanti come queste che vedo sui marciapiedi oggi deserti con i loro cesti di frutta in vendita. La debolezza mi spinge poi verso il Café de la Plata sulla piazza principale dove l’almuerso de la tarde ( spuntino del pomeriggio ) mi rimetterà in sesto non appena i camerieri si degneranno di portarmi la mia pizzetta. Le boiserie di legno e le pareti dai colori caldi e vivaci rendono il locale particolarmente avvolgente e piacevole l’attesa che mi permette di mettere a fuoco le persone sedute agli altri tavoli. Sono quasi tutti stranieri…. un ombroso giapponese osserva il muro di fronte al quale si è seduto, alcuni piccoli gruppi di europei e poi l’ingresso di due ragazzi strepitosi che si siedono non lontano da me…. sono così intriganti che mi è quasi impossibile finire la pizzetta ormai fredda. Tra le altre cose sono rapita dal loro look… jeans tagliati al ginocchio sotto i quali si delineano gambe perfettamente modellate coperte da pantacalze semiaderenti che termina su scarponcini da trekking. Biondi e dall’aria leggermente trasandata tipica dei viaggiatori incalliti, duri ed avventurosi. L’ incontro casuale nel ristorante che anche noi abbiamo scelto per la cena mi fa pensare che anche loro prendano spunto dalla stessa guida Lonely Planet…. nonostante mi senta lusingata dal loro saluto noto che il look di questa sera non rende loro giustizia…. si fa per dire!

19 Gennaio 2006

POTOSI – LA PAZ

Nonostante i 4000 metri di quota le coccole che seguono il risveglio non sfociano in pericolosi effetti collaterali ed anzi ci predispongono a lasciare la città nel migliore dei modi spingendo al massimo la sensazione di intensa libertà che ci inebria ogni volta. La strada asfaltata e sinuosa che si insinua tra le alte montagne boliviane ci allontana da Potosi che rappresenta così come Uyuni uno dei poli boliviani del narcotraffico e del contrabbando di veicoli verso il Peru. Dopo giorni di piste la strada per La Paz è insolitamente comoda e non priva di piacevoli sorprese… prima fra tutte l’incontro dei due semidei di ieri che fermi con le loro biciclette lungo un tratto di salita particolarmente dura ci salutano con un cenno della mano mentre noi sfrecciamo a bordo di Carolina verso l’ignoto. Dopo più di 500 km percorsi tra le montagne rigogliose di vegetazione La Paz ci appare immensa ed aggrappata alle pendici di un largo canyon… dall’alto della montagna possiamo vederla in tutto il suo splendore e chissà come dev’essere bella arrivando di notte …. con le luci accese deve sembrare un enorme presepio. Subito dopo siamo risucchiati dalla ragnatela di strade caotiche ed intricate attraverso le quali raggiungiamo infine l’Hotel De Paris. Ospitato nell’edificio decò in angolo sulla piazza principale che accoglie tra gli altri gli edifici rappresentativi del governo, del parlamento e la cattedrale ottocentesca l’hotel ha riaperto oggi dopo tre anni di chiusura in occasione dell’imminente passaggio di testimone tra il presidente provvisorio ed Evo Morales da poco eletto. Le grandi sale riunioni accoglieranno giornalisti impegnati nei meeting mentre il servizio alberghiero sarà invece dedicato a noi due soli in via del tutto eccezionale grazie all’insistenza di Vanni che difficilmente considera insuperabili gli ostacoli che gli si presentano lungo il cammino…. per far leva sulla direttrice ha infatti usato il suo cavallo di battaglia ovvero lo stratagemma che sempre fa leva sul femminile…. il nostro viaggio di nozze che richiede una sede adeguata… che genio! Inganniamo l’attesa della messa a punto della nostra camera osservando il lavoro alacre degli operai intenti a ricostruire l’arredo delle zone comuni posizionando specchi e suppellettili, trasferendo sedie e sostituendo lampadine, poi finalmente entriamo nella camera spaziosa e retrò, dove comodamente in posizione orizzontale osserviamo gli alti soffitti ad almeno cinque metri da noi…. dopo pochi minuti la decisione è presa …. sfrutteremo l’occasione fino in fondo partecipando come spettatori al grande evento.

