11 Giugno 2009

SARAJEVO – KRALJEVO

Lasciamo Sarajevo con opinioni piuttosto discordanti…..Vanni si aspettava di più, soprattutto da un punto di vista squisitamente estetico. In fondo è stata la capitale di una colonia dell’impero austro-ungarico le cui tracce nel tessuto urbano risultano piuttosto rarefatte. Io invece che non mi aspettavo nulla sono rimasta positivamente colpita dal clima rilassato e dai sorrisi della gente che appena quindici anni fa usciva da una guerra feroce e da un assedio durato tre anni. Partiamo diretti al confine serbo che si materializza nella cittadina di Visegrad a circa 120 km da Sarajevo….poi secondo i nostri piani proseguiremo attraversando Kraljevo e Krusevac dove vedremo alcune belle chiese bizantine e ci fermeremo per la notte a Nis, sulla strada verso la Macedonia alla quale dedicheremo i prossimi giorni. La strada serpeggiante verso il confine ci regala scorci meravigliosi con rocce a picco sul fiume Praca e laghi dall’acqua così azzurra da farci sembrare piuttosto all’Agua Azul del Chapas. Circondati dai giganti ricoperti di vegetazione verdissima, che svettano alti sopra di noi, ne osserviamo le curve morbide che si susseguono a perdita d’occhio. Molte le gallerie, buie e senza catarifrangenti a suggerire la direzione da seguire, che proprio per la loro profonda oscurità mi fanno venire una certa claustrofobia….mentre Vanni sembra seduto sul trono quando lo guardo con la coda dell’occhio, accanto a me …..anzi oggi è in gran forma, di nuovo al volante di Asia. La bellezza del paesaggio va scemando oltre il confine serbo, dove le colline si fanno più morbide fin quasi a scomparire all’orizzonte e dove ad un maggiore sviluppo è seguito anche un certo degrado ambientale. Anche qui non mancano le signore in gonna lunga e fazzoletto in testa chine sulle loro zappe intente a curare i campi, ma i paesi che incontriamo sono sempre più anonimi e non offrono nulla di piacevole alla vista. Aumentano invece le aree artigianali ed industriali in un susseguirsi di anonimi capannoni. I tesori non mancano, sembrano piuttosto ben nascosti….lungo la strada vediamo cartelloni che segnalano gli edifici storici della zona con tanto di immagini esplicative ed i chilometri che si devono percorrere per raggiungerli. Fieri del loro patrimonio storico, i serbi giustamente lo rendono accessibile. Dopo quasi cinque ore di marcia con poche soste ci concediamo la visita di un paio di monasteri che raggiungiamo con una breve deviazione di 8 km in verticale sulla collina. Il primo che raggiungiamo attraverso la stretta stradina asfaltata è il Monastero di Sretenje dove un paio di monaci dalla lunga barba e vestiti di un saio nero stanno lavorando alla costruzione di un fienile fuori dalle mura che racchiudono il piccolo monastero e la chiesetta. Accompagnata dall’indifferenza totale dei monaci, mi dirigo a passo spedito verso il portone di legno che costituisce l’accesso al complesso. Giro la maniglia ed entro nel giardino curato che circonda la chiesa e sul quale si affacciano gli edifici colorati e nei diversi stili che ospitano i monaci e le suore….tutti rigorosamente cristiani ortodossi. La chiesetta è piccola e dall’esterno si intuisce che abbia una sola navata senza transetto. Una torre quadrata si erge in corrispondenza dell’ingresso mentre sul lato opposto il volume scatolare termina con un abside poligonale. E’ tutta rigorosamente intonacata e dipinta di bianco, cosicché spicca sugli altri edifici colorati di giallo o in pietra a vista e sul prato con aiuole fiorite. Una suora esce da una porta e mi si avvicina…..parla solo la sua incomprensibile lingua madre, è giovane ed ha l’aria accomodante. Le indico a gesti che vorrei entrare all’interno della chiesa…..mi fa cenno di aspettare poi esce dalla chiesetta porgendomi un pareo arricciato che devo indossare sopra i pantaloni. Il tesoro che mi si spalanca entrando è costituito da una serie di affreschi antichi che ricoprono interamente le pareti dei due ambienti che costituiscono l’interno separati da un’arcata. Gli affreschi hanno colori cupi e ritraggono gli apostoli, il cristo ed altre figure legate al culto….ricoprono ogni cm quadrato di intonaco, compresi gli intradossi degli archi e le cupole che articolano la volumetria interna. Dopo un istante mi raggiunge Vanni che, come me, rimane incantato dalla bellezza delle immagini dipinte e dall’atmosfera magica che permea questo interno. Inutile ogni tentativo di chiedere delucidazioni alla suora circa l’epoca di realizzazione dei decori interni…proprio non c’è modo di capirsi ! Acquistiamo con due euro un paio di candele che accendiamo sotto la piccola tettoia antistante l’ingresso. Proseguiamo il nostro viaggio percorrendo a ritroso l’ultimo tratto della stradina e deviando poi per raggiungere il secondo antico monumento della zona…..il monastero di Trojica, anch’esso protetto da una piccola cinta muraria in pietra che accoglie al suo interno gli edifici monastici e la chiesetta anch’essa di pietra a vista e dalla volumetria leggermente più articolata di quella appena visitata. Al volume dell’unica navata si interseca un transetto appena accennato. sopra l’incrocio dei volumi ortogonali un tamburo circolare ospita una serie di finestre che illuminano l’interno tutto intonacato e dipinto di bianco. Nessun affresco, ma immagini sacre dipinte su tela ed appese alla parete di fondo….il muro sacro delle chiese ortodosse. Il frate barbuto che ci ha accompagnati all’interno e che mi ha fatto indossare il gonnellone, ci spiega che l’edificio risale al XIV secolo. Intuendo che siamo delusi per l’ assoluta mancanza di affreschi ci accompagna nella piccola e recente chiesetta interamente rivestita di immagini a colori squillanti eseguite ottanta anni fa da un monaco greco. Ci offre un bicchiere di acqua ed un dolcetto, quindi gentilmente si congeda da noi. Sono già le cinque del pomeriggio quando raggiungiamo Kraljevo …..troppo tardi per la visita al famoso monastero di Studenica che si trova ad una cinquantina di chilometri da qui. Decidiamo di fermarci per la notte nel centro abitato piuttosto dozzinale presso l’hotel Royal che raggiungiamo seguendo un taxi. Ceniamo benissimo al ristorante Zeneva, a qualche centinaio di metri dall’hotel. Stiamo benissimo nella terrazza sul fiume….la temperatura è perfetta ed il cibo appetitoso….certo le porzioni sono eccessivamente abbondanti. Deve trattarsi di una tradizione locale, così come le pietanze che scegliamo.


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