20 Gennaio 2006

LA PAZ

A zonzo per mercati e musei finiamo col soffermarci divertiti e curiosi al corner del mercato permanente dedicato alla stregoneria le cui bancarelle espongono tutti gli strumenti che possono far comodo per trasformare la cattiva sorte in un futuro di felicità e benessere. L’operazione non semplice viene svolta con l’ausilio di raccapriccianti feti di lama, serpenti e più in generale da parti di animali rinsecchiti che vediamo esposti alla rinfusa su piani di legno impolverati che ben introducono all’atmosfera sinistra del rito. Sulle mensole soprastanti sono stipate statuette votive, vassoi tematici colorati dai quali emergono dollari falsi statuette di coppie di sposi, rospi, soli splendenti, volti sorridenti e animali stilizzati …. poi ci sono i pacchetti il cui contenuto rimane misterioso ma le cui immagini stampate suggeriscono pozioni per esaltare la potenza sessuale o per favorire gli affari o un legame non ancora consolidato …. che spasso! Sul marciapiede vicino c’è un signore con cappello che legge il futuro ad una signora trepidante interpretando la posizione delle foglie di coca che getta dall’alto…. Per non precluderci un futuro di soddisfazioni facciamo anche noi un acquisto…. un paio di flaconcini da penicillina sono stati riempiti con oggetti minuscoli immersi in un liquido trasparente…. un ferro di cavallo, un dollaro mignon arrotolato, una mano e cilindri di materiale colorato…. il tappo di metallo è avvolto con lana di lama colorata …. insomma amuleti veri e propri ma in versione da viaggio! Il meraviglioso edificio decò che raggiungiamo più tardi ospita una collezione di opere contemporanee che però non riescono a competere con i virtuosismi del contenitore nel quale ogni dettaglio è sviluppato con originale eleganza nello stile che io adoro … dai lampadari ai lucernari dalle modanature alla policroma vetrata di ingresso. Squisito!Della lunga chiacchierata nel corso della quale tentiamo senza convinzione di definire alcuni punti fermi del nostro viaggio finiamo con l’apprezzare soprattutto la comoda posizione orizzontale nella camera dagli alti soffitti …. l’unica cosa che definiamo con certezza è il ristorante per la cena all’hotel Rosario dove la comida è allietata dall’accompagnamento musicale con brani tradizionali interpretati da un gruppetto di musicanti…. stiamo bene in questa bella e vivace serata… la piazza Morillo è blindata ed il taxi è costretto a fermarsi prima di raggiungere il traguardo. Centinaia di militari armati sfilano sul perimetro della piazza decorata dei ritratti in scala gigante delle figure emblematiche del governo, cantando l’inno nazionale … sono le prove generali in vista del grande giorno che vedrà riuniti ventiquattro capi di stato ed il nuovo presidente boliviano nel vicinissimo palazzo del governo…. è molto emozionante essere immersi nell’entusiasmo dei boliviani che assistono felici ai preparativi del grande giorno che incoronerà l’amato presidente.

21 Gennaio 2006

LA PAZ – COPACABANA

Considerando sufficienti le prove generali di ieri sera ripartiamo lasciando il centro di La Paz oppresso dal cielo grigio e da una fastidiosa pioggerellina che rende ancora più squallida la periferia degradata e fangosa. Allontanandoci dalla capitale le nuvole si diradano ed il sole finisce col prevalere illuminando l’acqua blu del lago Titicaca. Il nostro obiettivo è Copacabana, il paese boliviano più pittoresco che si affaccia sul lago e di fronte al quale si sviluppa l’unica spiaggia rimasta alla Bolivia dopo aver perduto l’accesso al mare conteso con il Perù. Per arrivare saliamo con Carolina su una chiatta di legno che procede lenta verso il lato opposto dello stretto ed il cui pilota ci chiede cinque boliviani in più come offerta, sono tanti gli uomini ed i bambini che chiedono l’elemosina per le strade…. provo sentimenti contrastanti nei loro confronti fluttuanti dalla compassione al disagio di fronte all’umiliazione continua alla quale si sottopongono chiedendo la carità ed una forte rabbia quando vediamo che quei padri incoraggiano i loro figli a fare altrettanto… con l’inseparabile ciotola si avvicinano alle auto implorando che qualcuno la riempia… sono sporchi e disperati, verrebbe voglia di adottarli tutti. Planiamo infine all’hotel Rosario, un tre stelle dignitoso che si affaccia sul lago blu…. la giornata è agli sgoccioli e noi ci tuffiamo sul nostro lettone.

22 Gennaio 2006

COPACABANA

La luce forte filtra dalle finestre della camera sfiorando i nostri visi fino a svegliarci…. deve esserci un bel sole splendente là fuori. Dopo l’amore ed una colazione abbondante a base di frutta succosa e saporita usciamo diretti alla cattedrale in stile moresco di fronte alla quale si sta svolgendo la suggestiva benedizione delle auto. Auto e camion nuovi e vecchi tutti addobbati di fiori colorati sono fermi nella piazza prospiciente in attesa della benedizione da parte del prete che vi si muove aspergendoli con acqua benedetta ed un fiore rosso che muove nel classico movimento della benedizione. Segue a breve distanza la pittoresca e verace benedizione pagana che vede un gruppetto di “stregoni” muniti di piccoli bracieri che diffondono nell’aria un fantastico profumo di incenso, spruzzare sulle auto il contenuto di numerose bottiglie di birra preventivamente agitate. Attorno a loro tutta la famiglia festeggia bevendo senza dimenticare l’offerta di qualche goccia alla Pachamama, la madre terra simbolo di fertilità e di vita. La lunga passeggiata che segue ci vede arrivare alla spiaggia dove intere famiglie sono raccolte attorno a radioline sintonizzate sulla cerimonia di investitura del nuovo presidente Evo Morales …. intanto i bambini giocano lontani sulle giostre spinte a mano da anziane signore in bombetta e gruppetti di donne vestite di lunghe sottane chiacchierano allegramente, le trecce di capelli corvini immancabilmente legate al centro delle loro schiene. Piccoli carretti offrono in vendita il pranzo domenicale mentre lama ed alpaca sfilano per qualche foto a pagamento. L’aria è frizzante qui sul bagnasciuga dove anche noi ci siamo seduti tra i rifiuti lasciati tempo fa da qualche famigliola… l’appetito solletica la nostra curiosità e così finiamo con l’assaggiare alcune leccornie del luogo tra cui i maccheroni fritti e zuccherati ed enormi dolciastri pop corn provenienti dai carretti. Rientriamo lentamente in hotel…. non affaticarsi, mangiare poco e dormire separati sono i tre precetti per sopravvivere a 4000 metri di altitudine! Incollati alla tv seguiamo le celebrazioni …. sulla scia dell’entusiasmo dei boliviani per il nuovo presidente finiamo col sentirci partecipi del grande evento quasi come se anche noi lo avessimo votato…. siamo commossi, finalmente un presidente indio che si batterà per restituire dignità al suo popolo…. un passaporto per tutti sarà solo l’inizio di una serie di iniziative volte al rispetto dell’individuo anche se umile ed indigente.


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